A trentaquattro anni Maria Terranova ha scompaginato i piani del centrodestra siciliano. Che, non fosse per lei, avrebbe dilagato ovunque. E invece, no. Termini Imerese diventa l’avamposto dell’esperimento targato Pd-M5s. La Terranova, laureata in Giurisprudenza a Palermo, la gemma più luccicante di questa tornata elettorale, dove ha raccolto il 42,08% (pari a 6.159 voti di preferenza) già al primo turno, sbaragliando la concorrenza dei rivali: “E’ La tua vittoria”, è stato il commento di Giuseppe Lupo, capogruppo del Pd all’Ars, a uno dei suoi ultimi post. Al sindaco eletto sono bastati un paio d’anni di gavetta (siede in Consiglio dal 2017) per vedersi riconoscere, nel 2019, l’ambizioso traguardo di primo consigliere comunale d’Italia.

La Terranova, dopo un’attenta valutazione dei titoli e delle prove (scritte e orali), svolte nella sede nazionale dell’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) a Roma, è stata ammessa infatti al prestigioso corso, organizzato da ANCI e co-finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, in “Formazione Specialistica in Amministrazione Municipale”. Un appuntamento d’èlite destinato ai migliori 40 tra sindaci, assessori e consiglieri comunali under 36 di tutta Italia. E la Terranova, avendo riportato il punteggio più alto, è stata chiaramente la migliore. Brava a tal punto che in campagna elettorale – dove la sua presenza è riuscita a tenere insieme Barbagallo e Cancelleri, Provenzano e Di Maio, Cracolici e Sunseri – le hanno cucito addosso uno slogan molto siciliano: “Maria, che sindaco!”.

Nell’ultimo periodo è stata eletta fra i sei facilitatori regionali del Movimento 5 Stelle: l’ex collaboratrice del deputato regionale Salvo Siragusa, che per un periodo ha collaborato anche con la deputazione nazionale, si occupa di formazione e coinvolgimento. In un periodo di magra – a livello di rappresentanza locale ma anche di consenso – la Terranova è un fiore sbocciato nel deserto. “Conoscere e imparare sempre più per amministrare meglio”, è sempre stato il suo motto. Dovrà spazzare via le tenebre da una città in asfissia: a Termini, alle prese con la crisi occupazionale e con le vicende esasperanti dell’ex stabilimento Fiat, si è tornati a votare per la terza volta negli ultimi sei anni. Le precedenti amministrazioni sono state travolte dalle inchieste della magistratura: oltre 100 persone sono state rinviate a giudizio con l’accusa di voto di scambio. Il voto fresco e giovane della Terranova, e la dialettica arguta utilizzata in questi mesi, segnano una speranza di cambiamento. L’attività di governo è un’altra cosa. Ma datele tempo: se l’è guadagnato. Occhio, però: le aspettative sono notevoli.