Certo, non aveva l’alterigia – la spocchia, stavo per dire – del Balilla: spendeva anche lui il dio dei soldi, ma non toccava le cifre milionarie sprecate con SeeSicily dall’ex patron della corrente turistica di Fratelli d’Italia; pirotolleggiava pure lui con le sponsorizzazioni in giro per i festival però si limitava alla Sicilia, si allungava al massimo fino alle Eolie ma non si sognava nemmeno di sbarcare sulla Croisette per attirare su di sé l’attenzione del dorato mondo del Cinema che popolava Cannes. Però si dava da fare pure lui. Stiamo parlando di Ferdinando Croce, il manager dell’Asp di Trapani la cui irresistibile carriera si è incagliata nello scandalo dei referti istologici consegnati ai malati di tumore anche con un anno di ritardo.

Sappiamo tutti com’è finita. Il patriota Croce, che occupava il vertice della sanità trapanese su indicazione dell’ex assessore Ruggero Razza, è stato prima sospeso; e poi, quando politicamente si è visto mancare il terreno sotto i piedi, ha rassegnato spontaneamente le dimissioni. Forse con la speranza di ricostruire la propria immagine e tentare di rientrare in tempi brevi – con la benevolenza del suo partito e di Palazzo d’Orleans – nel giro del ricco sottogoverno regionale.

Il giovane Croce, del resto, aveva fatto del sottogoverno il suo mestiere. Mentre dirigeva l’Asp di Trapani – con tutto l’impegno e le responsabilità che quella gestione comportava – trovava pure il tempo di mantenere l’incarico di assessore a Giardini Naxos, il suo Comune di residenza. E riusciva anche ad esercitare una consulenza per conto dell’Assessorato regionale dell’Ambiente. Gliela aveva offerta, manco a dirlo, l’assessore Elena Pagana, moglie del potente Ruggero Razza, con una delibera del maggio 2024 firmata dalla dirigente Patrizia Sacco. Il compenso non sfiorava le cifre strabilianti del Balilla, non andava oltre i 4.400 euro. Ma serviva ad affermare il principio secondo il quale i patrioti siciliani, in materia di nomine e di incarichi, sono a dir poco incontenibili.