Altri quarantotto migranti, questa mattina, si erano gettati in mare lanciandosi dalla Open Arms, la nave della ong spagnola che si trova davanti al porto di Palermo. Facevano il paio coi 75 di giovedì, che erano stati recuperati dalla motovedetta della Capitaneria di Porto e trasbordati sulla nave quarantena Allegra, del gruppo Gnv. Che questa sera, dopo due giorni d’attesa, ha ospitato tutti i profughi salvati nel Canale di Sicilia (278 per la precisione). “Finalmente sono stati fatti scendere – ha detto Riccardo Gatti, capo missione e direttore italiano di Open Arms – non sappiamo perché abbiano perso tutto questo tempo. Immaginiamo per svuotare la nave quarantena. Ma questi ritardi e le chiusure dei porti, creano un’emergenza sull’emergenza. A bordo non avevamo più cibo e la situazione era critica. Per fortuna questa attesa è finita”. In giornata il patron Oscar Camps era stato molto critico nei confronti del governo italiano: “Siamo stati abbandonati”.

I naufraghi, secondo lo staff medico di Emergency, “erano estremamente provati dal viaggio e dalle condizioni di vita, e spesso di detenzione, precedenti”. Open Arms ed Emergency, però, sottolineano: “Far attendere così a lungo un porto sicuro a persone già vittime di violenze, abusi e viaggi lunghissimi alla ricerca di un futuro migliore è una violazione dei diritti umani fondamentali, dei diritti del mare e delle nostre costituzioni democratiche”, dichiarano congiuntamente.

Intanto il presidente della Regione, Nello Musumeci, è tornato a pungere il governo nazionale e l’Europa: “Leggere sui giornali che l’Europa cambia la linea sui migranti, mentre tutte le Ong si dirigono solo sui porti siciliani, suona come una beffa. Sembra che la cosa non interessi più a nessuno, ma continua ad essere la Sicilia a sostenere il peso più grande di questa emergenza nell’emergenza. «Aspettiamo il 23 settembre, un nuovo accordo che superi finalmente quello di Dublino? O qualcuno – se davvero è cambiata la musica – si fa carico di venire incontro all’Italia e alla Sicilia, aprendo i porti di altri Paesi europei?”.

“Da mesi – prosegue Musumeci – chiediamo al governo centrale di mettere in sicurezza igienico-sanitaria hotspot e centri di accoglienza. Il Viminale sembrava essersi svegliato tra il 4 e il 5 settembre (con due atti e dopo l’incontro chiesto e ottenuto a Roma con il premier), ma ancora passano i giorni, le settimane e non si è visto un solo intervento concreto per restituire sicurezza sanitaria a quei luoghi e alla nostra popolazione. Tanti impegni ma nessun fatto concreto. Quando le parole diventeranno azioni? Siate veloci, presidente Conte e ministro Lamorgese, come fate quando impugnate una nostra ordinanza. Non costringeteci ad agire di nuovo”.