Maurizio Zamparini, ormai da qualche mese, si trova agli arresti domiciliari nella sua abitazione di Aiello del Friuli, in attesa del processo per falso in bilancio che si celebrerà a Palermo dal 2 luglio. Il suo nome, però, è ancora al centro di numerosi sospetti. Uno di questi lo ha avanzato la Procura di Caltanissetta, che ha dato mandato ai finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria di indagare fra le toghe in servizio a Palermo. Una di esse, infatti, avrebbe soffiato all’ex patron rosanero la notizia del suo imminente arresto, permettendogli di evitarlo con un artificio: dimettersi dal consigliere del club. Un indizio risiede nella telefonata che l’allora presidente del Palermo, Giovanni Giammarva, fece partire sul telefono di Zamparini il 2 maggio 2018, in cui gli preannunciava una visita a sorpresa dalle sue parti. Il giorno dopo, 3 maggio, Zamparini si dimette da qualsiasi posizione societaria, facendo venire meno le esigenze di custodie cautelari. E’ per questo che il 7 maggio, il giudice per le indagini preliminari Giovanni Anfuso, rigetta la richiesta della Procura perché non esistono esigenze cautelari. Zamparini finirà agli arresti soltanto nove mesi dopo, quando la Cassazione accoglie il ricorso della procura contro la mancata custodia. Ma quella volta Zamparini riuscì a scamparla, magari tramite un aiutino. Che a Caltanissetta adesso vorrebbero riportare a galla.