Manettari, forcaioli, tagliagola: guardateli sono tutti lì, stretti attorno ai lillipuziani della politica e a Fofò Bonafede, il ministro della Giustizia che sognava di trasformare l’Italia in un immenso e penitenziale Ucciardone. Non riescono ad elaborare il lutto e macinano rancore contro Renzi che li ha fregati, contro Mattarella che li ha umiliati e, naturalmente, contro Draghi, l’uomo di “altissimo profilo” che è stato chiamato dal Quirinale per formare un governo in grado di affrontare le drammatiche emergenze che ci affliggono. Non si rassegnano e credono che basta ancora uno slogan mandato a memoria – onestà-tà-tà o giù di lì – per salvare l’Italia dal fallimento. Non capiscono che il vento è cambiato e si ostinano a mostrare il cappio con il quale vorrebbero impiccare quelli che li hanno finalmente defenestrati e gettati nel bidone della spazzatura.