Le fonti ufficiali non dicono quanti sfortunati automobilisti sono rimasti impigliati ieri nelle forche caudine di Altavilla e Bagheria lungo l’autostrada Palermo-Catania. Si limitano a puntualizzare che la coda del rientro ha sfiorato i venti chilometri. Facile immaginare le imprecazioni che in quelle ore di calvario sono volate al cielo. Ed è altrettanto facile prevedere che alle emergenze già in calendario per la prossima estate – siccità e sanità – bisogna aggiungerne un’altra: la viabilità. Al tempo dell’antimafia chiodata un sindaco fanatico, affiancato da un gesuita forcaiolo, sognava di trasformare Palermo in un grande Ucciardone. Quel sogno malsano si è in parte avverato. Oggi da questa città non si esce. Si evade. E il rientro è un’avventura ancora più improba: dopo le forche di Altavilla e Bagheria bisogna superare un terzo supplizio: Ponte Corleone.
