Un anno all’insegna delle assunzioni. Giusto qualche giorno fa il presidente Musumeci, assieme ad alcuni degli assessori più fidati, ha lanciato il mega piano per il 2022, con vista sulle prossime elezioni Regionali. Sarà, pressappoco, a ridosso dell’appuntamento elettorale che entreranno in servizio gli oltre 1.100 dipendenti selezionati dai Centri per l’Impiego, tramite procedura a concorso, ma anche i 46 operai del Corpo Forestale (che nel prossimo quinquennio potrebbero diventare 600). Nonché le 100 nuove figure per il ‘ricambio’ dell’amministrazione regionale (un numero tarato sul fabbisogno del 2018). E i 300 tecnici, fin qui rimasti fuori dal conteggio ufficiale, per dare una mano sulla gestione delle risorse comunitarie, Pnrr compreso.

Alla Regione non si assume da trent’anni, complice la difficile situazione economico-finanziaria che fino allo scorso gennaio, in sede di sottoscrizione di un accordo con lo Stato (per la spalmatura del disavanzo), aveva imposto (e rinnovato) il blocco delle assunzioni. Ma l’emergenza Covid ha convinto anche Roma ad allargare un po’ le maglie e grazie alla proficua interlocuzione col ministro Brunetta, la Sicilia può finalmente partire con l’infornata dei nuovi contratti. L’obiettivo è dare fiato alla burocrazia regionale che oggi, per dirla con Musumeci, “ha bisogno di ringiovanire i suoi organici, perché i nostri dipendenti in media hanno circa 57 anni. Ci servono giovani carichi di adrenalina, vogliosi di scommettere su se stessi e di competere. Vogliamo che la Regione abbia il capitale umano essenziale per avviare e completare il processo di rinascita e di sviluppo di questa terra, dopo tanti anni di rassegnazione”.

In questo clima di rinnovato ottimismo, però, una doccia fredda è giunta da Palazzo Madama, dove si decidono le sorti dei precari Covid. Molti parlamentari siciliani avevano provato a forzare sulla stabilizzazione dei precari ‘di ultima generazione’, contando sul fatto che la sanità siciliana – Covid o non Covid – è alle prese col depauperamento del personale. Ma le uniche conferme arrivano per i circa 4 mila infermieri, che otterranno il posto in maniera definitiva. Andrà peggio agli amministrativi e soprattutto ai medici senza specializzazione (in Sicilia, negli ultimi mesi, ne sono stati assunti 1.945). A meno di miracoli, rimarranno a bocca asciutta. Il presidente dei senatori di Italia Viva, Davide Faraone, aveva presentato un emendamento che consentisse, inoltre, di abbassare da 18 a 12 mesi di servizio il requisito minimo per la stabilizzazione dei medici. Ha ricevuto in cambio un due di picche. “Non ci sono coperture”. Un nuovo tentativo verrà compiuto in occasione dell’approvazione del decreto sul Super Green Pass. Ma al netto di una proroga per tutta la durata dello stato d’emergenza (in scadenza il 31 marzo) non ci sono molte prospettive. Ne hanno qualcuna in più i navigator, i tutor che avrebbero dovuto trovare un lavoro ai percettori del reddito di cittadinanza: i loro contratti, grazie al decreto Recovery, avranno come data di scadenza il 30 aprile.

Ma torniamo in Sicilia perché è qui che le assunzioni, le proroghe, i concorsi hanno un riflesso immediato sulle prossime elezioni (e viceversa). Si inizia dall’Ars, dove sono in corso di svolgimento le pre-selezioni per otto posti da segretario parlamentare, a 2 mila euro al mese. Ma il meglio deve ancora venire. Prendete il concorso per i Forestali. “Al nostro insediamento – ha affermato l’assessore al ramo, Toto Cordaro – avevamo trovato un Corpo ad esaurimento, il governo Musumeci ha invece voluto ridargli dignità e valore istituzionale. Ci sono voluti anche tre interventi legislativi per sbloccare turn over e concorsi, approvare la pianta organica e stanziare le cifre necessarie all’espletamento delle selezioni. Attualmente il Corpo conta circa 430 unità di personale, con questo concorso recluteremo nell’immediato altri 46 agenti e formeremo una graduatoria da cui attingerne nel prossimo quinquennio per coprire i 600 vuoti in organico”. Seicento posti sono una prospettiva succulenta. Il bando è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale proprio oggi. Le selezioni saranno espletate entro la primavera 2022: è prevista una prova scritta e l’accertamento della idoneità psico-fisica e attitudinale al servizio; i candidati idonei parteciperanno poi a un corso di formazione professionale della durata di tre mesi con esame teorico-pratico finale. Sarà così stilata una graduatoria di idoneità, valida per tre anni, alla quale il Corpo nel prossimo quinquennio potrà attingere per scorrimento per la copertura delle altre unità tra gli attuali 600 vuoti di organico. Le prime assunzioni, quindi, dovrebbero giungere al termine dell’estate o all’inizio dell’autunno. Poche settimane prima delle urne. Sono attese 60 mila domande.

In questo lungo inverno concorsuale, il bando più atteso riguarda quello dei lavoratori dei centri per l’impiego. Al momento ce ne sono in servizio circa 1.800. Non bastano. Da qui “il concorso più grande e significativo nella storia della nostra Regione”, come l’ha definito l’assessore alla Famiglia, Antonio Scavone. “Li rafforzeremo con oltre mille lavoratori di livello elevato e con competenze specifiche, affinché diventino delle vere Agenzie del lavoro con il compito di accompagnare le persone verso il proprio cammino professionale. Dal 29 dicembre laureati e diplomati qualificati potranno partecipare a una selezione cristallina, attraverso i meccanismi più moderni, per far voltare pagina alla Sicilia”. A concorso 1.024 posti di lavoro a tempo pieno e indeterminato. Nel dettaglio sono previsti 537 laureati, che dovranno sostenere una prova preselettiva per titoli finalizzata a individuare in numero di candidati pari a cinque volte quelli messi a concorso, i quali sosterranno la successiva prova scritta. Per i soli candidati che avranno superato la prova, si procederà alla valutazione dei titoli di servizio. Inoltre saranno selezionati altri 487 diplomati per i quali è prevista una sola prova scritta, consistente nella somministrazione di 60 quesiti nelle materie di esame. Per i soli candidati che avranno superato la prova si procederà alla valutazione dei titoli di studio legalmente riconosciuti e dei titoli di servizio.

Anche sulle 100 figure per il ricambio generazionale dell’Amministrazione regionale c’è molta curiosità: si tratta di 18 funzionari economici-finanziari (che andranno pertanto a rimpolpare gli uffici dell’assessore Armao, per puntellare una gestione contabile in crisi), 22 funzionari amministrativi, 24 funzionari tecnici (tutela e valorizzazione delle risorse ambientali, sviluppo produttivo e promozione del territorio, pianificazione e assetto territoriale), 11 funzionari sistemi informativi e tecnologie, 8 avvocati, 5 funzionari per il  controllo di gestione, 12 funzionari tecnici (tutela e sviluppo del territorio e sviluppo rurale). E non è finita, perché le attenzioni verso il personale, all’improvviso, si sono moltiplicate. E si è passati dall’insulto (Musumeci aveva spiegato che il 70-80% del personale fosse composto da ‘grattapancisti’) all’attenzione più smodata. Certificata dall’assessore alla Funzione pubblica, Marco Zambuto: “Da un lato con l’approvazione delle direttive all’Aran per il rinnovo del contratto del comparto, dall’altro con l’ultimo passaggio per il contratto della dirigenza che non si rinnovava da sedici anni. Grande attenzione anche nei confronti delle fasce A e B del personale sul fronte della loro riclassificazione e riqualificazione”.

Mamma Regione ha riaperto le mangiatoie. E se da un lato è doveroso segnalare la possibilità di rianimare una pubblica amministrazione frenata dai burosauri, che non concede autorizzazioni, che blocca gli investimenti e riduce sul lastrico centinaia di imprese, dall’altro è doveroso cogliere le coincidenze: celebrare i concorsi e rinnovare i contratti alla vigilia di una lunga stagione elettorale, che avrà il suo culmine il prossimo autunno col voto per le Regionali, può diventare uno strumento di consenso non indifferente. Una furbata – al netto della trasparenza che nessuno si sogna di mettere in discussione, non ora – per accaparrarsi simpatie e preferenze sulla scheda elettorale. E’ come riaprire la caccia con le macellerie ormai vuote. Troppo facile. Mentre per anni la Sicilia ha dovuto convivere col cappio al collo, imposto da Roma, per non aver saputo onorare patti e compiti per casa. In primis sulla riduzione degli sprechi e sulla riqualificazione della spesa. E’ come se il rigore, tutt’a un tratto, fosse andato a farsi benedire, nonostante quei buchi non fossero mai stati tappati. Meglio così. Viva la flessibilità. La speranza, d’altronde, è che il prezzo di queste manovre, buone e meno buone, non ricada sulle prossime generazioni. Quelle che hanno già deciso di separarsi dalla Sicilia perché non ci vedono nemmeno una lucina di speranza.