Continua la caccia grossa di Nello Musumeci, che questa mattina ha ufficializzato la nomina di Alessandro Aricò, attuale capogruppo di Diventerà Bellissima all’Assemblea regionale, come assessore all’Istruzione e alla Formazione professionale. Prende il posto di Roberto Lagalla, che si era dimesso a fine marzo per intraprendere la corsa a sindaco di Palermo.

Anche Aricò, per qualche mese, è stato il candidato di bandiera di Diventerà Bellissima, prima di confluire sull’ex rettore. Adesso arriva la “ricompensa” all’interno di uno degli assessorati più importanti. Si tratta del secondo esponente del movimento di Musumeci nella giunta di governo, dopo Razza alla Sanità. Con questa manovra il governatore rosicchia un posticino ai centristi. Lagalla, eletto coi Popolari e Autonomisti, era passato all’Udc. E l’Udc aveva già un paio di rappresentanti in giunta a parte lui: cioè Turano e Baglieri. Sulla carta non cambia quasi nulla, giacché il partito di Cesa, nonostante le lunghe e articolate riflessioni del suo leader, è quasi certo di appoggiare il Musumeci-bis.

Chi ne esce depotenziato – sia per il precedente cambio di casacca di Lagalla che per la mossa del governatore – è la lista dei Popolari e Autonomisti, cioè Cantiere Popolare ed Mna, tra i partiti più refrattari sulla conferma di Musumeci. La scelta non sarà parsa troppo popolare nemmeno alla Lega, che a fronte di sette deputati all’Ars conta su un solo assessore. Mentre è particolare la parabola di Forza Italia, che si ritrova con quattro assessori (di cui un solo miccicheiano: Toni Scilla) a fronte di quattordici deputati.

La decisione di Musumeci provoca un’altra scossa all’interno della maggioranza. Una nota firmata da Lega, Forza Italia, Noi con l’Italia e Autonomisti lo dimostra: “Congratulazioni ad Aricó per la sua nomina ad assessore. Musumeci, in piena campagna elettorale, sceglie l’autoreferenzialità alla collegialità. Nulla di nuovo” scrivono i partiti. “La nomina di Alessandro Aricó – persona rispettabilissima – ad assessore alla Formazione alla vigilia delle elezioni Amministrative non è solo inopportuna da un punto di vista politico ma conferma, qualora ve ne fosse bisogno, la deriva presa da Musumeci che sceglie ancora una volta il modello dell’uomo solo al comando piuttosto che il dialogo con chi lo ha eletto e sostenuto”. Lo dicono Nino Minardo (Prima l’Italia), Gianfranco Miccichè (FI), Massimo Dell’Utri (Noi con l’Italia), e Roberto Di Mauro (Mna).