Il presidente Nello Musumeci ha chiuso pure i supermercati di domenica, provocando – per tutta la giornata di sabato – file interminabili di fronte ai punti vendita di mezza Sicilia; e vietato, inoltre, l’attività motoria e la passeggiatina sotto casa (esclusi quei cinque minuti per i bisogni del cane). In una sezione dell’ultima ordinanza, emanata venerdì sera, la Regione, inoltre, ha obbligato i comuni a provvedere alla sanificazione delle strade del centro abitato, degli uffici pubblici e degli edifici scolastici. Un’attività che verrà co-finanziata da palazzo d’Orleans.

La prudenza non è mai troppa, e Musumeci ha addirittura “forzato” alcuni provvedimenti adottati dal governo centrale (come nel caso dei negozi di generi alimentari). Ma in una cosa si è mostrato poco attento: la salvaguardia della salute dei ventimila dipendenti regionali che – tuttora – sono liberi di aggirarsi nei corridoi dei vari assessorati. L’unico provvedimento di rilievo, attraverso una direttiva firmata dal dirigente generale del dipartimento ai Beni culturali, ha riguardato un intervento di sanificazione degli uffici del dipartimento di Siracusa, a seguito della positività di Calogero Rizzuto, direttore del Parco archeologico Neapolis, Eloro e Villa del Tellaro, e di un suo collaboratore. Questa pulizia straordinaria e accurata, ripetuta per tre volte nell’arco di pochi giorni, ha interessato tutte le superfici di possibile contatto, come le maniglie, le finestre, i rubinetti e i corrimano.

Ma da quel momento, alla Regione, non s’è mossa foglia. Un caso a parte è palazzo dei Normanni, sede dell’Assemblea regionale. Dove un intervento di sanificazione è avvenuto prima e dopo la seduta di mercoledì mattina, quando di fronte a pochi deputati l’assessore alla Salute, Ruggero Razza, ha comunicato le azioni di contenimento e contrasto del Coronavirus da parte del governo. Palazzo Reale, che ogni anno ospita centinaia di migliaia di turisti, e non solo dipendenti e parlamentari, riaprirà martedì, ma già mercoledì prossimo il personale potrebbe rimanere a casa. In modo autonomo, infatti, l’Assemblea verificherà lo stato delle macchine di condizionamento, cioè i mezzi di trasporto più veloci per la trasmissione del virus e la determinazione del contagio. Tutte le macchine di trattamento aria (nelle sale conferenza, nei luoghi esposti al pubblico) saranno sottoposte a un check-up completo che richiederà giorni. L’attività di sanificazione verrà condotta da un’azienda specializzata, e non da manutentori “semplici”. Si tratta, però, di un’iniziativa autonoma, che nulla ha a che fare con le direttive centrali.

All’interno degli uffici della Regione, che si trovano per lo più a Palermo e Catania, ci sono migliaia di condizionatori centralizzati, che non vengono spenti quasi mai. E molti uffici, inoltre, sono dislocati in palazzi adibiti a civili abitazioni, con rischio di contagio incombente. Che nessuno ha provveduto a sanificare. E’ strano che Musumeci, prima di obbligare tutti alla quarantena e i sindaci alla sanificazione degli impianti comunali, non abbia guardato in casa propria. Molti dipendenti regionali, nonostante il livello di sicurezza non sia il massimo, sono rimasti a lavoro e risultano, tuttora, possibili vettori del Covid-19.

Lo smart working, infatti, è un fenomeno residuale. Lo ha segnalato, nei giorni scorsi, una nota congiunta di Siad e Cisal: “Nel pieno dell’emergenza Coronavirus, i dipendenti della Regione Siciliana vanno tutelati – hanno scritto Giuseppe Badagliacca e Angelo Lo Curto -: chiediamo al governatore Musumeci di attivare a tappeto lo smart working, lasciando in ufficio solo il personale strettamente indispensabile. Affidare ai singoli dirigenti questa decisione sta creando il caos e disparità fra dipendenti che sono inaccettabili, specie quando si mette a rischio la loro salute”. E ancora: “I decreti del governo Conte sono molto chiari in proposito. L’attività deve svolgersi in smart working per tutti, salvo casi eccezionali in cui è necessaria la presenza fisica, e quando non è possibile attivare lo smart working si può esentare il personale: ci risulta però che in troppi uffici si obblighino i dipendenti alla fruizione delle ferie, aggirando le norme. Una situazione inaccettabile e su cui bisogna subito intervenire”.

Nell’ambito degli interventi di sanificazione già adottati, l’Ars ha mandato in ferie retribuite metà del personale. E ha limitato l’accesso all’Osservatorio Astronomico, il centro per le rilevazioni metereologiche: una sola persona con Dpi (dispositivi di protezione individuale) indosso. Inoltre ha installato circa 50 postazioni col gel igienizzante per le mani (anche all’ingresso di Sala d’Ercole), una cartellonistica informativa sul virus e, puntualmente, provvede alla pulizia delle tastiere degli ascensori. Ma queste contromisure – utili a garantire le condizioni di sicurezza minime – sono state previste anche altrove? La sanificazione degli ambienti sarebbe stato il primo passaggio da compiere, per un’Amministrazione che ha fatto del rigore il suo tratto distintivo. Invece, nulla. Ci sono ventimila potenziali “vettori” che vanno in giro indisturbati.

Dipendenti a rischio: via agli esposti in procura
“Gli allarmi lanciati in queste settimane non sono serviti a niente: ancora troppi dipendenti regionali in Sicilia sono costretti a presentarsi in ufficio, nonostante lo Stato abbia imposto lo smart working a tappeto tranne che per rarissimi casi. Una disposizione largamente inapplicata in ogni Provincia e a ogni livello. La scomparsa del Direttore del Parco archeologico di Siracusa Calogero Rizzuto, dovuta secondo le notizie di stampa al Coronavirus e per la quale porgiamo le nostre più sentite condoglianze alla famiglia, è la dimostrazione che tutti i dipendenti e le loro famiglie sono ad altissimo rischio: abbiamo già presentato esposti presso tutte Procure siciliane e non ci fermeremo, i lavoratori vanno tutelati e lasciati a casa”. Lo dicono Giuseppe Badagliacca e Angelo Lo Curto del Siad-Cisal e Csa-Cisal.

 Lupo: Regione dia indicazioni chiare a propri dipendenti su modalità di lavoro
“La Regione deve dare indicazioni chiare ai propri dipendenti: adotti la modalità di ‘smart working’ per il personale dell’amministrazione o, se ciò non fosse possibile, stabilisca l’esenzione dal servizio”. Lo dice Giuseppe Lupo, capogruppo PD all’Ars, che ha presentato un’interrogazione al presidente della Regione, all’assessore per le Autonomie locali e la funzione pubblica ed all’assessore al Lavoro alla luce del fatto che, nonostante l’emergenza Coronavirus sia già in corso dal diversi giorni, la Regione Siciliana non ha ancora stabilito le modalità di lavoro per il proprio personale. “Dopo aver preso atto delle richieste delle associazioni sindacali e viste le disposizioni del decreto ‘Cura Italia’ – aggiunge Lupo – chiediamo all’amministrazione regionale di superare questa fase di stallo poiché i dipendenti regionali non hanno ancora certezze su come affrontare questa situazione. O si attivano le procedure per consentire di procedere con lo smart working o si esentano i lavoratori dal servizio, purché si prenda una decisione e si agisca immediatamente”.