Oggi giorno le passerelle di moda sono abituate alla presenza di modelli/e curvy, di diverso genere, di diverse età, di diverse etnie o anche con disabilità motorie. Oltre che sulle passerelle, con la presenza di questi modelli, l’inclusività si manifesta con la creazione di accessori di uso comune per rendere meno austero il mondo riguardante, ad esempio, protesi, busti, stampelle, etc..

In questo filone di idee che si colloca la linea di gioielli per sordi e persone con apparecchi acustici.

Questi cambiamenti sono frutto di una lotta sociale per l’inclusività, ed essendo la moda, per definizione stessa, sinonimo di innovazione, non può che essere lei il primo ambito in cui tutte le diversità e/o minoranze siano la regola, la normalità.

Quest’idea di gioielli è frutto di un’artista e attivista cinese Chella Man, noto per aver condiviso le sue esperienze di transgender, sordo e persona ebrea di colore, in collaborazione con due menti creative asiatiche già note alla fashion industry: Siying Qu e Haoran Li, nonché fondatori della casa di moda Private Policy.

The beauty of Being Deaf (letteralmente, “La bellezza di essere sordi”) è la linea di gioielli, non semplici orecchini, scultorei e opulenti, perché la sordità non sia vista come un tabù o come pretesto di diversità: una collezione che valorizza l’orecchio senza nascondere l’apparecchio acustico.

“L’idea principale di questa linea di gioielli – spiega Chella Man– è stata quella di realizzare dei prodotti versatili e personalizzabili per ogni tipologia di orecchio. Inoltre, sono stati concepiti in modo da poterne modificare il design senza che il gioiello si rompa”. L’incipit si ebbe, spiegano i due designer, come per tutte le idee di successo, da un confronto, una chiacchierata tra menti artistiche sull’arte e la pittura. Il confronto poi si è inoltrato nel dettaglio, parlando dell’attivismo in ambito queer, trans e della rappresentazione di chi ha una disabilità uditiva.

Dal ciò ne risultò la volontà di sensibilizzare su tematiche sociali e politiche attraverso la moda e, anche stavolta, la componente italiana nel processo creativo non venne meno: “Mi trovavo a Brescia, presso la residenza di un artista – spiega Chella Man – ad un certo punto, pensai: «E se un gioiello avvolgesse completamente l’orecchio così come un tempo riuscivano a fare con i polsi i manici di antiche spade d’oro e di bronzo?»”.

Da un pensiero fugace alla creazione effettiva dei gioielli il passo è stato veloce. Si spera che le persone capiscano la bellezza nell’indossare questi pezzi così speciali.

Oltre all’integrazione di una disabilità, il progetto supporta anche un movimento socioculturale di massima delicatezza e importanza, che smuove le coscienze al grido di #StopAsianHate. Ecco come una capsule collection, o una linea di gioielli, può smuovere una serie di reazioni a catena e donare la speranza di una sempre maggiore inclusività.