“Non vi libererete facilmente di me”. Fortuna che era senza voce. E’ con queste parole che Meloni chiude Atreju, parlando per un’ora e dieci minuti. Inanellando il suo anti-pantheon: da Chiara Ferragni a Roberto Saviano, da Elly Schlein a Giuseppe Conte. E poi la stampa militante, citata più e più volte, i partiti, i poteri forti e il mainstream. Non mancano i sindacati che scioperano troppo e poi firmano i contratti collettivi a 5 euro. La leader di Fratelli d’Italia che in apertura ringrazia “chi si è fatto un mazzo così per questa festa” traccia così il suo personalissimo identikit dell’anti-italiano “quello che gufa contro l’economia” e sogna governi tecnici appena lo spread sale un po’.

Sarà il palco di Atreju, ma il discorso fiume di Meloni è un attacco duro ad alzo zero verso l’altro mondo, quello che non le piace e quello che la contesta. E quindi: non esistono più i comunisti di una volta, se Schlein non vuole venire a confrontarsi qui. Oppure Conte diventa il protagonista di Ecce bombo, e lo si nota di più se. Il capo del M5S viene messo sullo spiedo dell’imbarazzo per il suo gratuitamente, avverbio usato per raccontare il superbonus che “invece ha creato un buco grande come 4 finanziarie”. Continua su ilfoglio.it