Con qualunque legge elettorale, in questo momento, vincerebbe il centrodestra. Lo afferma Nando Pagnoncelli, noto sondaggista, sul Corriere della Sera. “I risultati delle urne – sottolinea – non sembrano aver avuto un impatto molto significativo sull’opinione pubblica: le amministrative infatti hanno avuto una forte connotazione locale e in quattro regioni su sei gli elettori hanno premiato i presidenti uscenti. La politica nazionale sembra essere rimasta sullo sfondo. Il risultato netto del referendum, poi, non sembra aver particolarmente premiato il M5S, ossia la forza politica che si è battuta più di altre per il taglio dei parlamentari”.

Le intenzioni di voto verificate il 24 settembre danno la Lega in piccola risalita, al 24%. Scende un po’ la Meloni, al 16,7%, ma è in flessione anche il Pd, al 19,3%. I Cinque Stelle viaggiano intorno al 18,6%, che non sarebbe poi così male considerata la crisi acuta di questi giorni. Ma il tema su cui si sta maggiormente dibattendo, legato all’esito del referendum e al taglio dei parlamentari, riguarda la legge elettorale. Secondo Pagnoncelli, con l’attuale legge, il Rosatellum, simulando coalizioni più larghe di centrosinistra o limitate a Pd e M5s, con lo sbarramento al 5% o con la soglia al 3% dell’eventuale Germanicum, di cui si parla, il centrodestra vincerebbe sempre e con una solida maggioranza.

“Pur con le approssimazioni del caso, il primo scenario attribuisce la maggioranza della Camera al centrodestra con 227 seggi (oltre la metà dei quali andrebbe alla Lega), contro i 114 stimati per il centrosinistra e i 55 per il M5S. Al Senato il centrodestra otterrebbe 112 eletti contro i 57 del centrosinistra e i 27 del M5s. Nell’ipotesi di coalizione giallorossa, si conferma il vantaggio del centrodestra: 218 a 161 alla Camera e 112 a 80 al Senato. Qualora venisse cambiata la legge elettorale adottando il cosiddetto Germanicum, verrebbe meno la parte maggioritaria e i seggi sarebbero assegnati con metodo proporzionale e una soglia di sbarramento al 3% o, in alternativa, al 5% su base nazionale (o del 15% in una regione), riconoscendo il cosiddetto diritto di tribuna a chi non supera la soglia, ma ottiene il quoziente pieno in almeno tre circoscrizioni di due regioni differenti”.

Con gli sbarramenti lo scenario non cambierebbe: anzi quello più alto, il 5% vedrebbe la sparizione di Italia Viva, e l’esclusione dal Parlamento di Calenda e della sinistra.