Non ci ha pensato due volte. Ha interrotto le vacanze, non è riuscito a ricaricare le batterie, ché anche un governo simulato affatica, e si è precipitato a Palermo.

Quella nefandezza insopportabile andava bloccata.

Quella violazione di ogni regola istituzionale, politica e umana non si poteva tollerare.

Occorreva reagire. Con determinazione e senza perdere un minuto di tempo.

Con la nomina di Annalisa Tardino a commissaria straordinaria dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare della Sicilia Occidentale, Salvini aveva oltrepassato il limite della decenza anche per Renato Schifani, che conosce il mondo della politica e non si è mai attardato nel ruolo di rigido censore di scelte discutibili. Ma quella scelta del ministro delle Infrastrutture la trovava al di là di ogni decenza, di ogni etica anche minima.

Il presidente di una grande Regione ad Autonomia speciale non poteva subire l’inqualificabile forzatura con la quale una importante istituzione a tutela e promozione dell’economia marittima dell’Isola veniva affidata ad un politico bocciato, privo di ogni titolo e con il solo merito dell’appartenenza allo stesso partito di chi assumeva il provvedimento. Non si poteva infine, roba di non poco conto, accettare di essere rimasto estraneo, tenuto all’oscuro di tutto da un alleato. Lui che peraltro per alcuni anni aveva ricoperto la seconda carica dello Stato.

Era troppo. Dio mio, ci vuole misura e dovrebbe averne anche uno smodato come Salvini! Anche lui avrebbe dovuto capire di essere di fronte ad un uomo con una grande storia, che non avrebbe accettato passivamente la prevaricazione.

A quel punto Schifani ha comprato la carta bollata, ha convocato due avvocati di quelli bravi e ha dato loro mandato di chiedere che venisse bloccato quello scempio.

Succeda quel che ha da succedere, ma alcuni valori non sono negoziabili e un minimo di etica e di rispetto devono sempre accompagnare i comportamenti della politica, se non si vuole scadere a livello di bande in lotta per il potere senza alcun principio proprio dello Stato democratico. E poi, se si subisce in silenzio, se si accetta di perdere l’altrui considerazione, ti ballano sopra, non credono più alle frequenti indignazioni del nostro ottimo inquilino di Palazzo dei Normanni che denuncia l’inadeguatezza di alcuni suoi assessori e quella di molti dirigenti regionali.

Se si rimane in silenzio, si perde la faccia.

Certo, davanti alla carta bollata e ai due avvocatoni, Schifani già sapeva di correre un rischio. Conosceva il suo alleato, era pure consapevole che Salvini potesse fargli del danno. E tuttavia consapevolmente scelse la via del coraggio. Ci sarà un giudice a Palermo o in un’altra città d’Italia che rimetterà le cose a posto e farà capire al ministro che non si può fare tutto quello che si vuole.
Poi, dopo il primo eroico gesto, petto in fuori ché i bottoni della giacca attillata saltavano uno alla volta, con la fine del caldo torrido di agosto, Schifani ha riflettuto.

Ha capito che Salvini è il migliore dei ministri, quello che più di tutti agisce nell’interesse della Sicilia, quello che ci sta pure costruendo il ponte. E allora? Forse anche sui principi a volte non bisogna essere del tutto intransigenti. Se no si scade a moralisti. Ché in fin dei conti quei principi che vuoi difendere, magari tu poi li calpesti ogni giorno.

La violazione delle norme di legge, il mancato riguardo personale. Cose importanti! Ma non ci si può impiccare ad essi, non si può fare l’eroe contro un prevaricatore, quando senti il fiato sul collo di un competitore per le prossime elezioni, quando i numeri in Assemblea sono ballerini, quando risulta difficile trovare qualcuno dei deputati al quale riesca simpatico. Quando, infine, il prevaricatore può trasformarsi in uno dei soccorritori.

A quel punto, è meglio tirare a campare. Ti siedi comodo, lontano da ogni specchio per evitare di vederti riflesso, accendi il condizionatore, stracci la carta bollata e revochi la richiesta di decadenza.

Se qualcuno ti accusa di incoerenza e di codardia, dilati ancora una volta il petto e dici che tu non hai ceduto, hai solo rinviato tutto al giudizio completo. A gennaio. E da qui ad allora, con il parere delle commissioni parlamentari, Tardino sarà presidente dell’autorità portuale della Sicilia Occidentale e magari avrà imparato a fare il suo mestiere, dimostrando maggiore attitudine di quanta ne abbia mai avuta Salvini, al quale nessuno ha chiesto di mostrare i titoli e che per conto suo dopo decenni ha imparato poco.

Nel mondo, così come va, lunga vita a chi si adatta, si piega, tira a campare.

Chi ha detto che è meglio vivere un giorno da leone… non amava davvero la vita. Schifani in fondo qualche giorno da leone l’ha vissuto. Poi, appena ha capito che Salvini è il migliore dei ministri, si è tolta la criniera.