Armao per il momento prende tempo e non replica: “Non so nulla del memorandum di Micciché. Potrò commentarlo solo se e quando ne verrò a conoscenza”. L’assessore all’Economia, così benvoluto dal governatore Nello Musumeci, al momento evita la polemica con il presidente dell’Ars. Ma già da qualche giorno è sotto attacco da tutti i fronti: Antonello Cracolici, del Pd, lo ha provocato parlando di mozione di sfiducia (“Se non riesce a fare l’assessore, lo aiutiamo noi”); i Cinque Stelle sostengono che Armao è già stato commissariato da Musumeci, che ha affidato a una società esterna una nuova operazione-trasparenza sui conti. Ora arriva pure il fuoco “amico” (si fa per dire) di Gianfranco Micciché. Anche se Armao non ha perso le speranze di spuntarla. Da un lato – e questa è la strategia economica – spera che lo Stato spalmi su 10 anni il nuovo maxi disavanzo, ammortizzando così l’impatto sul Bilancio 2020 (il primo sì è arrivato mesi fa in commissione paritetica); dall’altro spera di portare a termine una serie di misure per aumentare le entrate. Sul fronte politico, invece, conta ancora sulla bontà e sulla fiducia che Musumeci fin dall’inizio ha riposto in lui. Il governatore non ha mai voluto allontanarlo dalla giunta nonostante il forte pressing di Micciché prima dell’estate e a cavallo delle elezioni Europee, dove arrivò a definirlo “ex assessore”. Ma stavolta le spine aumentano e non è detto che Musumeci, sulla base del nulla, scelga di andare avanti su questa linea che conduce dritta alla perdizione.