Alla vigilia del vertice convocato da Renato Schifani a Palazzo d’Orléans, il clima nella maggioranza resta incandescente. Da Firenze, dove Fratelli d’Italia ha chiuso la campagna elettorale toscana con Giorgia Meloni e il suo stato maggiore, arriva un segnale preciso: piena fiducia a Luca Sbardella, l’uomo incaricato di gestire la crisi siciliana per conto della leader.

Sbardella, secondo quanto riportato dall’edizione palermitana di Repubblica, volerà in serata a Palermo per incontrare i dirigenti isolani prima del confronto con il governatore. Avrà pieno mandato politico, senza bisogno di ulteriori autorizzazioni da Roma, per decidere la linea del partito. Tra i meloniani serpeggia irritazione per quanto accaduto all’Ars, dove — secondo alcune ricostruzioni — Forza Italia, Dc e Lega avrebbero lasciato l’aula su richiesta dello stesso Schifani, isolando FdI. “Sarebbe grave se fosse vero — commentano da Palazzo dei Normanni — rappresenterebbe una ghettizzazione”.

Attesa pure per la presenza di Raffaele Lombardo: “Lunedì potrei andare, sto valutando, perché serve un chiarimento definitivo – ha detto l’ex governatore a La Sicilia – Noi poco leali? La lealtà è una cosa seria. Noi siamo i più leali e i più penalizzati. Serve corrispondenza tra le responsabilità e il consenso elettorale. E questa proporzione mi pare che sia ampiamente sballata

Sul fronte opposto, Schifani tenta di sdrammatizzare. Dal festival del giornalismo enogastronomico di Galati Mamertino si definisce “un diesel” e si dice “sereno e pacato”. Ma la tensione resta altissima: quella di domani, a mezzogiorno, si annuncia come una resa dei conti decisiva. E la crisi che ha fatto saltare la manovra-quater rischia di essere solo l’anteprima del conflitto politico destinato a esplodere con la legge di bilancio.