La baudomania travolge tutto e questa innocua rubrichetta non può certo ignorarla. Oltre il venti per cento di share nella puntata di “Techetechete’”, la più vista della stagione. E poi il gran diluvio di ricordi, interviste, omaggi, maratone televisive, inviati alla camera ardente, vecchi selfie con Pippo che invadono il nostro Instagram (tutti ne hanno almeno uno). Ecco allora una piccola guida per sopravvivere alla retorica del “grande professionista”. Un invito a perdersi per conto proprio negli abissi di RaiPlay alla ricerca di perle rare, uno “streaming Baudo” nell’Atlantide della tv italiana, lì dove giacciono sommersi i tesori della nostra memoria collettiva. Per esempio, Baudo che chiacchiera con Truffaut di “L’Amour fou” a “Domenica In”, che messa così sembra una puntata di “Black Mirror” invece è successo davvero. Truffaut e Fanny Ardant sono lì per presentare “La signora della porta accanto”. Baudo ha un riporto con ciuffo lungo, sfoggia un buon francese, anticipa la traduttrice sulla parola “bordello”, dice “le signorine”. Entra un po’ troppo nella trama, cita i versi di Catullo del finale, ma discorre amabilmente con Truffaut come fossero vicini di casa (era questo il segreto baudiano: la democratizzazione di tutto). Baudo chiede al Maestro se “c’è ancora posto per gli amori folli nella nostra società”, Fanny Ardant si guarda intorno spaesata, mentre sul faccione beato del regista di “Jules et Jim” sfilano in sovrimpressione gli aggiornamenti della schedina (Torino-Milan 1 a 1, gol di Ferri e Battistini). Una domenica meravigliosa. Altra perla da rivedere sempre: Baudo con gli operai dell’Italsider dietro le quinte dell’Ariston che concorda le modalità con cui potranno intervenire a Sanremo ’84. Lui in smoking, ma in versione mediazione sindacale, loro con l’elmetto: “Eravamo tutti pescatori, poi a un certo punto siamo diventati siderurgici e ora ci licenziano”. “Va bene, ma facciamo finire prima la canzone”. Italianità all’ennesima potenza. Un grandioso momento di populismo televisivo calcolato, come solo a Baudo riusciva. Infine, lui con Vittorio Gassman a “Canzonissima”. Gassman entra in scena truccato da Nerone, sulla biga, trasportato da vallette in pelliccia. Sembra un film di Carmelo Bene. Baudo gli dà “un leggìo umbro del Quattrocento” per declamare dei versi ma Gassman lo sfascia. Si mette a fare altro: regge la sedia col mento, salta su un piede, fa il fischio con “lingua carpiata”. Meraviglioso il modo in cui Baudo incassa tutto, mentre Gassman gli ripete à la Gassman, “mio-Dio-quanto-sei-retorico… hai una retorica intrinseca nel modo di presentare, di gesticolare e hai anche una voce molto antipatica”. Giocano, scherzano, ribaltano e prendono per il culo i loro personaggi, come raramente si vede fare in tv oggi. Il Baudo rimontato a piacere in streaming disintossica dalla retorica della Patria che gli rende l’omaggio solenne nell’ora del grande addio.
