Lunedì scorso ho trovato nella Pec un’intimidazione della Rai che mi obbligava, per il 2025, a pagare un canone di 247 euro. Più che un canone, un balzello. Durante il weekend, dopo avere esaminato con acribia i programmi che la Tv di Stato mi ha dato in cambio della somma già pagata, sono giunto alla conclusione che quei soldi mi dovrebbero essere restituiti immediatamente, hic et nunc. Tra sabato e domenica la Rete ammiraglia mi ha offerto i sorrisi ingessati di Milly Carlucci, gli ammiccamenti sessisti di Guillermo Mariotto, l’amichettismo della Venier, il film muto di tale Enzo Miccio, il disarmante giochino di Mammuccari, l’ottantesimo talk-show sul labirinto giudiziario di Garlasco e una sfacciata promotion dedicata a Enrico Brignano in partenza per una nuova tournée. Chiamano servizio pubblico un acido miscuglio di faccette e marchette, vecchie e private.