Quella di ieri – giovedì, 20 ottobre – è stata una giornata infausta per la Regione siciliana. Nel volgere di 24 ore la cronaca, giudiziaria e politica, ha registrato quattro scandali, uno più sconcertante dell’altro, che vanno fatalmente ad aggiungersi alle inchieste – quella sul FdI di Galvagno e quella sulla Dc di Cuffaro – i cui effetti stanno già devastando gli equilibri del governo presieduto da Renato Schifani. Ma andiamo con ordine.

Primo fulmine a ciel sereno: la Commissione regionale antimafia, presieduta da Antonello Cracolici, ha votato ieri all’unanimità una relazione dove si sostiene che la Società Italo Belga, concessionaria della spiaggia di Mondello, è condizionata da boss e picciotti di Cosa Nostra; e per questo motivo, sempre all’unanimità, ha chiesto all’assessorato regionale al Territorio, retto da Giusy Savarino, di revocare la concessione demaniale. “Non ci pare – ha sottolineato Cracolici nel corso dei una conferenza stampa – che l’assessorato finora abbia esercitato il compito di vigilanza con responsabilità”. Il sì dei tre deputati di Forza Italia – Bernardette Grasso, Marco Intravaia e Michele Mancuso – avrebbe irritato non poco il presidente della Regione Schifani, costretto ormai a fare ogni giorno i conti con una nuova gatta da pelare e con storiacce che appesantiscono sempre di più il lavoro e l’immagine del suo governo.

Secondo fulmine. Il Consiglio dei Ministri, dopo una severa relazione del prefetto di Catania e un’ampia indagine del ministero dell’Interno, ha deciso che al Comune di Paternò ci sono infiltrazioni mafiose e ha mandato a casa consiglio e amministratori. Paternò non è l’ultimo paesello di Sicilia, sperduto in un pizzo di montagna. E’ la roccaforte di un partito – Fratelli d’Italia – alleato di Schifani ed è una realtà che pesa molto nella vita politica del Catanese: è la città dove è nato e alla quale è molto legato il presidente del Senato, Ignazio La Russa; ed è anche il luogo geometrico del potere costruito da Gaetano Galvagno, il presidente dell’Ars finito, con la sua portavoce e il suo cerchio magico, nelle spire di un’inchiesta della procura di Palermo per corruzione e peculato.

Come se non bastasse, sempre ieri, la cronaca giudiziaria ha offerto al disgusto dell’opinione pubblica – o della società civile, scegliete voi –  altri due scandali: il primo è quello della Liberty Lines, la società di navigazione veloce sequestrata dalla procura di Trapani per corruzione e una truffa che sfiorerebbe i cento milioni di euro: una quarantina di indagati, nove dei quali rischiano pure l’arresto, avrebbero truccato le carte per dare alla società la possibilità di incassare dalla Regione un fiume di contributi non dovuti.

Il secondo scandalo fa riferimento al brutto affare dell’elisoccorso per il quale si è mosso addirittura l’Anac, l’ufficio dell’anticorruzione, secondo il quale sono illegittime e fuori da ogni logica le continue proroghe di emergenza concesse dalla Regione a partire dal 2021. La notizia la trovate su Repubblica di stamattina che sintetizza così l’atto di accusa: “Violazione del codice degli appalti, consulenze illegittime, “carenza di professionalità e competenze”. Il servizio ha un costo mensile di 1,8 milioni al mese e da 12 anni è in mano a un unico operatore.

Che Dio salvi la Sicilia.