Gaetano Galvagno ha deciso di non dimettersi e, per far credere che non è successo nulla, è volato pure a Bruxelles. Resta tuttavia in carica un politico fuori gioco, un cavallo zoppo e con un’immagine pesantemente compromessa: l’inchiesta della magistratura lo chiama in causa non per abuso di ufficio ma per corruzione e peculato, reati gravissimi. L’Assemblea regionale gli ha tributato, non senza imbarazzo, la dovuta solidarietà ma le tiritere sulla presunzione di innocenza non rimuovono la mala politica descritta dalle intercettazioni. Il presidente dell’Ars si è consegnato mani e piedi alla sua portavoce e la dolce ma ingorda Sabrina lo ha trascinato in un giro poco commendevole di leggerezze e azzardi. Le conversazioni tracciano due ritratti impietosi: lei un’ape regina che rastrella piccioli e borse di lusso; lui un golden boy che brucia il proprio futuro.
