Fa di tutto per non dirlo Fabrizio Lucchesi. Ma il dado è tratto e Rino Foschi, un po’ per le sue intemperanze caratteriali, un po’ per la sua indole di dover comandare a tutti i costi, potrebbe lasciare il suo ufficio al Barbera. Oggi ci sarà un nuovo incontro fra il direttore generale, il vero gestore del Palermo in questa nuova era targata Arkus Network, e l’ex presidente, passato in fretta e furia al ruolo di direttore sportivo. Solo che Foschi faticherebbe a fare e interpretare i compiti del ds. Ha sempre avuto le mani in pasta dappertutto. E’ stato il factotum dei successi e delle cadute di Zamparini, la sua eminenza grigia. E’ stato il saldatore della squadra, ha fatto il calcio mercato, ci ha messo la faccia davanti ai giornalisti. Non s’è mai sottratto. Salvo, a volte, sbottare pesantemente. Come nell’era di Sport Capital, qualche mese fa, quando gli inglesi, da perfetti sconosciuti quali erano, volevano sfilargli da sotto il naso la sua autonomia gestionale. Per la cronaca, ad andar via furono gli inglesi.

Foschi è rimasto da presidente, invischiato com’era nel passaggio di proprietà – o nel salvataggio, che dir si voglia – che aveva coinvolto anche Daniela De Angeli, la fedele collaboratrice di Zamparini. Poi, con l’avvento della nuova proprietà di Arkus, un colosso del settore turismo, ha accettato di sedersi in panchina. Nel ruolo di direttore sportivo, appunto. Ma adesso scalpita perché vorrebbe tornare in campo. E non rimanersene dietro una scrivania per onor di firma. Ma le cose al Palermo sono cambiate e Fabrizio Lucchesi, in più di una intervista, ha ribadito la posizione ufficiale del club: “Con Foschi stiamo parlando. La questione è legata semplicemente alla sua presenza all’interno di un gruppo organico e alle varie relazioni con i vari soggetti di questo contesto. Negli ultimi mesi ha fatto il presidente, ma ora ovviamente non è più così. Oggi c’è una nuova proprietà e c’è da rivedere la sua posizione all’interno della nuova organizzazione: la società è disposta a farlo rimanere, ma con una presenza che abbia una logica in una struttura più articolata”. Insomma: se il buon Rino sarà disposto a collaborare e condividere le decisioni – scelta un po’ distante dal suo modus operandi – potrebbe anche rimanere. Ma se avrà voglia di fare il cavolo che gli pare, come in passato d’altronde, quella è la porta.

Il contratto del manager romagnolo scade l’anno prossimo di questi tempi (30 giugno 2020). Ma il rapporto pare segnato. Sarebbe la seconda testa a cadere dopo quella di Delio Rossi, che di fatto non è più l’allenatore della squadra. La dirigenza ha deciso di cambiare e starebbe affidando le sue ricerche a un intermediario – tale Roberto Lamanna, ha lavorato per il Cuneo – che non fa ancora parte dell’organigramma. Non a Foschi. Anche questo è un segnale di discontinuità.