Forza Italia ha due nuovi innesti: il sindaco di Ragusa Giuseppe Cassì (che si era professato civico per vocazione e, nella sua città, mantiene FdI debitamente all’opposizione); e l’ex segretario regionale della Lega, Nino Minardo. L’adesione ai berluscones, rimasti orfani del Cav. ma lanciatissimi nella campagna acquisti (nonostante al timone ci sia Tajani e non Galliani, come accadde al Milan dei tempi d’oro), sembra la moda dell’estate. Lo stesso Minardo ha preannunciato altri “colpi” nella Sicilia sud-orientale, mentre Giuseppe Castiglione – che si era trasferito armi e bagagli da Azione a maggio ’24 – è appena stato nominato capogruppo azzurro in commissione Agricoltura, alla Camera.

Corsi e ricorsi storici. Ma gli effetti a sorpresa non sono finiti. Perché si fa un gran vocio, ad esempio, della partecipazione di Totò Cuffaro (assieme a Renato Schifani), agli Stati generali della Lega, organizzati in occasione dell’ultima visita di Salvini. Il segretario della Democrazia Cristiana, già alcuni mesi fa, aveva smentito i contatti col Carroccio. Ma ora le voci diventano insistenti e provengono da Roma: sembra che l’accordo scorra su un doppio binario. Cuffaro – forte del 6,5% alle ultime Regionali – potrebbe garantire alla Lega qualche parlamentare all’Ars, ma si aspetta in cambio un cenno di riconoscenza alle Politiche, dove la DC – da sola – non potrebbe aggiudicarsi alcun seggio.

Stare insieme conviene, anche se i precedenti per Salvini non sono granché. Per due volte, infatti, è naufragato sul più bello l’accordo con gli Autonomisti di Raffaele Lombardo, che alla fine ha trovato la forza per federarsi proprio con Forza Italia (ancor prima di fondare Grande Sicilia, e annettere Micciché e Lagalla). Salvini, adesso, ha tante carte in mano: è lui, ad esempio, l’ispiratore del Ponte sullo Stretto, i cui cantieri dovrebbero partire a breve; ed è sempre lui, il Capitano, a poter puntare su un cavallo di razza come Luca Sammartino. L’ex assessore all’Agricoltura, costretto a un giro in panchina da un’inchiesta giudiziaria, conosce bene le porte girevoli della politica (essendo passato da Pd e Italia Viva), ma sa anche muoversi nel sottobosco e tessere trame: con Cuffaro i rapporti sono idilliaci.

Chissà che il prossimo matrimonio – dopo il rifiuto aperto di Tajani (per “colpa” della Chinnici) – non possa essere proprio con la Lega. Intanto la DC è una forza attrattiva. L’ultimo acquisto è stato il patriota Carlo Auteri, che se n’era andato da Fratelli d’Italia dopo essere entrato in rotta di collisione con il collega di collegio Luca Cannata. Auteri aveva persino resistito allo scandalo dei fondi pubblici dirottati, in Finanziaria, alle associazioni gestite da familiari (l’unico effetto collaterale – non banale – era stato il commissariamento del partito, affidato a Luca Sbardella). Ma nulla ha potuto di fronte alla guerrilla urbana con l’ex sindaco di Avola: così gli si sono spalancate le porte della Dc (sebbene Cuffaro gli abbia imposto un codice etico da rispettare).

L’ultima suggestione – e qui il codice etico andrebbe declinato ulteriormente – fa riferimento a Gaetano Galvagno, l’enfant prodige della politica siciliana, marchiato a vita dall’inchiesta per corruzione della Procura di Palermo. L’ipotesi di una sua adesione alla Democrazia Cristiana, rilanciata da Repubblica, per il momento non gode di basi solide. Anche se la presenza di domenica scorsa al matrimonio del figlio dell’ex governatore, Raffaele, suona come un indizio. Galvagno, per partecipare alle nozze di San Michele di Ganziria, ha disertato le celebrazioni dell’anniversario di Paolo Borsellino: un’assenza richiesta, peraltro, dai vertici del suo partito per evitare facili imbarazzi. Di fronte ai probiviri si chiarirà (forse) il destino suo e dell’assessore Amata. L’obiettivo di FdI è evitare a entrambi una sovraesposizione, ma il danno è fatto.

La Democrazia Cristiana rimane sullo sfondo, con fare attendista. Forza Italia, invece, non si nasconde. L’adesione del sindaco di Ragusa è stata benedetta direttamente dal segretario nazionale e vicepremier, Antonio Tajani: la fase di consultazione con la segreteria provinciale, che poteva presentare qualche ostacolo di opportunità, è stata volutamente evitata. Anche Caruso, in veste di coordinatore regionale, ha partecipato al momento solenne: “Sempre più Forza Italia si dimostra una realtà in grado di attrarre e valorizzare competenze, persone appassionate e legate alle proprie comunità, la cui storia ne dimostra il valore”. Mentre per Minardo si tratta di un ritorno dopo l’esperienza leghista un po’ in ombra, che ha preso una piega ben precisa da quando Sammartino è entrato nell’orbita del partito (anche in quel caso, come Cassì a FI, senza passare da pre-selezioni di sorta). I grandi riposizionamenti, in vista delle prossime scadenze elettorali, sono appena cominciati: il 2027 è l’anno dei verdetti, fino a quale momento la principale attrazione saranno i cambi di casacca. E non è detto che non ce ne scappi qualcuno di davvero clamoroso.