Verrà il giorno in cui la Corte dei Miracoli che governa la Regione dovrà rendere conto di tutte le spese fatte in questi venti mesi per fronteggiare il Covid. Spese imposte dall’emergenza, certo, ma spesso – troppo spesso – dosate con il criterio che le consorterie spagnole chiamavano “de la corda longa”: quella utilizzata dal potere politico per favorire gli amici, i leccaculisti, i galoppini dei territori che potranno più facilmente garantire un voto di consenso. Pensate, hanno lottizzato persino i cartelli che da qualche giorno martellano sull’opinione pubblica per convincere i resistenti a vaccinarsi. E allora diciamolo: neanche la Napoli dei Gava e di Achille Lauro, al tempo del colera, riuscì a trasformare l’emergenza sanitaria in una via traversa del clientelismo elettorale. La Sicilia dei bulli e dei balilla, dei nani e delle ballerine sì, c’è riuscita.