Guai a parlarne come di un semplice spettacolo. “Natale in strada. Sonata siciliana” è parte di un percorso. Di cultura e di significati. Anche Gianfranco Miccichè, presidente dell’Assemblea regionale siciliane e della Fondazione Federico II, arriva in piazza del Parlamento quando mancano un paio d’ore all’ingresso in scena di Red Ronnie e Massimo Minutella, e di tutti gli artisti a ruota. Si intrattiene a lungo con il conduttore del “Barone Rosso”, giunto direttamente da Bologna. Si gode la sua creatura: “E’ uno spettacolo, ma attenzione: la Federico II ha uno statuto in cui si impegna a lavorare per la valorizzazione della cultura siciliana. Quella di stasera è l’icona della valorizzazione della cultura, perché facciamo i canti di Natale fatti in siciliano, contrariamente ai Merry Christmas che si cantano in giro. Non è divertimento serale, né la festa di Capodanno – che non faremmo perché non siamo titolati a farlo – Questo è uno spettacolo che valorizza la cultura”.

La premessa è d’obbligo, presidente. Ma l’appuntamento con la sonata arriva al termine di una stagione esaltante per la Federico II.

“Se vogliamo fare un consuntivo di quest’anno, possiamo dire che c’è da gonfiarsi il petto di vanto. Il mio unico merito è aver scelto la persona giusta. Patrizia Monterosso sta gestendo la fondazione in maniera fantastica, egregia. Lei mi dice che senza di me non avrebbe potuto farlo, può darsi… Ma in realtà fa tutto lei. E’ circondata da ragazzi stupendi. E’ motivo d’orgoglio averli portati da part-time a full-time. All’inizio di questa avventura lo avevamo promesso e ora ci siamo riusciti”.

Come ci siete riusciti?

“Beh, la Federico II finalmente guadagna. Significa che i ragazzi hanno lavorato bene, che se lo sono meritati e che il loro lavoro ha portato un introito tale nelle casse dell’assemblea da permetterci di stabilizzarli. Da quando siamo arrivati noi, la Fondazione va avanti con le proprie gambe, non prende un centesimo di denaro pubblico. Anche Giletti ne sarebbe felice. A questi 61 lavoratori speriamo di poter dare presto uno stipendio migliore, ma aver reso tutti full-time ci mette nelle condizioni, se necessario, di assumere altra gente. Molte istituzioni siciliane vedono come lavoriamo e ci stanno facendo numerose proposte di collaborazione. Si potrebbe mettere altra gente a disposizione di siti che non funzionano bene come il palazzo dei Normanni”.

Ad esempio?

“Ci è stato chiesto informalmente di occuparci dei giardini d’Orleans. Potremmo sottoscrivere una convenzione come quella con la curia per la Cappella Palatina. Se il presidente della Regione lo vuole ancora, saremmo felici di farlo. I giardini d’Orleans sono meravigliosi e vanno rimessi a posto”.

Ma è possibile immaginare il futuro della Federico II anche fuori da Palermo?

“La Federico II nasce per la gestione del palazzo, per cui fino a oggi non era immaginabile vederla fuori. Ma la fondazione si è molto allargata nelle sue attività. Le mostre non erano mai state così importanti come negli ultimi due anni e per questo non garantivano grossi introiti. Avventurarsi fuori dal palazzo e sostenere altri costi non era immaginabile. Oggi, però, sono aperto a qualsiasi soluzione”.

Un tema che le sta a cuore è quello dei migranti. L’esibizione di Chris Obehi con un brano di Rosa Balistrieri completa il percorso in cui la tematica è stata sviscerata a fondo, anche in altre sedi.

“Da quando è nata “questa” Federico II, alcuni dei temi sono quelli che io avevo chiesto di valorizzare. Vedremo se continuare su questa strada o cambiare”.