Regione, né soldi né idee

Il deputato, nonché segretario regionale del Pd, Anthony Barbagallo, punta il dito contro il governo Musumeci

L’analisi parte da lontano. Da un piano dei rifiuti – che ieri ha ricevuto il parere favorevole della IV Commissione dell’Ars – in cui “non si fa accenno alle bonifiche o ai rifiuti speciali” e per questo appare superato in partenza; passando per “l’unica leggina approvata dopo l’estate”, quella sul riordino del demanio marittimo, “su cui il Ministero degli Affari regionali avrà parecchio lavoro da fare: ci sono troppe forzature normative”. Anthony Barbagallo, segretario regionale del Partito Democratico, analizza l’azione di governo di Musumeci e soci. E non ha dubbi: “Fanno ridere”.

Perché fanno ridere? La Sicilia, come il resto delle regioni italiane, sta affrontando una fase straordinaria. L’azione di governo non può non esserne condizionata.

“Ma si rende conto che per la prima volta nella storia dell’Assemblea, siamo all’11 dicembre e non c’è uno straccio di Legge Finanziaria? Dicembre, non agosto… Non solo: mancano la parifica del Bilancio, il rendiconto, il documento di programmazione economica e finanziaria”.

Qual è la prospettiva economica della Regione?

“Non lo so. Bisogna chiederlo ad Armao e Musumeci, che però sono specializzati nella politica degli annunci. Non hanno capito che servono gli atti. Comunque, direi che la prospettiva è quella dell’esercizio provvisorio e di una Finanziaria approvata nel prossimo aprile. Speriamo di resistere”.

I siciliani stanno soffrendo le conseguenze del Covid. Ma gli aiuti del governo, nonostante i buoni propositi e una “manovra di guerra”, sono quasi assenti.

“Per fortuna c’è l’impegno del governo nazionale. Le uniche risorse sono quelle dei decreti ristori. Alla Regione, invece, non riescono a liberare un euro”.

Il governo Musumeci ha presentato un piano articolato di proposte per il Recovery Fund, ma Roma non le ha prese in considerazione. Questa attenzione per la Sicilia va e viene.

“Sul Recovery nessuno all’Ars ci ha chiesto un parere. Musumeci si è fatto promotore di un elenco di opere faraoniche, cavalcando scelte populiste, per foraggiare alcuni territori e feudi elettorali. Il documento inviato dalla Regione non solo non era previsto, ma non rispetta nessuno dei requisiti. Non contiene una sola opera cantierabile”.

La Lega sostiene che il Ponte debba essere finanziato coi soldi dell’Europa.

“Io credo che il Recovery Fund testimonia lo straordinario impegno del governo nazionale nei confronti della Sicilia. Hanno riservato all’Isola venti miliardi, a cui si aggiungono le infrastrutture previste dal decreto “Italia Veloce”. Io un governo a trazione così meridionale non l’avevo mai visto”.

Anche lei, però aveva detto di essere a favore del Ponte.

“Il Pd è assolutamente a favore di una soluzione che consenta l’attraversamento veloce dello Stretto. Nei giorni scorsi il Ministro Paola De Micheli ha avanzato due proposte: il “ponte leggero” e il tunnel sottomarino. Presto verrà definita una soluzione”.

Torniamo alle cose pratiche. Perché il Pd è contro il piano dei rifiuti? Ci sono voluti 15 mesi per partorirne uno.

“Somiglia a quello del ’99. Non riduce la produzione dei rifiuti; prevede lo smaltimento dell’umido con gli impianti di compostaggio, e non con quelli di biometano che garantirebbero la produzione di energia; non parla di bonifiche, né di rifiuti speciali. Inoltre, al governo sono bastati due giorni e una sola audizione – ieri con Legambiente – per approvarlo. Prima avrebbero dovuto sentire i sindaci e i presidenti delle SRR (le società di regolamentazione dei rifiuti), e promuovere un dibattito parlamentare. Invece hanno violato anche la legge 9 del 2010”.

E cos’altro?

“Il Codice dell’Ambiente. In particolare, il piano prescinde del tutto dall’ampiezza degli Ambiti, non prevedendo quali impianti di incenerimento o di recupero energetico realizzare. Avrebbe dovuto contenere ‘la tipologia e il complesso degli impianti di smaltimento e di recupero dei rifiuti’. Questa mancanza, oltre a costituire un grave ‘vulnus’, rappresenta anche una pericolosa linea di credito nei confronti degli speculatori”.

Perché discute sull’atteggiamento del centrodestra?

“Perché pensano di batterci in aula a colpi di maggioranza, senza raccogliere le riflessioni delle opposizioni e costruire proposte condivise. E avvalendosi della nuova stampella di Attiva Sicilia, che sta condizionando gli equilibri della legislatura. Alcuni colleghi si sono svenduti alla maggioranza tradendo il mandato degli elettori”.

Ma voi non eravate presenti in commissione al momento del voto sul piano rifiuti.

“Avevamo chiesto di votare martedì prossimo per approfondire le circa 500 pagine del piano. Ma le nostre richieste non sono state accolte. Ancora una volta il centrodestra ha fatto valere la logica del braccio di ferro. Bisognava eseguire gli ordini di approvazione immediata”.

Che fine ha fatto il disegno di legge sui rifiuti? Doveva rivoluzionare la governance della monnezza. E’ una delle riforme cruciali di questa legislatura.

“Alcune riflessioni del Pd sono state accolte: ad esempio il fatto di velocizzare il passaggio dalle SRR alle Ada (le nuove autorità d’ambito). Ma persistono alcune criticità, su cui ci batteremo: ad esempio, il numero degli ambiti non deve essere superiore a cinque e non deve coincidere col perimetro delle province, come sostiene Musumeci che, durante le riunioni, continua a mandare i diktat ai suoi deputati per metterli sull’attenti. Inoltre, sono scomparse le previsioni relative al codice degli appalti. Non si capisce perché”.

Nel frattempo è stata approvata la legge sul riordino delle concessioni demaniali, che proroga fino a fine anno i termini per ottenere automaticamente il rinnovo della licenza ai lidi. I suoi colleghi del Pd hanno parlato di “privatizzazione delle spiagge”. Cosa ne pensa?

“E’ l’unica leggina approvata negli ultimi tre mesi, ad eccezione dei debiti fuori bilancio. E, inoltre, ha mille dubbi di costituzionalità: in primis perché forza la direttiva Bolkestein, estendendo le concessioni demaniali; e poi, perché prevede un procedimento di approvazione delle concessioni senza le valutazioni di impatto ambientale. Infine, c’è questa caccia alla svendita del territorio… L’atteggiamento dei deputati di centrodestra ci preoccupa: hanno trascorso l’autunno a scambiarsi le caselle, in cerca di un posto al sole. Ma di fronte a queste norme “ad personam” trovano sempre il modo di ricompattarsi”.

Lei era stato molto duro con Pogliese ai tempi della condanna. Ora che è stato reintegrato come sindaco di Catania, ha cambiato prospettiva?

“Assolutamente no. C’è un dato incontrovertibile: Pogliese si è candidato avendo sulle spalle una scure giudiziaria pesantissima, cioè un’accusa di reato contro la pubblica amministrazione. Se veramente ama la città, e non è attaccato alla poltrona con le unghie e con i denti, la liberi”.

Si spieghi meglio.

“La vicenda Pogliese sta diventando come Netflix: una serie tv. La prossima puntata è l’udienza davanti alla Corte Costituzionale. Questa storia sta diventando stucchevole e sta penalizzando l’azione amministrativa e politica. Catania è in una situazione disastrosa e non lo merita”.

Come procede, invece, il radicamento del nuovo Pd in Sicilia?

“E’ una stagione che si caratterizza per la grande unità del partito. Abbiamo ricostruito i dipartimenti, che si sono insediati e stanno operando in simbiosi col governo nazionale, dove Peppe Provenzano sta facendo un lavoro straordinario. C’è un’orchestra che funziona e conferma la circostanza che il Pd è il baricentro dell’alternativa a un governo del nulla come quello di Musumeci. Siamo convinti di poter costruire una coalizione che, al prossimo giro, ci permetta di vincere non soltanto alle Regionali, ma anche in tutte le grandi città”.

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