Torna nuovamente la polemica tra governo e toghe. Questa volta gli strali dell’Associazione Nazionale Magistrati sono per il ministro della Protezione Civile, Nello Musumeci, che a Ragalna ha definito i magistrati «killer» mentre la stampa «ha il compito di darne notizia». Parole «gravi e offensive», per il sindacato delle toghe che sottolineano il «tentativo di delegittimare chi ogni giorno applica la legge nell’interesse dei cittadini». «Chi ricopre incarichi di governo – ammoniscono i magistrati – dovrebbe misurare le parole, invece di alimentare sospetti e propaganda contro chi ha il solo compito – costituzionale – di rendere giustizia».
“La magistratura è politicizzata, è sotto gli occhi di tutti”, aveva detto l’ex presidente della Regione, intervistato durante l’Etnaforum sabato scorso. “E gran parte dei magistrati che ha fatto carriera in Italia proviene dalle file della sinistra, alcuni erano anche dirigenti delle organizzazioni giovanili. Il magistrato ha il compito di fare il ‘killer’, la stampa ha il compito di darne notizia”. E poi ancora: “Ci sono decine di casi di uomini e donne della politica, incriminati e sbattuti in prima pagina come mostri, accusati di chissà quante infamie, e dopo anni prosciolti in istruttoria o assolti perché il fatto non sussiste, ma intanto la carriera politica è stata distrutta per sempre”.
Decisa la replica dell’Anm. “Definire i magistrati ‘killer’ non è solo un insulto gratuito, ma un tentativo di delegittimare chi ogni giorno applica la legge nell’interesse dei cittadini”, scrive il sindacato delle toghe. “Chi ricopre incarichi di governo dovrebbe misurare le parole, invece di alimentare sospetti e propaganda contro chi ha il solo compito – costituzionale – di rendere giustizia. I killer sono quelli che la magistratura italiana, in collaborazione con le forze dell’ordine, assicura alla giustizia rendendo l’Italia il Paese con il tasso di omicidi più basso dell’Unione europea. La magistratura non è né braccio armato né strumento politico: chi la descrive così dimostra di non avere rispetto né per le istituzioni né per la verità”.