Alla scadenza del termine per gli emendamenti alla manovrina di bilancio – il disegno di legge presentato dal governo con l’imprinting di Schifani – sono piovute proposte da Pd e M5s, come da copione. Ma a sorpresa, tra i firmatari figura anche l’Mpa, unico partito della maggioranza a intervenire sul testo.

L’emendamento all’articolo 11, sottoscritto da quattro deputati autonomisti, rompe la consegna del silenzio a cui si sono attenute Forza Italia, Fratelli d’Italia, Lega e Dc, rimaste compatte a difesa della linea del governo. Un’eccezione che non passa inosservata, specie dopo il naufragio della richiesta di rimpasto avanzata da Raffaele Lombardo. Più che uno strappo, un segnale: l’Mpa non si piega alla logica del “o con noi o contro di noi” che sembra dominare la coalizione. E soprattutto vanifica l’esultanza del governatore, che aveva elogiato i partiti per aver esitato il testo in commissione Bilancio senza alcuna modifica.

In una nota, i deputati autonomisti respingono l’idea di uno “sgambetto” a Schifani e parlano di un’iniziativa “legittima e trasparente”, nata da esigenze territoriali. Nessuna rottura, precisano, ma un contributo costruttivo coerente con la cornice della maggioranza. Il messaggio però è chiaro: l’Mpa è l’unica forza di governo che prova a esercitare un minimo di vigilanza interna. Resta da capire dove potrà condurre questo atteggiamento. Intanto, la manovrina arriverà in aula senza particolari scossoni, alleggerita del tesoretto da 25 milioni di euro da destinare ai territori, che verrà probabilmente ripescato nelle variazioni di bilancio di luglio, prima delle ferie estive.