Stavolta gli esami si fanno all’inizio. Anche in Sicilia la scuola riparte in presenza, da giovedì. Ma il percorso delle ultime 24 ore, e inevitabilmente anche dopo, è ricco di incognite. Dettate da vari fattori: innanzi tutto, il rispetto delle regole per accedere in classe. Tutti, ad eccezione degli alunni, dovranno essere provvisti del Green Pass. Manifestazioni come quelle di Gandolfo Dominici, professore dell’Università di Palermo, che aveva pubblicato un post con la foto del lager di Auschwitz assieme alla scritta ‘Il vaccino rende liberi’, non è un incentivo alle ragioni di pubblica sicurezza. Siamo reduci da un anno e mezzo di pandemia, ma qualcuno si affanna a paragonare uno strumento come il ‘certificato verde’, che limita la capacità d’azione dei più riottosi, all’ultima frontiera della dittatura sanitaria. Riuscendo, spesso, a fare colpo. Richiamato all’ordine dal rettore uscente Fabrizio Micari, il professore ha risposto piccato: “Le mie opinioni sono soltanto affar mio. Ricordo al rettore che l’articolo 21 della Costituzione sancisce che: ‘Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione'”.

I cattivi messaggi, sui social, però fioccano. Anche da parte di politici. Come Sergio Tancredi, parlamentare di Attiva Sicilia, che aveva usato lo stesso paragone di Dominici, associando il Green pass al tatuaggio impresso sui prigionieri dei campi di concentramento durante l’Olacausto (“A breve… per chi non si allinea”, aveva scritto nel post); fino all’assessore al Turismo Manlio Messina, che aveva espresso perplessità sull’utilizzo del ‘certificato verde’ e sulla validità dei vaccini per i minorenni, e rivolto epiteti a chi lo invitava a esprimersi su materie di sua competenza. Musumeci si è limitato a chiedere chiarimenti al secondo, ma nemmeno una lavata di capo.

La scuola riparte a prescindere dai personaggi e dalle scie complottiste di alcuni negazionisti (o viceversa) che hanno contribuito a renderci la regione meno vaccinata d’Italia (la penultima, secondo i dati aggiornati: fanno peggio solo nella provincia autonoma di Bolzano). E riparte con tutte le difficoltà del caso. Secondo l’ultima circolare degli assessori alla Salute e all’Istruzione – che riassume un vademecum di 47 pagine dell’Ufficio scolastico regionale – vengono “confermate le disposizioni nazionali per il contenimento del virus: uso di mascherine, distanziamento e obbligo di esibizione della certificazione vaccinale Covid-19 per il personale scolastico”. Partiamo da qui: potenzialmente, secondo l’ultima rilevazione ufficiale di venerdì scorso, in Sicilia c’è una buona fetta del personale scolastico – una platea di 15.273 persone, pari all’11% – che è ancora in attesa della prima dose. Detta così pare un eufemismo: al netto di chi attende il proprio turno o non ha potuto fare il vaccino, qualcuno prova a sfuggire. E avrà vita facile finché non verrà introdotto l’obbligo. Musumeci, senza peli sulla lingua, ha spiegato che “chi non si è ancora vaccinato credo vada allontanato dal posto di lavoro, magari affidandogli un altro compito. Chi sta a contatto coi nostri figli o nipoti, o chi fa il medico, deve essere vaccinato o è incompatibile con la propria funzione”.

Ovviamente gli studenti sono fuori da questa “categoria”, che è composta da 135 mila persone, di cui circa 117 mila hanno ricevuto la prima dose. Una percentuale complessiva dell’88,69. Ha completato il ciclo, invece, “solo” l’82,09 per cento della popolazione scolastica, sei punti meno della media nazionale. Anche se sui dati, continuano le divergenze fra Ministero e Regione: secondo quelli comunicati dall’assessorato all’Istruzione, l’84 per cento del personale scolastico ha completato l’intero ciclo vaccinale e il 94 per cento ha ricevuto almeno una somministrazione (o il monodose). Rimarrebbe scoperti, in teoria, appena 7 mila soggetti. Per i ritardatari, però, nessun problema: chi non ha voglia di vaccinarsi potrà fare lezione, o prestare la propria mansione da bidello o amministrativo, grazie a un tampone da ripetere ogni 48 ore. La Regione, a dispetto dell’orientamento generale (15 euro a tampone), agevolerà i No-Vax permettendo loro di partecipare ad appositi screening gratuiti. Una buona notizia è che, nelle pochissime scuole che hanno anticipato l’avvio delle lezioni di tre giorni, funziona l’app che rileva la validità del ‘certificato verde’: in questo modo gli accessi avverranno in maniera più spedita.

Anche gli alunni, ovviamente, saranno incentivati a vaccinarsi: in Sicilia l’ha già fatto il 41,26 di quelli rientranti nella fascia 12-19 anni (il 56% s’è inoculato almeno la prima dose). Ma la proposta più allettante, sposata dal ministro Patrizio Bianchi, riguarda le classi totalmente immunizzate, dove non sarà più obbligatorio l’utilizzo delle mascherine. Dalla seconda metà di settembre, inoltre, le Usca (le unità specializzate di continuità assistenziale) scolastiche potranno accedere negli istituti che ne faranno richiesta, per promuovere le vaccinazioni sia tra gli studenti, sia tra gli operatori scolastici non ancora immunizzati. I dirigenti scolastici potranno richiedere all’Asp sia la somministrazione di vaccini a scuola, sia il monitoraggio sanitario mediante tamponi.

La grande novità, infatti, è rappresentata dai test salivari. Sono meno invasivi di quelli antigenici: si dovrà masticare una pastiglia e riversarla in una provetta affinché venga processata. A giorni è attesa la prima scorta da 15 mila campioni. Ogni ambito provinciale dell’Ufficio scolastico regionale fornirà al Dipartimento Prevenzione dell’Asp territorialmente competente l’elenco delle istituzioni scolastiche selezionate per il campionamento. L’Asp, informando anche il Dipartimento regionale delle Attività sanitarie e Osservatorio epidemiologico, comunicherà il calendario degli accessi a cadenza quindicinale in scuole diverse, in modo che il dirigente scolastico possa individuare il gruppo di alunni da inserire nello screening, con relativo consenso dei genitori. Sarà poi la competente Usca scolastica a occuparsi della somministrazione e del trasferimento dei campioni al laboratorio per l’esame diagnostico.

Secondo la tabella inserita nel Piano di monitoraggio nazionale nelle scuole primarie e secondarie di primo grado, saranno identificate delle “scuole sentinella” dove effettuare tamponi salivari ogni due settimane. Il campione di studenti invitati ogni quindici giorni a sottoporsi a test salivare in Sicilia sarà di 8.092 unità, per riuscire a ottenere il numero di almeno 4.856 alunni testati (da precedenti monitoraggi, infatti, la risposta volontaria degli studenti chiamati a effettuare screening è pari al 60% di coloro che vengono invitati).

Superati questi scogli, e pur nella consapevolezza che “in caso di particolari criticità epidemiologiche o focolai a livello territoriale, la sospensione totale o parziale delle attività didattiche può essere disposta con provvedimento del Presidente della Regione o, in caso di emergenze specifiche a carattere locale, direttamente dal sindaco” (ammesso che la scuola ricada in aree considerate ‘zona rossa’ o ‘arancione’) ce ne sono degli altri. Che dipendono direttamente da mamma Regione. Uno su tutti è quello relativo al trasporto pubblico urbano. All’istituto Alberghiero Piazza di Palermo, da giovedì, torneranno a studiare 2.400 allievi in presenza. Numeri che richiedono un’organizzazione scrupolosa, come ha detto a Repubblica il preside Vito Pecoraro: “Nei primi giorni capiremo se ci sono criticità per gli studenti che arrivano da fuori Palermo”. Perché, a meno che qualcuno non intervenga nelle prossime ore, il piano di trasporto pubblico non è aggiornato. L’attuale, risalente all’ultimo spezzone dell’anno scorso, prevede 300 bus aggiuntivi, per 600 corse in più in tutta l’Isola. Ma era tarato sul 75% di alunni in presenza nelle scuole superiori. Quest’anno la Dad è sparita e arriveremo, già dal primo giorno, al 100%. Il Movimento 5 Stelle se n’è accorto e ha già segnalato l’accaduto con Stefania Campo, che ha presentato un’interrogazione all’Ars.

“Secondo le linee ministeriali – sostiene la deputata iblea – le Regioni entro il 2 settembre avrebbero dovuto aggiornare i propri piani di trasposto pubblico, ma dagli uffici dell’assessore Falcone non trapela assolutamente nulla. Nessuna linea guida è stata comunicata a pochissimi giorni dal via alle lezioni, e questo è inammissibile. Tantissimi – sottolinea– sono i nodi che andrebbero sciolti, a partire dal ripristino dei controlli per garantire la sicurezza dei passeggeri, controlli per i quali il governo nazionale ha garantito specifici stanziamenti. Ci chiediamo, ad esempio, quale sarà il potere dei controllori, che andrebbe ampliato, visto che non sono pubblici ufficiali. Tutto lascia prevedere – continua la deputata – il prefigurarsi di un enorme caos sui bus che trasporteranno gli studenti pendolari degli istituti superiori da una città all’altra senza il rispetto delle misure minime di contenimento del rischio, ovvero: un coefficiente massimo di riempimento non superiore all’80 per cento, il necessario e costante ricambio dell’aria, l’igienizzazione, sanificazione e disinfezione dei treni e dei mezzi pubblici, il controllo dell’obbligo per tutti di indossare mascherine e, poi, salita e discesa dei passeggeri secondo flussi separati”. Per evitare sovraffollamento dei mezzi, secondo la parlamentare, parte del flusso dei pendolari andrebbe spostato dai bus ai treni. “Lo abbiamo chiesto cento volte – allarga le braccia Campo – ma non ci hanno mai ascoltato”. E allora via a un nuovo anno. Nell’incertezza più totale. Con le carenze di sempre. Potrà essere il post-pandemia tanto meglio del pre?