“C’è ancora vita nel Pd” titolavamo appena qualche giorno fa. E se c’è una cosa che non manca nel Pd è proprio la vita… interna. Sì, perché di trovare unità e lavorare per crescere verso l’esterno non se ne parla. Il Pd, come è tradizione della sinistra, non riesce ad essere né unico né univoco. Le sue anime sono tante e la voglia di litigare non manca mai. Ma se si litiga tanto forse è anche segno di buona democrazia interna (interna è la parola giusta). Ed ecco che a quel pezzo, a quel titolo, a quelle dichiarazioni i Partigiani dem rispondono a suon di battute.

C’è aria di lite anche se non viene ammessa. Insomma a queste latitudini prudono le mani e non poco. Uno su tutti Antonio Rubino segretario organizzativo del Pd siciliano, amico (ma non politico) di Antonello Cracolici dopo una lunga vicinanza anche politica.

Rubino, come stanno i Partigiani?

“Benissimo. Siamo molto soddisfatti del lavoro che stiamo facendo sia in termini di aggregazione che di proposta politica. Ci avevano pronosticato una durata limitata, “dopo le elezioni spariranno” dicevano, ed invece siamo in salute e sempre più numerosi”.

Parla dei suoi compagni di partito?

“Certamente. Parlo del “sistema”, quello che si riunisce in qualche stanza ovattata dell’ARS e pensa di decidere per tutti. Vanno avanti così da quando è nato il Pd e i risultati li abbiamo visti. Noi ci siamo posti in alternativa a quel sistema, riuscendo ad interpretare il sentimento della stragrande maggioranza della nostra gente. Forse anche perché abbiamo quel giusto grado di credibilità necessaria”.

Lupo ha dichiarato che “l’ultima segreteria Raciti è stata un fallimento”. Lei che ne è stato il responsabile dell’organizzazione cosa si sente di rispondere?

“Che è una sua opinione, la stessa che esprime da quattro anni ossia da quando ha perso il congresso. Ho letto l’intervista al capogruppo e mi verrebbe da rispondere citando Totò”.

Cioè?

“Ma mi faccia il piacere”. Lupo è stato tra i protagonisti del renzismo, ha sostenuto Renzi e i renziani in asse costante con Davide Faraone e adesso vuole prenderne le distanze attaccandolo insieme a Raciti. Penso sia più corretto da parte di tutti assumersi la propria parte di responsabilità”.

Anche l’area che fa riferimento ad Antonello Cracolici, la stessa che l’ha visto protagonista per tanti anni, ha sferrato un attacco durissimo al segretario regionale. Cosa succede?

“Premetto che la stima ed il rispetto verso Antonello, per me, restano immutati perché vent’anni di lavoro fianco a fianco non si cancellano con la gomma. Ma ad un certo punto alcuni di noi hanno deciso di fare un altro tipo di percorso. Volevamo e vogliamo continuare a farlo senza drammi o “sciarre” anche se non le nascondo che l’attacco “a freddo” a Raciti mi ha deluso molto perché l’ho considerato poco politico e molto gratuito”.

Fra poco si celebrerà il congresso regionale. Che congresso si immagina?

“Sulle idee, dove i protagonisti dovranno essere i circoli, gli amministratori locali e i militanti. Ci opporremo all’idea, che sento circolare, di un congresso preconfezionato da tre persone al gruppo parlamentare e poi ratificato dal popolo del Pd. La gente non ne può più: o saremo in grado di offrire l’immagine di un partito che si rinnova nel linguaggio, negli strumenti e nella classe dirigente o il risultato del 4 marzo rischia di essere uno dei migliori”.

Chi immagina come successore di Raciti?

“Mandrake. A parte lo scherzo partiamo dalla politica, i nomi arriveranno”.

Come giudica l’opposizione a Musumeci?

“C’è un importante lavoro svolto dai singoli deputati. Quello che manca è il senso del collettivo, non emergiamo. Sembra Gianfranco Micciché il vero oppositore del Governo. Dobbiamo uscire velocemente dalla tattica, gettare via il vocabolario del politichese e tornare per strada, fra la gente, chiudendo la stagione dell’autoreferenzialità come elemento caratterizzante. Solo così riusciremo a costruire l’alternativa ad un governo che ha già concluso la luna di miele con i siciliani”.

Per fare quello che dice ci vorrebbe un partito ed una sintesi che vedo lontana. Renziani contro Partigiani, Leopolda contro Agorà…

“Sono contento di questa domanda che mi aiuterà a spiegare meglio che Agorà non è in contrapposizione a niente e a nessuno. E’ semplicemente una delle tappe del nostro lavoro e mi auguro che possa essere patrimonio di tutto il partito. Dobbiamo abituarci ad un modello di partito che trovi in appuntamenti come la Leopolda e Agorà nuovi spazi di discussione che, aggiunti a quelli storici dei circoli, formulino la proposta complessiva del Pd. C’è una rete di storie che viaggia trasversalmente a noi come il mondo del civismo, vero vincitore delle scorse amministrative, dell’associazionismo laico e cattolico, del volontariato. Dobbiamo dotarci di strumenti partecipativi che rendano l’interlocuzione con questi mondi fruibile, fattibile e concreta”.

Però il Pd sta male, sede chiusa, dipendenti licenziati e circoli in stato di abbandono. Come si fa?

“C’è da ricostruire tutto. Ma sono ottimista perché all’interno del Pd siciliano c’è un patrimonio umano straordinario che va reso protagonista della ricostruzione. Ci vuole buona volontà, idee e quel pizzico di coraggio necessario alle sfide che abbiamo di fronte”.

E a settembre la Festa de l’Unità. Provocazione?

“Assolutamente no. La festa nasce per unire e non per dividere. Siamo un bel gruppo carico di entusiasmo che vogliamo mettere a disposizione del Pd e la Festa è il momento migliore per farlo. E poi nei momenti come questi serve tirar fuori “la coperta di Linus” e noi abbiamo scelto la più pregiata”.

Cosa aggiungere? davvero poco o nulla. Nel Pd se le cantano da soli… a vicenda.