L’autonomia del Parlamento più antico d’Europa si è trasformata in licenza di spesa, senza controllo né pudore. Missioni, rimborsi, trasferte: l’Assemblea regionale ha fatto di questi capitoli di bilancio il proprio terreno d’azione preferito, scialaquando denaro senza ritegno. Non c’è un progetto concreto per la Sicilia che riesca a vedere la luce senza rinvii, ostacoli o polemiche. In compenso c’è un’agenda fitta di viaggi istituzionali, fiere, eventi e passerelle, quasi sempre a spese dei contribuenti.

L’Ars sembra vivere in una dimensione parallela e ha perso da tempo la sobrietà. È in questo quadro che si inserisce la denuncia della deputata 5 Stelle Stefania Campo. Carte alla mano, ha ricostruito un bilancio impietoso: in meno di tre anni l’Assemblea ha finanziato 118 missioni per un totale di 145 mila euro di rimborsi. Una geografia che racconta molto più di un resoconto stenografico: 47 mila euro spesi per Roma, 14 mila per Milano, 19 mila per Bruxelles, 5 mila per Berlino. E poi le mete più esotiche e più onerose: New York (23 mila euro), Chicago (18 mila), Los Angeles (8 mila), Dubai (10 mila) e la solita Cannes (4.800). Un carnet da agenzia viaggi, senza che nessuno si preoccupi di misurare ricadute o benefici concreti per la Sicilia.

Il presidente dell’Ars Gaetano Galvagno non si è tirato indietro. Nel 2023 – anno in cui era esploso il bubbone – si è presentato a Cannes: trasferta per la quale ha richiesto 5 mila euro di rimborsi. Piccolo inciso: alcuni mesi prima, Schifani aveva ritirato in autotutela l’affidamento diretto di uno shooting fotografico alla Absolute Blue (3,7 milioni senza lo straccio di una prova che si trattasse di un servizio in esclusiva). Dalle parti della Croisette si sono ritrovati in tanti, anche grazie ai buoni uffici di Sabrina De Capitani, già portavoce di Galvagno, che per qualche tempo ha agito per nome e per conto della società lussemburghese: era una sorta di tuttofare, la “key account”.

Altri protagonisti dell’inchiesta della Procura di Palermo (in cui l’esponente di FdI è indagato per corruzione e peculato), si sono ritrovati nella missione giapponese di Osaka, quest’anno. In cima alla lista compare Marianna Amato, indagata, fedelissima di “Uomo 6” (cioè l’ex assessore al Turismo Manlio Messina), organizzatrice di eventi e “cocca” di Ignazio La Russa. In Giappone la Regione ha presentato l’opera “Grani di pace”, portando con sé una delegazione di quarantaquattro persone: assessori, funzionari, rappresentanti dei parchi e artigiani. Una settimana di vetrina costata oltre un milione di euro. Dentro ci sono anche i 59 mila euro di una singola spedizione: 15 mila per i voli, 14 mila per l’ospitalità, 10 mila per i compensi artistici, 10.500 per comunicazione e social. Fra addetti alle Pubbliche relazioni, cineoperatori e facilitatori, spuntava anche Amato, questa volta come “supporto alla comunicazione”.

Come se non bastassero le “utilità” per il suo cerchio magico – che la magistratura ha spulciato per filo e per segno – Galvagno si è appena garantito nuova benzina per la macchina del consenso. Ha chiesto e ottenuto dai tre questori di Palazzo dei Normanni – Lombardo (Mpa), Figuccia (Lega) e Dipasquale (Pd) – un’integrazione di 500 mila euro al fondo contributi, quel pozzo senza fondo che già nei primi tre anni di legislatura gli avrebbe consentito di macinare circa 4 milioni di euro. L’Ars può tutto: anche permettersi una “scorciatoia” per finanziare determinate iniziative territoriali. Nel senso che non occorre passare da specifici iter parlamentari, come accade ai poveri deputati.

Mentre l’Assemblea si muove come una compagnia di ventura, il presidente della Regione Renato Schifani rivendica di aver azzerato il disavanzo e di vivere tempi “storici”. Eppure è lui stesso a incarnare il paradosso. I suoi rimborsi di missione, raccontati da SudPress, lo testimoniano: tre trasferte a Roma in poco più di un mese hanno prodotto un conto da 1.922 euro. Hotel da 391 euro a notte, voli a 338 euro, diarie giornaliere da 155 euro.

Il tutto reso ancora più pesante dall’aumento approvato dall’Ars, che ha moltiplicato i rimborsi per pasti e pernottamenti: da 50 a 170 euro per i pasti, da 200 a 570 per le notti in hotel. L’Istat calcola l’inflazione intorno all’1 per cento, ma i privilegi crescono del 250 per cento. Non bastasse, Schifani ha collezionato altre spese simboliche: un televisore da 7 mila euro, biglietti da visita da 2.300, un toner da 2.000, fioriere da 4.000, divise del personale di Palazzo d’Orléans da 50 mila. E il cerimoniale gonfiato fino a 124 unità in un anno, numeri da Casa Bianca.

Il rovescio della medaglia sta nei provvedimenti per i siciliani. Il cosiddetto reddito di povertà, pensato per le fasce più fragili, vale 30 milioni di euro. Le domande sono state oltre 100 mila, quelle accolte appena 11 mila. Contributo medio: 227 euro al mese. Meno della metà del costo di una notte trascorsa dal presidente in albergo.

La sproporzione è evidente. Da un lato i bilanci festeggiati con toni trionfali, dall’altro i cittadini costretti a scegliere se pagare una bolletta o rinunciare a una cura. Da un lato una politica che discute di introdurre dodici deputati supplenti da 12.500 euro al mese più staff, dall’altro una regione che arranca su ospedali e strade. In Sicilia i numeri contabili possono anche tornare. A non tornare mai sono il buonsenso e la sobrietà.