“I sindaci ci chiedono come pagare i tecnici per partecipare ai bandi e accedere ai fondi comunitari; la Regione, nonostante gli sforzi compiuti negli ultimi anni, non ha ancora recuperato il gap. Serve un momento di formazione per conoscere le regole e, soprattutto, gli strumenti per poter usufruire delle grandi risorse messe a disposizione dall’Europa”. Parola di Annalisa Tardino, europarlamentare della Lega, che, per il prossimo fine settimana, ha organizzato a Palermo un seminario di approfondimento per gli amministratori locali, intitolato “Fondi Ue: una svolta per il Sud”. “Questo è rivolto alla Sicilia occidentale, ma entro la fine dell’anno, o all’inizio del prossimo, proporremo lo stesso format per quella orientale – spiega l’eurodeputata –. Dobbiamo andare oltre l’informazione, che fin qui il mio ufficio ha cercato di garantire in modo capillare, anche attraverso una newsletter mensile, a tutte le istituzioni del territorio. Ora bisogna formare”.

Ad introdurre i lavori sarà Matteo Salvini, segretario federale del Carroccio, “sempre attento alle esigenze del territorio e del Sud”, ma la Tardino ci tiene a specificare che è “un evento aperto agli amministratori di tutti gli schieramenti, organizzato assieme al gruppo parlamentare di Identità e Democrazia, di cui io faccio parte assieme alla delegazione della Lega”. Ci saranno sindaci, assessori, consiglieri comunali (nei limiti previsti dalle normative anti-Covid). Ma soprattutto un parterre composto da dirigenti e funzionari europei, nonché esperti del settore della progettazione: a partire da Willibrordus Sluijters, della direzione generale della politica regionale e urbana della Commissione europea; passando per Alessandra Augusto, dirigente dell’Agenzia della coesione territoriale. Fra i relatori anche Federico Lasco, dirigente generale del dipartimento Programmazione della Regione siciliana. “Bisogna colmare il divario – spiega la Tardino – fra le competenze degli amministratori e le esigenze tecniche utili ad affrontare il mandato affidato loro dai cittadini. Che oggi ha una prospettiva non più locale o regionale, ma europea”.

Facile a dirsi, difficilissimo a farsi. I Comuni scontano una carenza di personale atavica.

“I sindaci, specie quelli dei Comuni più piccoli, lamentano l’inadeguatezza del proprio Ufficio tecnico, dove – se va bene – è presente un solo ingegnere. Partecipare a un bando europeo significherebbe dover accantonare l’ordinario: e nessuno se lo può permettere. Di questo parleremo sabato a Palermo. Anche gli Uffici Europa, tanto decantati, difficilmente riescono a incidere. Più in generale, credo che le istituzioni scolastiche dovrebbero introdurre dei corsi di studio per dare la possibilità ai ragazzi degli istituti tecnici e superiori di formarsi nel campo della progettazione europea”.

L’evento è diviso in quattro panel.

“Nel primo parleremo dei finanziamenti diretti e della necessità di fare rete per internazionalizzare il territorio; nel secondo ci occuperemo di politica di coesione, con un focus sui fondi strutturali e d’investimento; il terzo è legato all’ambiente, ai trasporti e alle energie sostenibili, con le relative opportunità di crescita. Questi sono i canali “tradizionali”. Domenica mattina, invece, approfondiremo il tema del Pnrr, del Recovery Fund e del Next Generation Eu. Cioè le sfide del futuro. Sarà un panel tecnico, in cui parleremo in maniera oggettiva delle difficoltà della nostra Regione e delle prospettive. I problemi decennali non si risolvono in una legislatura, ma dobbiamo essere certi di fare il massimo affinché non ci sia uno spreco di queste risorse”.

La Regione siciliana sconta storicamente un handicap sulla capacità di spesa. In riferimento alla programmazione 2014-20, soltanto il 38% dei fondi è stato utilizzato. Perché?

“A questa domanda potrà rispondere direttamente il dott. Lasco. Credo ci sia un problema di formazione della pubblica amministrazione: le competenze dei funzionari non coincidono con le esigenze della fase storica che stiamo attraversando. Non c’è mai stato un rinnovo della classe dirigente siciliana. Leggo in questi giorni che grazie ai fondi del Pnrr ci saranno nuove assunzioni. Ecco, il seminario agisce in questa prospettiva: formare significa proporre un cambio di passo finalmente serio. Non ci possiamo permettere di perdere la grande opportunità del Recovery, o di avere risposte negative come è successo di recente coi progetti sulle opere irrigue presentati a Roma”.

Lei è una palermitana adottiva, pur essendo originaria di Licata. Come vive il dibattito sul futuro della città?

“Vivo a Palermo dal ’98, l’ho scelta. E questo lo ritengo un plus valore, dal momento che ho deciso di restarci. Ho preso casa nel centro storico, e la prima cosa che vedo fuori dalla finestra è l’oratorio di San Salvatore, uno dei pochi esemplari in Italia a pianta circolare. Questo per dirle che ritengo Palermo una delle città più belle in assoluto. Proprio per questo mi fa male assistere al degrado, alla sporcizia, alla follia dei trasporti in cui è piombata la città. I turisti arrivano, ma ho difficoltà a capire il perché, visti i disservizi. Molti cittadini si erano lasciati illudere da Orlando, che il sindaco diceva di saperlo fare. C’ero cascata anch’io, ma adesso siamo stanchi. Ai palermitani piacerebbe vivere in una città pulita”.

Ha parlato di trasporti. E’ tornata la Ztl notturna, assieme a quella diurna. C’è un piano articolato di pedonalizzazioni. Cos’è che non va?

“Non ho mai criticato la presenza della Ztl in centro storico, perché tutte le città d’Europa ce l’hanno: è corretto che di fronte alla cattedrale non passino macchine. Ciò non significa che tutto quello che ha fatto l’assessore ai Trasporti, Giusto Catania, sia corretto. Sono state introdotte una serie di pedonalizzazioni senza criterio e senza alternative. Se pedonalizzi tutto il centro devi trovare altre vie su cui far confluire il traffico. E poi mancano i mezzi di trasporto pubblico. In questo modo si danneggiano i cittadini, i commercianti, la vita sociale. Per spostarsi da corso Vittorio Emanuele a via Notarbartolo è una follia. Oggi il sindaco e la sinistra parlano di Green Deal e rispetto dell’ambiente, ma non riescono ad applicare questi principi né sotto il profilo dei trasporti, tanto meno dei rifiuti. Ci sono discariche ovunque. La città è allo sbaraglio”.

La vostra coalizione sta cercando di esprimere un candidato per la successione di Orlando, ma trovare la quadra si sta rivelando più difficile del previsto.

“Credo sia necessario partire dalle persone e dalle competenze. Il centrodestra non deve commettere l’errore di pensare che chiunque si proponga al posto di Orlando – solo perché Orlando è l’artefice dello sfascio – vincerà le elezioni. Serve un candidato giovane, con voglia di fare, che sia capace e competente. E poi bisogna rimanere uniti. Non ci possono essere 8-10 proposte solo all’interno del centrodestra. Bisogna scegliere il candidato non perché è vicino al leader politico più influente, ma perché è il migliore. Solo in questo modo possiamo vincere le elezioni e, in seguito, pensare di governare”.

Ci sono in lizza la Caronia e la Varchi, oltre alla sua ex collega di gruppo a Bruxelles, Francesca Donato. E’ giunto il momento di un sindaco donna?

“La distinzione fra uomo e donna, in questo contesto, non la trovo utile. Io sono contro le ‘quote rose’ e credo che le donne vadano valutate allo stesso modo degli uomini: cioè per quello che hanno dimostrato di saper fare ognuna nel proprio ambito. Poi, dal momento che le donne trovano notoriamente più difficoltà nel fare politica, sarebbe un bel segnale che proprio a Palermo venisse scelta una donna anziché un uomo. Ma purché sia brava e competente, non per una mera questione di genere”.