“Da Palermo non scappiamo”. Ma oggi non cercateci. Il comportamento della proprietà di Arkus Network è davvero inconcepibile. Oppure, al contrario, è parte del piano. I Tuttolomondo, che fino a qualche ora fa, in modo anche energico, cercavano di sostenere la tesi della truffa fideiussoria, che gli stipendi fossero ok, e i debiti coi fornitori pure, si erano detti pronti a trascorrere l’estate al “Barbera”, qualora ce ne fosse stato bisogno, per mettere pezze a una situazione disperata: quella che domenica notte ha condannato il Palermo al fallimento, decretandone l’esclusione dal prossimo campionato di Serie B.

Ma oggi, giorno del Cda, quelli di Arkus hanno pensato di trascorrerlo fuori porta, tra Roma e Firenze: apparentemente per capire da dove arriva la fregatura. O forse hanno intuito che dalle parti di viale del Fante tira una brutta aria e hanno deciso di darsela a gambe, studiando nei minimi dettagli una “exit strategy” per tagliare la corda. Chissà. Hanno tirato il pacco anche al direttore generale Fabrizio Lucchesi, che allarga sconsolato le braccia: “Ho sentito ieri Tuttolomondo, ci siamo dati appuntamento oggi a Roma. Non faccio parte del Cda, sono un dipendente, ma voglio vederci chiaro anch’io. La vicenda è sempre più preoccupante e potrebbe avere strascichi giudiziari”. Molto probabile. I Tuttolomondo, inoltre, non hanno rendicontato un bel nulla al presidente Alessandro Albanese, che già ieri sera aspettava di ricevere tutta la documentazione relativa all’iscrizione, che Salvatore, il direttore finanziario di Arkus Network, aveva definito pienamente in regola.

Intanto, a Palermo, si sono consumati un paio di avvenimenti. Il primo ha visto protagonista il sindaco Leoluca Orlando, che dopo aver consumato festosamente la promozione in A1 della TeLiMar di pallamano, si è immerso nella realtà pallonara che negli ultimi mesi ha consegnato a lui e a tutti gli appassionati soltanto fiaschi: “Questa vicenda surreale ci colpisce perché il calcio è lo sport principe in questa città – ha detto Orlando – in un momento in cui in altri sport si registrano successi. Proviamo rabbia e smarrimento. Siamo nelle condizioni di chi è bloccato e fino alla fine possiamo sperare nella B, anche se sappiamo che questo sia difficilmente realizzabile”.

Praticamente impossibile. Il Palermo non ha rispettato i parametri dell’iscrizione. Ha affidato la fidejussione, a sua insaputa, a una compagnia assicurativa bulgara, che non l’ha mai emessa (c’è di più, dice di non aver ricevuto alcun incarico). Il broker incaricato di mediare, tale Camilleri, ha attaccato i Tuttolomondo, dicendo che è stato impossibile emettere la garanzia per la mancanza di alcuni documenti. Qualcuno mente di sicuro. E anche l’ultima proprietà, che aveva annunciato in pompa magna un investimento per risollevare le sorti del club, si è rivelata una farsa: “Ho seguito la vicenda del Palermo in intesa con gli organi del calcio – ha proseguito Orlando nella sua analisi –. Avrei incontrato solo chi mi avrebbe voluto parlare facendo da tramite, ho mantenuto una certa posizione e tempo addietro ho preferito non incontrare quelli che chiamavo ‘incappucciati’. Ho appreso dalla stampa che c’era un gruppo intenzionato ad acquistare la Serie A e a garantirne la permanenza in Serie B”. Non è andata bene.

La migliore delle ipotesi, adesso, si chiama Serie D. E’ il massimo che il Palermo potrebbe ottenere dopo lo scempio e il danno d’immagine di queste ore: “Non ho conosciuto personalmente questi nuovi acquirenti – ha spiegato il sindaco – ma ho appreso che non avrebbero presentato la documentazione regolare per l’iscrizione alla Serie B. Voglio capire che posizione assumerà il presidente Albanese in merito a questa vicenda che mi sembra surreale. Mi batterò per la città contro soggetti che si sarebbero travestiti da avventurieri”. A chi gli chiede dei contatti, già certi, con Massimo Ferrero (patron della Sampdoria) e Dario Mirri, che potrebbero rilevare il club fra i dilettanti, Orlando glissa: “Se io dovessi comunicarvi l’elenco degli sms che ho ricevuto credo che non basterebbe una conferenza stampa. Mi sono rifiutato di parlare con tante persone perché prima devo capire di più dalla Lega”.

“Spero che il presidente della Lega nazionale dilettanti – ha rimarcato Orlando – permetta al Palermo di poter iscrivere la squadra in Serie D con dietro una proprietà disposta a gestire la società. Una procedura che è già stata attuata dal Bari nella scorsa stagione, adesso però non sappiamo se ci sarà fallimento o qualcos’altro. Mi interessa poter praticare calcio a Palermo nel miglior livello possibile. Provvederò a compiere queste operazioni d’intesa con il Comune e metterò in atto tutti i meccanismi per rispetto alla città e alla tifoseria per evitare spiacevoli incidenti. Convocherò una commissione di alto livello per non far avvicinare avventurieri che proveranno a prelevare il club. Si chiederà un piano triennale che servirà a determinare un possibile passaggio dalla D alla B”.

L’altro avvenimento di oggi è il Cda rosanero, andato quasi deserto. Alessandro Albanese, il presidente in carica di un organigramma svuotato, negli ultimi venti giorni per motivi personali si era un po’ allontanato dal club e ora si ritrova solo, circondato dal nulla. Mortificato. “Non c’è stata data la verifica documentale, questo non vuol dire però che non ci sarà. Liquidazione? Questo lo decide l’assemblea. Il socio può decidere di andare avanti, può pure tentare l’iscrizione in serie B – ha provato ad argomentare Albanese, che è anche il leader di Sicindustria – Abbiamo convocato un’assemblea per giorno 5. Io ho dato la massima disponibilità a fare qualsiasi cosa. Sono veramente addolorato, perché questa è la squadra del cuore. Quello che potevo fare l’ho fatto, se ho sbagliato chiedo scusa, ma davvero ho vigilato come ho potuto”. Non è bastato. Il calcio a Palermo rasenta la dannazione.