Il rito si ripete ad ogni anniversario. Con l’approssimarsi del 23 maggio Salvatore Borsellino, fratello del giudice assassinato in via D’Amelio, ha intrecciato anche quest’anno la puntuale polemica con Maria Falcone, la sorella del giudice massacrato nell’attentato di Capaci. Il più duro tra i duri le contesta inaccettabili e cerimoniose morbidezze verso il potere e respinge ogni appello al silenzio e al raccoglimento. In sintesi: lui sostiene che il sangue delle vittime ha ancora bisogno di verità e giustizia: “Non taceremo”; mentre lei afferma che la memoria ha bisogno di riflessione e non di strumentalizzazioni: “Nessuno vuole nascondere verità scomode né spegnere voci legittime”. Ne è scaturita la solita baruffa chiassosa che le cronache più smaliziate catalogano ormai come “Le idi di maggio”. E’ l’antimafia, bellezza! Sempre più stanca, sempre più noiosa.