Sono stati bocciati e delegittimati, ma sono ancora lì, nel cortile di Palazzo d’Orleans che trescano con amici e caporioni, che inventano nuovi carrozzoni clientelari, che tentano di rubacchiare altri soldi della Regione, che reclutano nuovi galoppini. Prendete il Balilla, l’uomo che con la banalissima scusa di promuovere il turismo ha sprecato milioni e milioni di euro in “stampa e comunicazione”, che ha trasformato l’Orchestra sinfonica siciliana in una privativa e che dava del “suca” a chi malauguratamente dissentiva dalle sue scempiaggini: prima di lasciare il trono fosforescente di via Notarbartolo ha pensato bene di creare un’Agenzia regionale dal nome pretenzioso: “Sicilia Live”. Un’agenzia autonoma che avrà come obiettivo primario quello di incentivare e finanziare gli spettacoli dal vivo; e che ovviamente avrà un suo bilancio e un suo consiglio di amministrazione o, meglio ancora, un commissario che per la gioia e la fortuna del Balilla medesimo resterà in carica almeno tre anni come quel Nicola Tarantino che da un tempo indeterminato governa, in nome e per conto dell’assessore, non solo l’Orchestra sinfonica ma anche la “Sicilia film commission”, la struttura burocratica che valuta i copioni e stabilisce le sovvenzioni da concedere ai produttori cinematografici.

Se Nello Musumeci non fosse il timido amministratore del condominio di Palazzo d’Orleans avrebbe già richiamato il Balilla alla decenza e avrebbe già ritirato le deleghe al Bullo, transitato come tutti i traditori e con la sua piccola banda di disperati agrigentini, sull’altra sponda dal fiume. Ma il Governatore – lo sanno pure le pietre – più che un timido è un pavido. Per cinque anni ha mostrato nei confronti dei suoi assessori più spregiudicati solo sudditanza. Ora, per guadagnarsi in extremis un minimo di credibilità anche nei confronti della Meloni e degli altri alleati di centrodestra, potrebbe cacciarli via dal cortile, come si fa con le galline moleste. Ma, naturalmente, se ne guarda bene.