Nel paese delle banane vince la gara chi ne mangia di più

PALERMO 21.03.2013 - LORENZO MATASSA MAGISTRATO. © FRANCO LANNINO / STUDIO CAMERA

La notizia è di quelle ghiotte, almeno ghiotta tanto quanto può esserlo una banana.

Nel paesino friulano di Monteprato si è svolta – senza incidenti – una delle competizioni più stupidamente maschiliste che si conoscano. Trattasi della “Gara di mangiatrici di banane” indetta in occasione della festa degli uomini (o, almeno, auto-definitisi tali…).

Dopo il “Lancio del nano” e “La gara di raccolta dei vermi” (entrambe di tradizione anglosassone), quella qui riferita ha davvero connotazioni di bizzarria e sessismo psichiatriche.

Non vorrei avere compreso male il tema della competizione e, quindi, lo esaminerò insieme a voi grazie alla lettura del bando.

Vi è scritto che le concorrenti devono dare prova di sapere mangiare la maggiore quantità possibile di banane. Già qui qualche piccolo problema potrebbe porsi visto che le banane hanno il più alto contenuto di radiottività mai posseduto da un frutto in natura. Ciò si deve al Potassio-40, abbondante nella polpa di quel frutto, tanto da diventare strumento di misura presso gli scienziati.

Figuratevi che nei testi di radiologia ci si riferisce alla dose equivalente ad una banana per misurare il livello minimo di rischio di radiottività.

Se la scienza non è fantascienza, può già affermarsi – senza tema di smentita – che quella gara bislacca ha sottoposto le concorrenti ad un’alta esposizione radiottiva. Dobbiamo supporre che gli organizzatori del concorso non fossero a conoscenza del pericolo altrimenti avrebbero indossato speciali protezioni stile Chernobil.

Ma il bando di gara non prevedeva soltanto l’ingurgitamento del frutto partenocarpico altrimenti detto “Musa Balbisiana Acuminata”. Le concorrenti – nel rispetto delle regole di competizione – dovevano mangiarlo in posizione genuflessa, bendate e con le mani legate dietro la schiena.

La follia del bando di concorso, però, non finiva lì… Il frutto sbucciato era osteso (non so se la parola rende plasticamente il concetto…) con allusiva rigidità, da un pannello cui era stato fatto un foro. L’ostensione attraverso il foro – ma è incredibile pensare che ciò possa essere vero! – sarebbe stata posta all’altezza della cerniera dei pantaloni di un soggetto di sesso maschile (che definire uomo non appare, in questa sede, appropriato).

In altre più prosaiche parole, il maschio alfetta teneva la banana dentro la cerniera dei pantaloni e la femmina schiavetta divorava il frutto sporgente così evocandosi scenografie para-erotiche da lupanare di Pompei in salsa friulana.

È inutile dire che, come in ogni competizione, vince chi più ha fame. Spero non vi interessi sapere chi abbia vinto e quante banane abbia dovuto deglutire la concorrente per conseguire la vittoria. La questione ritengo possa riguardare solo gli antropologi sociali e gli psichiatri…

Lorenzo Matassa :

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