Tutto si può pensare della zona a traffico limitato, ma non che serva (o basti) a risolvere i problemi di una città. Semmai, per alcune categorie, potrebbe aggravarli. Palermo s’interroga sull’utilità del provvedimento che il sindaco Leoluca Orlando, al termine di una seduta-fiume del Consiglio comunale, ha dovuto revocare di fronte all’ostruzionismo dell’opposizione. La battaglia non è finita giovedì all’alba, però. Continua. E scorre sottilissima sul filo della dialettica politica che, come ammesso da alcuni organi di stampa notoriamente vicini al sindaco e alla sua giunta, vede il “professore” traballare. Ne è convinto Fabrizio Ferrandelli, capogruppo dei Coraggiosi in Consiglio comunale, uno dei principali artefici del k.o. patito dall’Amministrazione sulla Ztl: “Orlando pensava di poter chiudere la partita da solo. Fosse stato per lui e per l’assessore Catania, non sarebbero mai venuti in aula. Noi siamo stati bravi a trasformare l’atto d’indirizzo della giunta in un documento politico da sottoporre al Consiglio, ma anche a sintonizzarci con tutta quella parte critica della città – dalle associazioni di categoria ai residenti – che aveva manifestato perplessità sul provvedimento”.

Entrando nel merito della questione: l’assessore Catania aveva proposto un modello di Ztl notturno, ogni venerdì e sabato, che impedisse l’accesso delle auto in centro a partire dalle 22.30. La sperimentazione sarebbe dovuta cominciare il 10 gennaio. Ma così non è stato.

“La nostra vittoria è maturata il 31 dicembre, in aula, quando abbiamo “minacciato” di bloccare l’approvazione del Bilancio consolidato. In quel caso abbiamo dimostrato che le opposizioni, se vogliono, possono paralizzare ogni atto amministrativo e, in generale, l’agenda politica”.

Non era meglio discutere, anziché fare i capricci?

“Ho offerto a Orlando una mediazione che tenesse insieme la sua posizione politica e il diritto al lavoro di commercianti e ristoratori. Ma ha risposto di ‘no’ su tutta la linea”.

Dopo il 31 cosa è successo?

“Per sbloccare il consolidato, che infatti è stato approvato in trenta secondi, abbiamo chiesto al vice-sindaco di portare la discussione sulla Ztl in Consiglio comunale, alla presenza di Orlando. Richiesta esaudita”.

La seduta viene fissata per l’8 gennaio. Il 2, però, il sindaco fa un’ordinanza che decide l’entrata in vigore della Ztl per giorno 10.

“E’ stata una forzatura. Ma visto il precedente in aula, la pressione dell’opinione pubblica e il malcontento della città, l’amministrazione capisce di dover fare i conti con la realtà. E che deve presentarsi a Sala delle Lapidi”.

In Consiglio, però, succede che le opposizioni presentano 300 emendamenti e molte pregiudiziali, e che il dibattito s’impantani. Anche la maggioranza s’è divisa sulla scelta di Catania e Orlando.

“Io, intanto, mi oppongo fermamente all’idea che per salvaguardare il sonno dei cittadini si debba usare uno strumento di mobilità come la Ztl. Che c’azzecca? E’ come consentire, a chi non si attiene al protocollo di Kyoto, di ridurre l’inquinamento pagando… Ma il diritto alla salute non si compra”.

Che c’entra con la Ztl?

“Se Catania e Orlando, domattina alle 7.30, venissero con me a fare un giro in corso Alberto Amedeo, si accorgerebbero di cosa ha creato il loro provvedimento nelle vie limitrofe alla Ztl diurna: cioè l’innalzamento dei livelli di benzene. Non capisco perché il diritto alla salute di un cittadino della via Roma sia primario rispetto a quello di un residente in corso Alberto Amedeo o in via Lincoln”.

Il sindaco vi ha accusato di fare ostruzionismo e far perdere tempo.

“Ma io lo rivendico. Non c’è bisogno che me lo dica lui… Ho provato ad avere un dialogo, ma con Orlando è impossibile. Senta questa: alle 4 del mattino, in aula, ho presentato una pregiudiziale per chiedere la presenza del comandante della Polizia Municipale. Orlando risponde che ci pensa lui a rappresentarlo. Ma io non ci sto: il sindaco non rappresenta i dirigenti della pubblica amministrazione, bensì la volontà politica. Io voglio sapere dal comandante della Polizia Municipale come tre volanti notturne, in assenza di uomini e telecamere, siano in grado di coprire 23 varchi… Cioè, come si fa a garantire l’ordinanza?”.

Il risultato di questo ostruzionismo, al di là della revoca del provvedimento, qual è?

“Che Orlando per la prima volta capitola sotto i colpi dell’opposizione. Per lui questa è una disfatta”.

Su cosa puntava la sua proposta alternativa?

“Sulla messa a sistema dei parcheggi della stazione centrale e del Foro italico, sull’utilizzo delle navette di collegamento e del taxi sharing. Un pacchetto molto articolato che non era frutto della mia fantasia. Avevo raccolto le proposte ascoltando le associazioni di categoria, gli esercenti e persino i residenti erano d’accordo”.

Come potevano essere d’accordo dato che la notte, con la movida, non riescono a dormire?

“Non si può mettere una Ztl per ogni attività commerciale che apre. Servono i controlli per sanzionare le attività abusive. Anche i residenti sono preoccupati dalla desertificazione del centro storico. Sottrarre il centro ai fenomeni della delinquenza e alla prostituzione, è possibile grazie alle attività commerciali che garantiscono mobilità, sicurezza, illuminazione e decoro. Se chiudi ristoranti e locali, non fai gli interessi della città”.

Perché dice che per Orlando è una disfatta? A fine seduta, era quasi l’alba, ha detto che non si arretra di un millimetro. E dopo aver accolto qualche suggerimento dei partiti che lo sostengono, potrebbe imporre una nuova ordinanza d’imperio…

“Ha messo piede su un piano inclinato, trascinando con sé quello che – ispirandomi a una canzone – chiamo il “comunista col Rolex””.

Parla dell’assessore Catania?

“Il provvedimento sulla Ztl l’ha voluto lui. Se realmente questi esponenti politici si facessero un bagno di folla e andassero per strada, e non nei salotti o nei circuiti radical chic che ormai sono abituati a frequentare, capirebbero quanto sono isolate le loro proposte. Questi hanno perso il collegamento con la base sociale, con i quartieri, con le borgate. Non è più l’Orlando di una volta”.

Cosa rappresenta l’assessore Catania per l’amministrazione di Palermo?

“Secondo me è il vero mandante morale di questa disfatta politica. La sua arroganza, il suo pressapochismo e quest’atteggiamento di muro contro muro nei confronti del Consiglio, non hanno pagato. La mozione di sfiducia che ho presentato un paio di mesi fa è l’epilogo di questa vicenda… Io l’avevo invitato a confrontarsi, ma lui ha utilizzato – al contrario – lo strumento dello scontro. La risposta di Catania al dialogo richiesto dal Consiglio comunale, è stata la pubblicazione dell’ordinanza sulla Ztl. Il “comunista col rolex” gioca a fare il piccolo rivoluzionario senza avere la statura, e finendo per incasinare la vita della città e la vita amministrativa della sua stessa maggioranza”.

Che fine farà la sfiducia?

“La mozione rimane in piedi per tutte le altre deleghe che lo riguardano: dalla mobilità al piano regolatore ai rifiuti. Ma lui, nei fatti, è già stato sfiduciato. Conosciuta la debolezza di Catania, ne abbiamo cavalcato le storture e abbiamo portato gli altri, quelli della sua stessa maggioranza, a rendersi conto della situazione. Infatti gli hanno imposto di modificare gli orari della Ztl e revocare la prima ordinanza. Fa male Orlando a non tirare le redini a Catania e, piuttosto, a farsi condurre”.

Crede che l’ultima fase della legislatura possa ridursi a una disputa fra Catania e Giambrone per la successione al sindaco?

“Non credo a nessuna disputa, perché Orlando non lascia eredi. Faccio una profezia: entrambi pensano di dividersi l’eredità di Orlando, ma all’apertura del testamento scopriranno che ha già sperperato tutto”.