Per Zambuto strada in salita

Il nuovo assessore alle Autonomie locali e alla Funzione pubblica della Regione siciliana, Marco Zambuto

Ridurre gli sprechi e riqualificare l’amministrazione: a Marco Zambuto, ex sindaco di Agrigento e nuovo assessore alla Funzione pubblica e alle Autonomie locali, è toccato uno dei dossier più caldi del 2021. Non solo per i continui strappi fra Musumeci e i regionali, alias “grattapancisti”. La cura dimagrante imposta da Roma, infatti, porterà a una netta sforbiciata del personale. Che è già in corso e prevede di snellire il comparto dirigenziale, per quest’anno, da 1.113 a circa 900 unità; mentre il comparto non dirigenziale, che nell’ultimo quinquennio ha già perso per strada 947 persone, sarà ulteriormente decimato (da 12.577 a 12.300 dipendenti). E il tutto, si legge nella relazione della Finanziaria, “tenendo conto delle limitazioni delle facoltà assunzionali previste dall’accordo per il ripiano decennale del disavanzo”, firmato il 14 gennaio da Musumeci e dall’ex premier Giuseppe Conte. Nel triennio che va dal 2022 al 2024 la Regione dovrà rinunciare a 330 dipendenti e un centinaio di dirigenti, ma non potrà permettersi di perdere smalto. Tutt’altro. L’ente, che non assume dal ‘92, deve rigenerarsi e assorbire nuove competenze.

Assessore, come pensa di rivalutare la pubblica amministrazione senza poter fare assunzioni? Sembra un controsenso.

“La nostra sfida è allestire una macchina che sia il più efficiente possibile, seppur ridimensionata nei numeri. E’ vero, ci troviamo a far fronte a un accordo Stato-Regione che ci limita nelle capacità assunzionali per alcuni anni. Però stiamo creando le condizioni per superare questo ostacolo. Ci riusciremo attraverso i risparmi che realizzeremo con la fuoriuscita del personale e con un meccanismo complesso di redistribuzione delle competenze. Da un lato serve una nuova visione della macchina amministrativa, dall’altro guardare avanti per il recupero di energie e intelligenze”.

L’accordo Stato-Regione vi chiede tre cose: l’applicazione del lavoro agile, lo snellimento della struttura amministrativa, la riduzione degli uffici di livello dirigenziale. Se non è un sacrificio questo…

“Nessun sacrificio. Sulla riorganizzazione degli uffici ci stiamo organizzando: siamo di fronte a una dotazione organica obsoleta, che prevedeva postazioni dirigenziali oggi rimaste vacanti. E’ qui che taglieremo. Inoltre è prevista una razionalizzazione dei servizi e delle unità operative per tornare in linea con i parametri definiti a livello nazionale. Pur sapendo che la Regione siciliana ha un numero di competenze maggiore rispetto a tante altre”.

Lo Stato vi ha chiesto anche di recepire le norme in materia di dirigenza pubblica. Il primo passo da fare è il superamento della “terza fascia”, che fuori dalla Sicilia non esiste nemmeno.

“Il tema sarà oggetto di un incontro con le parti sociali che organizzerò al termine della sessione finanziaria. Ovvio che bisogna intervenire”.

La Corte dei Conti ha stoppato l’aggiornamento del contratto della dirigenza, che prevede un aumento medio di 209 euro. Il quadro economico, secondo i magistrati, è incerto. Come l’ha presa?

“I rilievi posti dalla Corte dei Conti fanno riferimento alla mancanza dell’ultimo documento di controllo: cioè il rendiconto 2019, che abbiamo ritirato qualche settimana fa in autotutela ed è oggetto di un’attenta revisione per via di alcune poste di bilancio inesatte risalenti al 2018. Contiamo di riportarlo in giunta nell’arco di dieci giorni, per poi trasmetterlo alla Corte dei Conti. Subito dopo potremo riprendere il ragionamento sul nuovo contratto dei dirigenti, confermando tutti gli impegni”.

Quali?

“E’ un adeguamento rispetto alla normativa nazionale. Sostanzialmente c’era un ritardo da parte della Regione, colmato grazie a un accordo con le parti sociali. I fondi necessari saranno stanziati in Finanziaria”.

Sono confermati anche i 52 milioni per garantire l’aumento ai dipendenti regionali?

“Assolutamente sì”.

Non lo trova contraddittorio?

“Perché dovrei?”.

Musumeci ha detto che il 70-80% dei dipendenti regionali non ha competenze e si gratta la pancia.

“Al netto delle dichiarazioni, il presidente Musumeci è quello che ha firmato il nuovo contratto. E oggi il suo governo sta mettendo i soldi per aggiornarlo, lavorando in sinergia coi sindacati e pur avendo la consapevolezza che stiamo attraversando una fase economica delicata. Serve uno sforzo da parte di tutti”.

Fra i numerosi tagli previsti dalla Legge di Stabilità, nonostante le indicazioni contrarie in prima commissione, ce n’è uno che prevede l’introduzione di un contributo di solidarietà per le pensioni dei dipendenti regionali, che potrebbero perdere da 4 a 98 euro al mese. Per un risparmio di 4 milioni l’anno.

“In commissione Bilancio stiamo cercando di superare questa norma, di renderla migliore. Vogliamo valutare tutte le ipotesi, e incontrare le forze sociali se necessario, per gravare il meno possibile sulle tasche di questa gente”.

Quando si terrà il concorso per potenziare i Centri per l’Impiego?

“Siamo quasi pronti, stiamo definendo la procedura. E spero che dal prossimo mese si possano mettere a bando i 1.200 posti disponibili. Il concorso si farà”.

Il M5s lamenta la mancata erogazione dei fondi ai comuni. Sia i 115 milioni per investimenti che i 263 del fondo perequativo previsto dalla Finanziaria di guerra. Perché tardano ad arrivare?

“Il percorso è stato definito la settimana scorsa insieme all’Anci (l’associazione dei comuni). Stiamo parlando di risorse extraregionali, l’iter è risultato più lungo. Detto questo, a breve porterò in giunta la delibera che definisce le coperture e potremo procedere. Intanto i Comuni hanno ricevuto le schede finalizzate all’erogazione dei contributi”.

La presenza di una donna in giunta era più avvertita dentro o fuori dall’esecutivo?

“Si trattava di una sensibilità presente nelle forze politiche compongono la maggioranza e avvertita dal presidente della Regione, che ha fatto maturare alcune condizioni affinché si materializzasse”.

Qualcuno ha accusato il Pd, con quel ricorso al Tar, di aver giocato sporco…

“E’ il bello della politica…”.

La sua nomina in giunta ha portato alla scissione di Forza Italia nell’Agrigentino e a qualche dichiarazione sgradevole da parte di alcuni suoi ex compagni di partito, come l’on. Vincenzo Giambrone (poi passato alla Lega). Qual è il suo rapporto con la base?

“Ottimo. Il mio obiettivo è rappresentare la mia terra, mettermi al servizio della Sicilia e dei siciliani, lavorando con il gruppo parlamentare di Forza Italia. Ringrazio di cuore il presidente Micciché per avermi dato l’opportunità di farlo”.

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