La decadenza dell’Europa, sede di “troppe chiacchiere” per il presidente americano che rifiuta sprezzantemente di partecipare a un vertice negoziale con alleati e partner, ha molte facce che sono perfettamente in luce. Troppe tasse e troppo debito. Un welfare sovradimensionato. Un ruolo degli stati, delle amministrazioni pubbliche, della trama di regole che fa del capitalismo europeo, nella competizione mondiale, un capitalismo zoppo, particolare evidente proprio in questa fase della iperglobalizzazione tecnologica, con i ritardi paurosi nel settore dell’intelligenza artificiale. Un forte mercato unico potenziale incompleto e limitato. Pochi figli. Immigrazione fuori controllo, in specie l’immigrazione percepita dall’opinione pubblica. Armamenti divisi in una organizzazione pletorica e scombinata, senza unità di comando e di azione. Difesa storicamente appaltata all’alleanza calante della Nato. Mancanza di una Costituzione e di un potere di mandato unificato, di una legittimazione diversa dalla mediazione sovranazionale e a essa superiore, un’autorità federale unica. L’elenco potrebbe continuare, lo conosciamo tutti, e spiega in parte lo smarrimento delle classi dirigenti di fronte all’alleanza Trump-Putin sulla pelle dell’Ucraina e dell’Europa stessa. Da un accordo capestro, e l’evocato modello coreano è solo metaforico, in realtà non è proponibile un congelamento duraturo senza le coordinate della Guerra fredda, l’Ucraina di Zelensky e della strenua resistenza all’invasione russa esce perdente dopo quattro lunghi anni di resistenza fiera, l’Unione europea ne esce più che perdente, figura squinternata, impotente, un’area di influenza in cui tutti avranno un’influenza superiore a quella dei governi europei. Da un accordo come quello che avanza nascerebbe un nuovo ordine mondiale dal quale l’Europa è esclusa o che può subire solo in funzione subordinata e in una condizione di divisione, senza bussola per gli anni duri che l’attendono. Continua su ilfoglio.it


