Palermo è tutta un tram

Fabrizio Ferrandelli, capo dell'opposizione a Palazzo delle Aquile, ha mobilitato gli esercenti contro l'ordinanza del sindaco

La città del futuro immaginata dal sindaco Leoluca Orlando – una Palermo a misura d’uomo e di tram – lascia più di una perplessità in Fabrizio Ferrandelli, storico oppositore del primo cittadino nelle ultime due competizioni elettorali. Alle quattro linee tranviarie presenti, se ne aggiungeranno altre sette. Tre e mezza risultano già finanziate dal Patto per Palermo (200 milioni di euro) e sono in fase di progettazione definitiva: a settembre approderanno al Consiglio dei Lavori Pubblici per proseguire l’iter. Che prevede la loro piena realizzazione entro il 2024. Si tratta della linea A (dallo stadio fino a via Croce Rossa, passando per via Roma); linea B (Notarbartolo-Duca della Verdura); linea C (Viale Regione-Orleans, attraverso via Basile); e il primo tratto della linea E (De Gasperi-Francia).

Da qui a cinque anni potrebbe cambiare il volto di Palermo. Ma in questi cinque anni, escluse le zone pedonalizzate, la città potrebbe diventare un imbuto ed essere inghiottita dal traffico. Lo sa bene Ferrandelli, che sul tema della viabilità è sempre molto circospetto: “I miei dubbi – spiega il leader dei Coraggiosi in Consiglio comunale, da poco approdato alla direzione nazionale di + Europa – sono determinati dal fatto che non siamo ancora dotati di un Pgtu (Piano Generale del Traffico urbano). Tutti gli annunci, senza uno strumento di programmazione, lasciano il tempo che trovano. Inoltre, credo che il Pgtu vada integrato con il Piano regolatore della città, che l’amministrazione da quattro anni dice di essere pronto, ma che non vede mai la luce. Per mia natura, diffido di tutto ciò che non viene assorbito in uno strumento di pianificazione e poi si deve integrare all’esistente, quasi in corsa”.

Quindi i suoi dubbi sono legati a una questione procedurale. O proprio non sopporta i tram?

“Il sistema tranviario costa molto più di quello su gomma e, poiché la Regione non prevede alcuna remunerazione sul ferro, le aziende dei trasporti che si affidano ad esso, solitamente, non riescono a chiudere in pari. Ecco: diciamo che resto scettico sulla sostenibilità economica e finanziaria dell’opera. L’entrata in vigore delle prime linee ha determinato un aggravio di 11 milioni di euro l’anno per Amat (l’azienda del trasporto pubblico palermitana), a fronte di 2,5 milioni di introiti. Conoscendo bene i conti del Comune e tutti i disallineamenti, sono ancora più diffidente”.

Cosa può comportare l’apertura di nuovi cantieri per Palermo?

“Questo è il secondo aspetto della vicenda: la realizzazione e la tempistica di un’infrastruttura come il tram, in una città che è già vessata da cantieri che non vengono chiusi e in cui il raddoppio ferroviario promesso 12 anni fa si è concluso con un’incompiuta, mi fa temere sulle sorti della mobilità cittadina. La politica degli annunci mi fa paura”.

Però qui abbiamo una parte dell’opera già finanziata. E un’altra parte – dal valore di 500 milioni di euro – che il Comune di Palermo sta cercando di recuperare partecipando a un bando del Ministero delle Infrastrutture. Non sono soltanto annunci…

“Ma queste somme non ci sono. E’ propaganda pura. Che è servita a vincere le ultime elezioni, ma non farà vincere le prossime. Io, inoltre, ho una convinzione diversa e più moderna, legata alle grandi città europee. Dove si privilegiano le metropolitane rispetto alla mobilità di superficie”.

Questo è noto. Cosa non la convince, però, del modello tranviario?

“Alla base non c’è uno studio dei desideri di mobilità. Generalmente si guarda la densità di traffico, si guardano le tratte e si progetta l’opera. Questo non è stato fatto, e il piano ammesso a finanziamento mi sembra molto raffazzonato. Non mi avventurerei a spendere soldi per fare tratte che, magari, si rivelano poco remunerative. Una fra tutte è la Palermo-Mondello. Nei tre mesi estivi può avere un senso, ma in quelli invernali sarebbe un servizio a perdere. Questa è improvvisazione. Il mio timore è accresciuto con il ritorno alla mobilità del genio-Catania”.

L’assessore Catania ha spiegato che ci saranno benefici per l’ambiente, per la salute dei cittadini, per i commercianti… E punta su un sistema di mobilità pubblica rispetto all’uso delle automobili. Ammetterà che dietro a tutto questo c’è una visione…

“Loro una visione non ce l’hanno. Per incentivare un sistema di mobilità pubblica, eliminando il traffico e dando priorità alla salute dei cittadini, bisognava intervenire subito, dare certezze. Oggi, non fra vent’anni. Orlando con la scusa del futuro ci ha fregato due volte. I mezzi ibridi ed elettrici in Europa te li tirano in faccia. La scelta ecologica dei tram su gomma, di cui Parigi è piena, ad esempio, sarebbe immediatamente cantierabile. E lascerebbe il tempo di programmare, nei prossimi dieci anni, investimenti per nuove linee di metrò che ti connettano alle periferie. Un po’ come ha fatto il comune di Catania. In questo modo cominci a scavare sotto, non disturbi le persone in superficie e fai girare i mezzi. Evitando di posizionare trincee o elettrificare ogni angolo della città. I risultati si vedrebbero fra sei mesi. Credo che amministrare richiede visione, ma è anche una sfida dell’oggi”.

La Regione ha co-finanziato con 50 milioni i parcheggi di interscambio. Ne verranno realizzati tredici, in diverse aree di Palermo, per facilitare i collegamenti con le nuove linee del tram. Soldi buttati?

“No. Un piano di mobilità necessita di parcheggi di interscambio e Palermo sotto questo aspetto è deficitaria. Quelli già esistenti – penso a Notarbartolo, a viale Francia e all’ingresso del Forum – devono essere messi a sistema con altre zone della città. Per cui colgo questa notizia con grande favore”.

Da ieri via Maqueda è stata liberata dal traffico delle auto, come alcuni tratti del Cassaro. Cosa pensa di questi esperimenti sulla pedonalizzazione di alcune aree?

“Sospendo il giudizio. Le sperimentazioni fatte ad agosto, quando in città non c’è nessuno, valgono fino a un certo punto. A partire da settembre, col ritorno dei lavoratori e la riapertura delle scuole, si capirà se è una scelta giusta oppure no. Sottrarre le zone al traffico e restituirle ai pedoni, e alla qualità della vita, non è male. E’ chiaro che ad ogni chiusura, però, va affiancata un’operazione di rilancio dei servizi. Secondo me non è stata fatta una politica adeguata con i taxi, con i car sharing, con il trasporto pubblico”.

In Via Roma, invece, è stato istituito il doppio senso di circolazione.

“Credo che il problema di viabilità in via Roma non sia legato al sistema dell’attraversamento e del transito. I commercianti, che hanno chiesto aiuto all’Amministrazione, battono sul tema della sosta. Bisognerebbe incrementare i parcheggi”.

L’altro giorno attraversava via Maqueda e ci ha fatto un post su Facebook, dicendo di sentirsi in una “città turistica”. Ma ha anche aggiunto che fuori dal quadrilatero c’è ancora molto da cambiare.

“Palermo è una città di 720 mila abitanti e di venticinque quartieri. Le politiche di pedonalizzazione non possono, e non devono, limitarsi al centro storico. Perché Mondello non deve essere pedonalizzata e godere di una migliore qualità della vita? Perché non affrontare la questione viabilità a Sferracavallo, con l’apertura della bretella di via Plauto ai pedoni? A onor del vero, non esiste nemmeno più il quadrilatero. In via Maqueda ti senti in una metropoli turistica, ma cambia tutto se imbocchi una parallela o una perpendicolare. Il tema sono le strade: alcune sono valorizzate, ma appena vai fuori dall’asse principale vedi tutta la disorganizzazione, dalla spazzatura all’illuminazione, all’assenza di pianificazione e organizzazione. Palermo è una città fatta di tante città, ma se c’è un comune denominatore è l’assenza di visione collettiva e di governo. E’ chiaro che al di là degli spot, la città non è governata”.

Insiste con questo refrain. Perché?

“Orlando accoglie con grande attenzione tutto ciò che può dargli una vetrina dal punto di vista culturale. Sulla gestione dell’ordinario, invece, dimostra di non esserci. Fare il sindaco di Palermo gli procura frustrazione: si sente talmente al di sopra e al di là, e il suo ego è così atrofizzato, che vive questa dimensione come un “minus”. Chi ti vota per fare il sindaco ti vota per fare l’amministratore di un grande condominio. So che è frustrante occuparsi di rifiuti, di cambiare le lampadine, di potare gli alberi, ma sei stato votato per questo. Altrimenti ti candidi all’Europarlamento o alle Politiche. Noi siamo schiavi della sua schiavitù. Alcune posizioni, anche rispetto al governo nazionale, sono condivisibili. Ma lui ha un mandato ben preciso e deve occuparsi di Palermo”.

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