Ma ad Arcore nessuno parla di Sicilia

“Non comunicare le cose che si fanno è come non averle fatte”. Lo ha detto Silvio Berlusconi alla sua squadra di governo – presenti i ministri, i capigruppo, i rappresentanti di Forza Italia nei due rami del Parlamento – che domenica lo hanno raggiunto ad Arcore per i rituali auguri di Natale. Il partito s’è ritrovato a casa del leader, ma non ha sciolto – non del tutto, e nemmeno in parte – le difficoltà siciliane.

Berlusconi, come riporta un articolo di Mario Barresi su La Sicilia, si è detto “turbato” per la faida tra miccicheiani e schifaniani, culminata nello show di qualche giorno fa a Catania, in occasione della Festa del Tricolore (organizzata da Fratelli d’Italia). Il tema, affrontato per cinque minuti scarsi, ha registrato l’intervento del vicepresidente della Camera, Giorgio Mulè, che potrebbe approdare a Palermo dopo le festività per cercare di dirimere la questione. E tentare di ricomporre un gruppo parlamentare (magari sotto la stessa insegna) andato in frantumi alla nascita del nuovo esecutivo.

Lo sdoppiamento all’Ars, la chiusura dei rapporti fra il commissario regionale e il presidente della Regione, la polemica sui giornali, non sembrano aver scombussolato più di tanto gli equilibri nazionali di un partito, Forza Italia, dove oggi è possibile tutto e il contrario di tutto. Persino litigare pubblicamente, spaccarsi, senza mai chiarire. Berlusconi, secondo la ricostruzione di Repubblica, non è stato tenero coi suoi commensali. E ha mostrato insoddisfazione per questo primo scampolo di legislatura: “Non state portando avanti abbastanza le nostre battaglie”, la strigliata. A cui ha risposto, timidamente, solo Tajani: “Ma no, presidente, non è così”. Contro-replica: “Antonio, mi devi chiamare prima e dopo il Cdm”.

Tornando alla Sicilia, Micciché nei giorni scorsi ha dato disponibilità a fare un passo di lato, e consegnare Forza Italia nelle mani di un commissario-paciere. E probabile che Mulè sia soltanto un paciere, una sorta di ambasciatore con un incarico a termine. Ieri è stato l’unico ad aver segnalato come “il partito deve dare un segnale preciso, la rottura in Sicilia va affrontata e risolta”. Mentre gli altri si destreggiavano fra un prosecco e una tartina.

Paolo Cesareo :

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