“L’Assemblea regionale rimane chiusa fino a sabato per una sanificazione dei condotti d’aerazione. Torneremo in aula martedì prossimo”. Parola di Gianfranco Micciché, che risponde alla richiesta avanzata dai capigruppo d’opposizione, che proprio ieri, con una nota indirizzata al presidente dell’Ars, premevano per la convocazione di un dibattito urgente con Musumeci. In teoria, per parlare dell’emergenza Coronavirus e del cortocircuito istituzionale innescato da ordinanze regionali e decreti presidenziali che spesso non collimano. Ma, stando a Micciché, si entrerà sin da subito nella fase operativa: si discuterà anche di Finanziaria. “Musumeci mi ha detto che vuole cambiare il testo iniziale, e già questa settimana si è impegnato a sentire i singoli capigruppo. Mi pare corretto”.

Presidente, è già tempo di riprendere la normale attività politica nonostante la fase d’emergenza dettata dal Coronavirus?

“Io non ho mai smesso un minuto di lavorare. Non esco materialmente da casa, ma con gli strumenti telematici controllo tutte le attività che dovrei svolgere a Palazzo dei Normanni. Questa settimana verrà completata la sanificazione delle condotte d’aerazione. Non basta igienizzare le superfici se poi i germi possono transitare da una stanza all’altra del palazzo. E’ una cosa molto importante e inviterei altri a seguire il nostro esempio”.

Che Finanziaria sarà?

“Dopo che Musumeci avrà finito di interloquire coi vari gruppi parlamentari, quindi entro martedì prossimo, sarà possibile avere un quadro più preciso di quello che vuole fare il governo. Spero che il presidente della Regione possa essere a Sala d’Ercole, ma l’importante è che siano presenti l’assessore alla Salute e quello all’Economia. Come avvenuto mercoledì scorso, sarà una seduta limitata ai soli capigruppo e ai membri delle commissioni interessate, oltre all’ufficio di presidenza. Ci sarà meno della metà dei parlamentari, per cui si potranno mantenere perfettamente le distanze di sicurezza”.

Da Lupo, del Pd, è arrivata la proposta di varare una Finanziaria d’emergenza. L’ultima bozza prevedeva una spesa di circa 200 milioni, vincolati però al patto di finanza pubblica che si sarebbe dovuto siglare con Roma. Ma in questa fase si è bloccato tutto.

“Però una novità c’è, ed è anche importante: l’Europa ha comunicato formalmente la sospensione del patto di stabilità. Non possiamo fare finta che non significhi nulla. Piuttosto, significa che non ci sono più limiti all’indebitamento. Che in un momento come questo, sia a livello nazionale che regionale, è possibile sforare tutti i tetti. Il Coronavirus, al di là dei morti e della gente che sta male, a cui va tutta la mia vicinanza, sta provocando un danno incalcolabile all’economia del Paese. L’Italia deve trovare un modo per ripartire”.

Qual è la sua ricetta?

”Bisogna sfruttare la sospensione del Patto di Stabilità per mettere in piedi una grande, vera, pulita sanatoria fiscale. Inutile parlare della sospensione dei tributi per questo mese o per il prossimo. Il problema è che tutti gli arretrati non potranno essere pagati, perché oggi le aziende fatturano zero. E le tasse invece continuano a scorrere. Guardi le imposte sulla casa o sul lavoro. Non potrà pagarle nessuno. Lo Stato deve prevedere una sanatoria in cui per sei mesi non si paga. Inutile inventarsi ragionamenti più fini, come finanziamenti o sgravi fiscali. Il fatturato zero è una cosa terrificante”.

E’ una pretesa ardita. Anche Matteo Salvini ha parlato di “anno bianco” fiscale. Qualcuno avrà certamente da ridire.

“Ecco, appunto. Non venga qualche pierino a dirmi che in questo modo si favorisce la delinquenza, la mafia o l’evasione. Se fosse talmente bravo da convincere qualcun altro, il Paese potrebbe chiudere. Salvini l’ha chiamato anno bianco? Io lo chiamo anno zero… Purtroppo, al momento, non vedo alcun colore”.

Sicindustria ha detto che il decreto “Cura Italia” è una farsa e che i 25 miliardi stanziati per la ripresa economica non basteranno. Alla Regione siciliana, fra l’altro, potrebbe toccare una cifra irrisoria (50 milioni) per sostenere la cassa integrazione in deroga. Secondo lei sono briciole?

“Vede, sulla cassa integrazione non si può stabilire una cifra a monte, ma va calcolata dopo. Si deve dare a tutti la possibilità di andare in cassa integrazione, altrimenti ci saranno un mare di licenziamenti. E con cinque milioni di disoccupati in più, abbiamo distrutto un Paese. Servono ragionamenti seri e dimostrare maturità politica. Bisogna raccogliere le istanze di tutti gli imprenditori e trovare un modo per farli ripartire. Bisogna evitare che chiudano, e l’unico modo è dirgli di non pagare. Tanti mi dicono che preferiscono mandare i libri in tribunale anziché peggiorare la situazione debitoria che hanno già accumulato”.

Musumeci ha proposto la sanatoria di tutti gli assegni postdatati, onde evitare di finire nelle blacklist e inficiare investimenti futuri.

“E’ stata un’ottima intuizione. Il mio sogno – anche se mi rendo che è una provocazione – sarebbe che l’Europa potesse dire: ‘indebitatevi a interessi zero’. Questa è la vera scommessa, bisogna trovare il modo di avvicinarsi il più possibile”.

Perché – ad eccezione di mercoledì scorso – non s’è più riunita l’Assemblea regionale?

“C’è una notevole differenza tra noi e il Parlamento nazionale. Il presidente del Consiglio dei Ministri, in situazioni di emergenza, emana dei decreti che le Camere devono convertire in legge entro 60 giorni. Eppure non si riuniscono. In Sicilia, invece, il presidente della Regione emana delle ordinanze che non devono essere approvate dall’Assemblea. Rispetto all’emergenza non abbiamo l’obbligo di fare aula, non dobbiamo discutere di decreti. Tutte le soluzioni adottate dal presidente della Regione, a cui i vari gruppi hanno cercato di offrire dei suggerimenti, sono perfettamente legittime e nascono da ragionamenti precisi. Mica da un sogno fatto di notte. Se, al contrario, Musumeci volesse adottare un provvedimento per finanziare le imprese in difficoltà, allora entrerebbe in gioco il Parlamento”.

A proposito di decisioni. Sullo stretto di Messina mancano i controlli: Musumeci ha accusato il Ministro dell’Interno di essere irresponsabile, il sindaco De Luca minaccia di farsi arrestare. E intanto le auto transitano. Non è che la situazione è sfuggita di mano?

“De Luca è un po’ colorito, ma dice sempre la cosa giusta. Quello che sta accadendo è insopportabile. C’è gente che San Cipirello non può spostarsi a San Giuseppe Iato, che è praticamente lo stesso Comune, e qui, invece, si permette il transito da Reggio Calabria a Messina? Ma com’è possibile? Se tu acquisti un biglietto per il traghetto, è chiaro che vuoi spostarti da un posto all’altro. Ci deve essere qualcuno che controlla il motivo per cui lo stai facendo. Se è per un intervento chirurgico, passi; se è perché ti sei rotto le scatole di stare in un’altra città e vuoi tornare in Sicilia, non passi. C’è un’evidente falla nei controlli. Se fossimo a Lodi tutto funzionerebbe alla perfezione, ne sono convinto”.

Presidente, il Coronavirus ha bloccato altri temi di politica in senso stretto. Ad esempio il rimpasto, o la nomina del nuovo assessore ai Beni culturali. Quando se ne potrà parlare?

“Mi sarebbe piaciuto che questo argomento non fosse all’ordine del giorno: non per il Coronavirus, ma perché fosse già stato affrontato. Comunque è una domanda da rivolgere al presidente della Regione. Io spero che la sostituzione di Tusa avvenga in tempi brevissimi – è già trascorso un anno dalla sua scomparsa – anche perché il presidente Musumeci è talmente impegnato in altre cose che non so bene come possa fare l’assessore ai Beni culturali. Non è corretto che i burocrati svolgano una funzione politica. Inoltre, non c’è alcun dubbio che uno degli strumenti per far ripartire l’Isola sia l’immensa ricchezza dei nostri Beni culturali. Sarebbe il caso che quel ruolo fosse ricoperto, al più presto, da uno bravo”.