Il parere favorevole dei revisori dei conti al Bilancio di previsione 2018 è stato, per il falcidiato Leoluca Orlando, un sospirone di sollievo. Gli eviterà, quanto meno, di impantanarsi nelle piaghe del Consiglio comunale da cui è emerso, qualche giorno fa, con il consuntivo 2017 bell’e approvato. Eppure resta il fallimento politico. Parola di Fabrizio Ferrandelli, leader dei Coraggiosi a Sala delle Lapidi, che dopo essersi asserragliato per mesi in Commissione Bilancio a spulciare numeri, e aver mancato di un soffio la “liberazione” (ossia lo scioglimento dell’aula e l’arrivo di un commissario), può timidamente esultare: “Abbiamo fatto luce sul passato e siamo riusciti a dimostrare che esiste un’opposizione seria, che conosce le carte, che è attrezzata culturalmente e che è capace di pretendere chiarezza. La nostra “operazione verità” ha avuto successo”.

Alla fine avete sostenuto una battaglia ardua sui disallineamenti fra Comune e partecipate. Cosa è emerso?

“Che per anni nei bilanci delle società controllate, come Amat (trasporti) e Rap (rifiuti), sono girati soldi “finti”. Esiste un disallineamento di 71 milioni tra il bilancio del Comune e quello delle aziende controllate, di cui il Comune è socio unico. E’ come se fosse andata in scena una manovra da 142 milioni, quando in realtà i soldi a disposizione erano la metà. Il sindaco è stato costretto a riconoscere queste anomalie, cosa che non era mai successa in passato, e ha obbligato i suoi nominati, ossia gli amministratori di queste aziende, a stralciare i crediti. Per noi è una vittoria politica”.

In realtà sia il Ministero dell’Economia che la Corte dei Conti nell’ultimo periodo avevano rilevato qualche anomalia nei conti del comune di Palermo…

“Esistono due narrazioni: una è la mia, che in campagna elettorale avevo raccontato i guasti della città, spiegando che il Bilancio aveva una grande fragilità strutturale. Per questo avevo immaginato delle soluzioni ai problemi che gravassero il meno possibile sulla spesa pubblica. L’altra era quella di Orlando, che si vantava di aver rimesso a posto i conti e in ordine le società controllate. Bene: il Mef, attraverso delle ispezioni, appurò molte delle criticità che avevo segnalato, riscontrandone anche di nuove. E persino la Corte dei Conti ha iniziato a dubitare della veridicità di alcuni dati. Diciamo che c’avevo visto bene”.

Infine è arrivato anche il commissariamento della Regione per entrambi gli strumenti finanziari. Ma, mettendo da parte “chi ha vinto” e “chi ha perso”, che orizzonte si profila per le casse comunali?

“Quello che si presenta agli occhi di chi legge i Bilanci è la storia di un comune che ha una grande deficitarietà economica e grandi criticità nella gestione della pianificazione e della programmazione strategica. Io sostengo sempre la tesi del dissesto funzionale, ossia quello che si prefigura quando il Bilancio non è ancora in dissesto, ma i servizi erogati lo sono. Quando scegli di non raccogliere i rifiuti in alcune zone della città, quando le strade non vengono illuminate e gli alberi non vengono potati, quando le scuole non vengono manutenute, di cosa vogliamo parlare se non di dissesto? Che non è ancora economico, ma certamente è funzionale”.

Potrebbe diventare anche economico?

“Orlando faccia un ultimo passo e dichiari una situazione di pre-dissesto”.

Perché?

“Nonostante il parere “positivo” dei revisori dei conti, il fondo rischi di dubbia esigibilità, quello che deve contro-garantire le perdite, è stato calcolato anche in questo Bilancio di previsione col metodo semplificato, ossia spalmando debiti e perdite su più anni. Ma dal 2019 non sarà più possibile e si dovrà procedere col metodo ordinario: cioè, a fronte di una perdita di 100 milioni, dovrai accantonare in Bilancio 100 milioni e non avrai più la possibilità di spalmarli. Ma dove li trova il comune di Palermo 100 milioni?”.

Quindi bisognerebbe intervenire ancor prima che si palesi un problema. Non le sembra di chiedere troppo?

“Ma è inutile allungare il sugo… Quando la questione, fra poco più di un mese, si presenterà, Orlando potrebbe anche scegliere di scappare e lasciare il buco a chi verrà dopo. Io gli consiglio di venire in aula, e fare un bel bagno d’umiltà. A quel punto, se davvero vogliamo bene a Palermo, dovremo deporre gli scudi e capire cosa fare. Inoltre, senza dichiarare la condizione di pre-dissesto, non potremmo accedere ai fondi che ogni anno il governo nazionale prevede in un capitolo della Finanziaria. Palermo finge ancora di stare bene quando in realtà sta male”.

Come ne escono le società controllate, che già fanno fatica a contenere il “rosso”?

“E’ logico che il rischio più grande sia il mantenimento dei servizi. Dal 2019 le società non potranno più andare in perdita di esercizio, mentre Amat solo nel 2018 chiuderà con un buco di 9 milioni… Relativamente ai trasporti, Leoluca Orlando e Giusto Catania avevano previsto un’entrata di 30 milioni dalla ztl, che in realtà ne porta soltanto un paio. Che Amat possa gestire altre sei linee del tram è da escludere. Lo dissi anche in campagna elettorale: non importa se è bello o brutto, ma non possiamo permettercelo. Anch’io vorrei la metropolitana, la ferrovia e il tram, ma non esistono le condizioni”.

Le responsabilità di questo impoverimento di Amat e Rap, alla fine, di chi sono?

“Di tutti quegli amministratori che, nella qualità di socio unico, hanno approvato i Bilanci delle aziende che contenevano questi disallineamenti. Dei politici e degli assessori che, per conto di Orlando, hanno partecipato alle assemblee dei soci e hanno fatto approvare quei Bilanci che oggi lo stesso sindaco disconosce. Le loro responsabilità dovranno essere accertate dagli organi competenti”.

Ultimo accenno al previsionale 2018 o rischiamo di non venirne fuori: cosa non la convince questa volta?

“Intanto la tempistica. Non c’è nulla di previsionale in un bilancio che verrà approvato a fine novembre e che doveva essere approvato entro il 31 marzo. E’, in pratica, un altro consuntivo. E il “vero” consuntivo di per sé è un fallimento. Inoltre, accetto che il bilancio di previsione, dopo il parere espresso dai revisori, sia tecnicamente e contabilmente a posto. Ma politicamente è un disastro: decreta l’impoverimento del comune di Palermo e la chiusura di alcuni servizi fondamentali”.

Ad esempio, dato che è il tema del momento: sono previsti investimenti per la messa in sicurezza del territorio?

“Al contrario, ci sono soltanto tagli. Non si risponde ai problemi mettendosi la fascia e andando ai funerali. Casteldaccia è stato l’epilogo. Ma già ad agosto e settembre intere borgate di Palermo sono state sommerse da acqua, fango e detriti. E non stiamo parlando di evento eccezionale, bensì di pioggia ordinaria. La città è andata in tilt. Che Palermo non sia attrezzata non ce lo dice straordinarietà, ma l’ordinarietà di questi mesi”.

Capitolo Bellolampo. La Regione ha autorizzato i lavori per la sesta vasca, che sarà la Rap a portare avanti. Orlando nel frattempo ha concesso una deroga per il conferimento. Come finirà questa vicenda?

“Nell’ennesimo fallimento. La responsabilità sulla sesta vasca è di Orlando. Ma è un fallimento soprattutto in tema di politiche ambientali. A fronte della tassa più alta d’Italia, si garantisce ai palermitani il servizio peggiore del mondo, con una raccolta differenziata prossima al 13%. Se ci attenessimo ai requisiti di legge, in cui si prevede una percentuale del 65%, a Bellolampo dovrebbero arrivare la metà dei rifiuti di adesso. L’emergenza è dettata della scelta del comune che non fa partire la differenziata su tutta la città e che, laddove c’è, stenta a garantirla, facendo perdere ai cittadini la fiducia nella raccolta. Se fatta in modo corretto, non avremmo dei costi di smaltimento e conferimento così alti. Se non basta questo per dire al sindaco che ha sbagliato tutto e che deve andare via, cos’altro serve?”