Come nello stile dell’uomo, non è un finale con botti o effetti speciali, anzi è esattamente l’opposto perché l’ultimo discorso di Sergio Mattarella è probabilmente tra i più brevi ed ecumenici del suo settennato. In piedi per una quindicina di minuti, con alle spalle la finestra del giardino illuminato, il capo dello Stato si congeda con la sobrietà e lo stile di chi, ritendendo esaurito il suo compito, non vuole indicare una prospettiva vincolante a un mondo politico già abbastanza avvitato nella scelta del suo successore. Quasi con distacco, inversamente proporzionale all’intensità – politica ed emotiva – di un settennato da far tremare le vene ai polsi, in cui la pandemia è precipitata su un sistema politico collassato e su una legislatura segnata dalla governabilità complicata. Continua sull’Huffington Post