A Palermo si è aperta ieri la settimana del maestro Riccardo Muti, che rimarrà in città fino al 27 marzo. Ieri, di fronte a un teatro desolatamente vuoto – in platea c’erano soltanto il sovrintendente Francesco Giambrone, il direttore artistico Marco Betta, il vicepresidente Federico Ferina, il direttore di palcoscenico Ludovico Raiata – la registrazione del primo concerto (che verrà trasmesso il 28 marzo alle 11 sulla web tv del Massimo) che ha visto il direttore alla testa dell’Orchestra Giovanile Cherubini per la terza di Schubert e la nona di Dvorak; il secondo appuntamento è per il 27 marzo, con un capolavoro della musica sinfonico-corale come la Messa da Requiem di Giuseppe Verdi, con l’Orchestra e il Coro della Fondazione Teatro Massimo. Durante il soggiorno in città, giorno 27 marzo al Palazzo delle Aquile, il sindaco Leoluca Orlando conferirà a Muti la cittadinanza onoraria di Palermo, per l’impegno profuso nel diffondere i valori della pace e della comunione tra i popoli, attraverso il linguaggio universale della musica.

Il sindaco lo ha raggiunto ieri al termine della sua esibizione: “Sono felice di essere in questo meraviglioso teatro però io faccio un appello da cinquant’anni – ha detto il maestro -: che senso ha centuplicare i conservatori se poi i musicisti restano disoccupati? La missione di questi ragazzi è la crescita della società, loro danno tutto perché hanno speranza ma se uno soltanto di loro sarà costretto ad appendere lo strumento al chiodo sarà un crimine”. L’appello, su assist di Orlando, è stato rivolto al ministro Franceschini, all’altro capo del telefono. La giornata del maestro Muti, iniziata con un tampone all’arrivo in teatro, era andata avanti all’insegna della convivialità, con caffè e pasticcini di mandorla, offerti rispettivamente da Morettino e dal bar Costa. In compagnia della moglie e del cagnolino, il direttore d’orchestra aveva preso possesso del proprio camerino, dov’erano affisse le locandine dei suoi ultimi concerti a Palermo. Un modo per sentirsi a casa.