Glielo chiede anche la Lega. Con garbo. “Election Day? Per motivi di opportunità, ma anche di risparmio, sono favorevole – dice il segretario regionale, Nino Minardo, a Repubblica -. Sicuramente semplifica per i cittadini la possibilità di esprimere la propria scelta per entrambi gli appuntamenti. Detto ciò, se Musumeci dovesse decidere di andare avanti fino a novembre, per noi andrebbe bene lo stesso”. Il cambio di marcia repentino – tutto il centrodestra siciliano, inizialmente, aveva chiesto di non sovrapporre i due appuntamenti – arriva a poche ore dalla deadline. Musumeci dovrà dimettersi 45 giorni prima della scadenza del 25 settembre. Potrebbe farlo entro venerdì, ma non è ancora certo. “Non ho tempo per leggere i quotidiani e per rispondere alle dichiarazioni di altri esponenti politici – ha glissato il governatore – Sull’Election day sto ancora riflettendo”. Anche se una comunicazione, come trapela dal suo staff, potrebbe giungere a breve.

Anche Micciché, impegnato nella cerimonia del Ventaglio con la stampa parlamentare, all’Ars, ribadisce che “può anche darsi che dopodomani questa legislatura finisca”. Il presidente dell’Assemblea, di fronte ai giornalisti, fa una rivelazione: “Sembrerebbe che la presidenza della Regione siciliana abbia chiesto al governo nazionale di impugnare la legge blocca nomine proposta dal parlamento siciliano, spero che non sia vero. Se così dovesse essere, sarebbe gravissimo”. Un episodio che conferma il clima teso all’interno della maggioranza. “E’ stata una legislatura complicatissima. Per il futuro – dice Micciché – servono rapporti diversi fra presidenza dell’Ars e presidenza della Regione. E non l’ho fatto certo per antipatia: anzi, il mio sogno era fare ancora il presidente dell’Ars, sapevo sin dall’inizio che muovendomi così non avrei potuto rifarlo. Non avevo certo bisogno dello sfratto di Giorgia Meloni”. La strategia di Musumeci – andare per le lunghe – non lo preoccupa: “E’ da due anni che stiamo aspettando questo momento. Siamo pronti a individuare un candidato anche se si dovesse votare la settimana prossima”. Il nome in campo per FI resta quello di Stefania Prestigiacomo, ma Micciché adesso apre al leghista Alessandro Pagano: “Così potrei rimanere presidente dell’Ars”, sorride.

Minardo dal canto suo rilancia: “La Lega ha sicuramente tutte le carte in regola per poter esprimere la candidatura alla presidenza della Regione”. E non nasconde che la partita potrebbe essere fra lui e Pagano: “Tra me e Alessandro c’è un rapporto talmente solido, prima di tutto sul piano personale, che qualora si dovesse porre il problema, lo risolveremmo in cinque minuti davanti a un caffè”.