All’assessorato alla Salute è tornato l’allarme: le liste d’attesa sono riesplose. Il monitoraggio aggiornato – sollecitato direttamente da Renato Schifani – fotografa una sanità ferma. O peggio: in coma. Ci sono circa 200 mila prestazioni “pendenti” tra visite specialistiche, esami diagnostici e ricoveri. L’assessore Daniela Faraoni ha convocato a Palermo i direttori generali di Asp e ospedali per l’ennesimo vertice straordinario. Ma davvero può bastare una riunione per risolvere un problema che si trascina da trent’anni?
Sul tavolo c’è un dossier sconfortante: nonostante le iniezioni straordinarie di fondi statali – 48 milioni nel 2023 e 41 nel 2024 – i tempi di attesa sono tornati quasi ai livelli del 2022. Allora c’erano 90 mila ricoveri sospesi e 140 mila visite non ancora eseguite. Numeri da capogiro, che portarono al varo di un piano straordinario. Ma i soldi sono finiti, e l’emergenza si è ripresentata come un’influenza d’inverno. Il problema? Stavolta non ci sono tesoretti. Niente risorse per dirottare i pazienti nel privato, né rimborsi per chi è costretto a farlo da solo. Le agende esplodono, i centralini si fondono. I malati, quelli veri, aspettano. O si arrendono.
A Palazzo d’Orléans, intanto, si ricorda che nei contratti dei manager è scritto nero su bianco: il fallimento nella riduzione delle liste può determinare la decadenza dell’incarico. Schifani ha chiesto verifiche immediate. Ma anche i vertici delle Aziende, spesso scelti con logiche più politiche che meritocratiche, si trovano a guidare una macchina arrugginita, priva di strumenti e personale. E con un’intramoenia che, per molti medici, resta ben più appetibile del pubblico.
L’assessore Faraoni ha promesso di rimettere in moto il sistema. Ma per ora si limita a convocare riunioni. E non mancano neppure i vuoti di governance: l’Asp di Palermo è senza guida da gennaio, dopo l’addio della stessa Faraoni. “Non sono selezioni semplici – ha spiegato Schifani a Live Sicilia – anche perché i dirigenti migliori risultano già impegnati. Ma troveremo una guida all’altezza”. Anche a Trapani, dopo le dimissioni di Ferdinando Croce (travolto dallo scandalo dei referti istologici), manca il Direttore generale.
Schifani accarezza l’idea di uscire dal Piano di rientro, in vigore da 18 anni. Ma prima deve dimostrare al Ministero che le performance delle Aziende sono all’altezza. Solo così si potrà tornare a investire in sanità, evitando deroghe e forzature come quella che ha consentito all’Ars di destinare 15 milioni ai convenzionati, per compensare le perdite causate dal nuovo tariffario. Alcune sigle continuano a protestare, ma la maggioranza ha già ringraziato Schifani e Iacolino per lo sforzo.
Nel frattempo, le opposizioni si preparano a scendere in piazza. Domenica pomeriggio, a Palermo, si terrà la manifestazione “Sanità X tutti”. In testa al corteo ci sarà Giuseppe Conte, da piazza del Parlamento a piazza Bologni. Sul palco, dalle 17 in poi, interverranno politici, medici, pazienti e cittadini. Una sfilata di testimonianze contro lo sfascio della sanità siciliana, denunciato da M5S, Cgil, Pd, Avs, Psi e numerose associazioni. «Siamo tornati ai livelli drammatici di due anni fa – attaccano i 5 Stelle Nuccio Di Paola e Antonio De Luca – I direttori generali che non hanno saputo abbattere le liste vanno rimossi. È previsto nei contratti. Basta chiacchiere: va applicata subito la legge del 1998 che garantisce ai cittadini il diritto ad accedere gratuitamente al privato o all’intramoenia, se il pubblico non rispetta i tempi. E in caso di esenzione, niente ticket».
Il riferimento è al decreto legislativo 124 del 1998, rimasto inattuato per oltre vent’anni. Prevede il cosiddetto “accesso alternativo”, ma solo se il cittadino dimostra che la prestazione non è disponibile in tutta la Sicilia. Impresa quasi impossibile, visto che i CUP non rilasciano attestazioni formali e che la procedura di rimborso scoraggia anche i più tenaci. Il M5S ha già depositato una mozione per semplificare l’iter e avviare una campagna informativa capillare. Perché pochi conoscono i propri diritti. E chi li conosce, spesso li abbandona per stanchezza.
Conte ha ufficializzato la sua presenza a Palermo, accusando anche il governo Meloni: «Il decreto nazionale sulle liste d’attesa, sbandierato ovunque, si è trasformato in uno scontro tra Regioni e Palazzo Chigi. Annunci vuoti. Servono investimenti veri. E basta nomine politiche: hanno prodotto solo disastri». Intanto la Sicilia sprofonda: otto mesi per un referto istologico. Interventi rinviati di un anno (come a Siracusa, dove il dem Antonio Nicita ha chiesto un’ispezione). Visite mai fissate, personale in fuga, reparti chiusi per mancanza di medici. La riorganizzazione promessa da Schifani e Faraoni non è ancora partita. E il tempo scorre. La pazienza si consuma. Resta solo il corteo. E la speranza che, almeno stavolta, la piazza faccia rumore.