I vaccini mettono in imbarazzo il centrodestra lombardo, o almeno così si è portati a credere fermandosi a una prima lettura dei fatti. Ieri, 4 novembre, nel tardo pomeriggio il Consiglio regionale ha approvato un testo che chiede alla giunta guidata da Attilio Fontana di considerare – leggasi: validare – l’opportunità di rimuovere dall’incarico Federica Picchi (Fratelli d’Italia), sottosegretaria allo Sport e Giovani. Dettata da alcune uscite critiche di Picchi sui vaccini, la mozione, presentata dal capogruppo Pd Pierfrancesco Majorino, è passata grazie a 19 franchi tiratori annidati tra i banchi della maggioranza. Ma sotto la patina di beghe legate a ragioni di decenza politica – Forza Italia è incensurabilmente pro-vaccini e mal digerisce, anche a livello nazionale, le sparate sul tema dei Fratelli e dei leghisti – si nasconderebbe un brutto mostro a due teste: una è quello dello scontro tra alleati, una quello dello scontro interno al partito di Giorgia Meloni.
Andiamo con ordine. A far finire Picchi nel mirino del Partito democratico era stata la condivisione sui social di alcuni contenuti no-vax. Per esempio, aveva rilanciato un video del segretario di Stato alla Salute della Casa Bianca, Robert F. Kennedy, in cui si criticava il crescente numero di vaccinazioni infantili e in cui si suggeriva un possibile legame tra autismo nei bambini e farmaci e vaccini assunti dalle madri durante la gravidanza. Posizioni anti-scientifiche che non sono piaciute ai dem, che hanno subito colto la palla al balzo per mettere in imbarazzo Picchi e la maggioranza e chiedere la sua rimozione.
Anche se parla chiaro – 44 favorevoli e 23 contrari – il voto di ieri non ha effetto pratico: a decidere dovrà essere il governatore Fontana. Ma al Pirellone, dove pure si è preso atto dell’indicazione del Consiglio, per ora si prende tempo. “Rimuovere una sottosegretaria così costituirebbe un precedente che rischia poi di trasformare il Consiglio in una guerra tra bande e vorremmo evitarlo”, dice una fonte ad HuffPost. La speranza, da quanto filtra, sembra essere quella che a trarre d’impiccio Fontana sia infine la stessa Picchi, presentando le dimissioni. Sollevare la sottosegretaria dall’incarico, infatti, rischierebbe di acuire le tensioni tra la Lega, il partito del governatore, e FdI in una Regione dove le due squadre sono già quasi ai ferri corti. Nel 2028 la Lombardia va al voto e i meloniani vorrebbero esprimere il candidato del centrodestra, ma la Lega fa muro. Per questo, secondo i meloniani, alcuni franchi tiratori del voto di ieri sono da cercare, oltre che in Forza Italia, anche nella Lega. “Quando c’è il voto segreto, andiamo sempre sotto”, lamenta un esponente di FdI. “Se continuiamo con gli sgambetti, arriviamo alle elezioni azzoppati. Questi giochetti danneggiano tutta la coalizione”.
Più che lo scontro tra gli alleati, però, il vero tema che si nasconde dietro a tutta la vicenda sembra essere la guerra interna a Fratelli d’Italia, in cui Picchi sarebbe solo una pedina e la tiritera sulle sue posizioni no-vax un semplice pretesto. Ovviamente, i meloniani fanno squadra e puntano il dito contro il tradimento degli alleati, ma da quanto si apprende il partito in Lombardia sarebbe attraversato da malumori sempre più intensi che nemmeno la visita di Arianna Meloni e Giovanni Donzelli sono riusciti a stemperare. Malumori di cui le opposizioni erano a conoscenza e che hanno sfruttato per assestare un colpo alla maggioranza. “Ma avremmo agito comunque, perché la questione delle sue posizioni anti-scientifiche è rilevante a prescindere da tutto questo”, fanno sapere dal Pd.
Picchi è amica di Arianna Meloni, che a luglio 2024 avrebbe “imposto” alla sezione lombarda di FdI il suo nome per il ruolo da sottosegretaria. Un’azione percepita come un’invasione di campo da parte dei vertici locali, che a livello nazionale fanno riferimento soprattutto a Ignazio La Russa. Allo stesso modo, il recente impasto in giunta con l’ingresso di Debora Massari – non tesserata ma vicina a FdI, in quota sorelle Meloni – sarebbe stato accettato di controvoglia dall’ala vicina a La Russa, sempre perché visto come un tentativo di estendere la propria influenza. E ancora: pochi giorni fa Picchi ha sollevato dall’incarico la sua capo segreteria, Roberta Capotosti, storica collaboratrice proprio di La Russa. È per questo, allora, che alcuni dei franchi tiratori andrebbero cercati dentro FdI, perché colpire Picchi, mascherandosi dietro la questione no-vax, sarebbe stato un modo dei “larussiani” per mandare un messaggio chiaro alle sorelle Meloni e a Donzelli: state fuori dalla Lombardia. Nelle chat interne al partito locale, da quanto apprende HuffPost, questa ipotesi non viene respinta di getto come si vuol fare credere pubblicamente, ma anzi reputata più che plausibile.
Da quanto risulta, però, ci sarebbe un’altra versione, alternativa o parallela, che circola dentro FdI in merito alla vicenda che ruota attorno a Picchi – o da cui Picchi è stata travolta. A “tramare” contro l’influenza di La Russa in Lombardia sarebbe stati Carlo Fidanza e Mario Mantovani, europarlamentari. In sostanza, Mantovani avrebbe nostalgia di casa e si sarebbe proposto ad Arianna Meloni come sottosegretario allo Sport, liberando un seggio a Bruxelles proprio per la stessa Picchi, candidata ma non eletta alle Europee del giugno 2024. Fidanza, invece, avrebbe l’ambizione di fare il capogruppo in Regione al posto di Carlo Maccari. Così, i due avrebbero spinto i consiglieri regionali a loro vicini a votare contro Picchi, in modo da arrivare all’esito di ieri. La speranza di Fidanza sarebbe che Maccari uscisse dalle grazie dei vertici romani del partito per non essere stato in grado di tenere unito il gruppo in Consiglio regionale: così, Fidanza potrebbe avvicinarsi alla poltrona del “rivale”. Mantovani, invece, se Picchi dovesse essere rimossa, sarebbe più vicino al suo obiettivo di rientrare in Regione come assessore. E in tutto questo, Arianna Meloni, che ora appare almeno simbolicamente sconfitta dal voto, ne sarebbe uscita rafforzata perché, con Mantovani e Fidanza, guadagnerebbe in Regione due figure con un buon radicamento territoriale.


