Ci sono voluti cinque anni, cinque lunghissimi anni, ma alla fine i fratelli Niceta, imprenditori di Palermo, hanno ottenuto la sentenza che meritavano: il dissequestro dei beni. Il loro patrimonio, hanno affermato i giudici del tribunale, non era stato costruito grazie a un rapporto malsano con i boss della mafia. Evviva la giustizia, verrebbe da dire. Ma c’è un dettaglio: i 15 negozi di abbigliamento che facevano capo alla famiglia Niceta non ci sono più, rasi al suolo. Chi pagherà per questo ennesimo disastro? Nel ventre molle dell’antimafia è nata una filiera di sciacalli che da alcuni decenni si ingrassano divorando i beni messi sotto sequestro dall’autorità giudiziaria. Alcuni sono stati identificati e sputtanati. Ma molti altri scorazzano ancora liberamente, protetti dagli stessi giudici che li hanno invitati al tavolo della grande abbuffata. Allegria.
Giuseppe Sottile
in Operette immorali
Chi si arricchisce con l’antimafia
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