Un passo avanti e due indietro. Nella sua battaglia contro il caro-voli, Renato Schifani dovrà considerare l’ipotesi di ripartire daccapo. Con il suo inutile Osservatorio e con le armi spuntate. Anche il governo Meloni, che si era offerto di dargli una mano, infatti ha dovuto ritrattare sul tetto massimo delle tariffe aeree. A convincerlo, probabilmente, sarà stata la minaccia di Ryanair di applicare un taglio del 10% alle tratte domestiche da e per la Sicilia (come già avvenuto in Sardegna). E la prospettiva di privare i siciliani, sempre più provati da questa battaglia contro i mulini a vento, di un altro servizio necessario (ancorché costoso): “E’ un decreto idiota – aveva tuonato l’Ad di Ryanair, Michael O’Leary -. Incoraggerà le compagnie aeree a ridurre i voli sulle rotte nazionali e a trasferire le capacità su rotte internazionali da/per Milano e Roma dove è ancora possibile fissare i prezzi liberamente”.

Il tetto massimo (entro il 200% del costo medio del biglietto) non s’ha da fare. O meglio: le condotte praticate sulle rotte per le Isole, il periodo di picco di domanda stagionale e i prezzi superiori del 200% della tariffa media del volo “sono considerati circostanze e indizi dei quali l’Autorità può tener conto”. “Può”. Così si legge nella relazione tecnica allegata a un emendamento al Dl Asset, riscritto dal governo. In pratica non sarà più l’esecutivo a imporre per legge ciò che le compagnie non vogliono neppure sentire (un freno alla libera concorrenza); ma sarà l’Antitrust, tenendo conto dei principi di abuso di posizione dominante e di intesa restrittiva della concorrenza, ad aprire istruttorie ed eventualmente sanzionare. Se vorrà e se potrà. La stessa Antitrust cui si era rivolto Schifani, dopo l’impennata dei prezzi dello scorso Natale, per risolvere il presunto duopolio fra Ita e Ryanair. Una tesi che Eddie Wilson, numero due di Ryanair, aveva bollato come “spazzatura”.

Insomma, la guerra dei cieli non è mai finita. E in questo caso, purtroppo, non è neppure cominciata. Dopo una valanga di proteste da parte dei cittadini siciliani, che si sentono vessati dai prezzi imposti dalle compagnie, il presidente della Regione aveva provato sulla propria pelle cosa vuol dire rimanere a piedi (non è riuscito a prenotare un volo sotto le Feste perché già pieno): così, sulla scorta della propria esperienza personale, che ha fatto montare un rancore tanto improvvido quanto tardivo, aveva cominciato a tuonare contro il vettore irlandese. Nel giro di pochi mesi, a seguito di un malinteso contrattuale con la Sac, che gestisce gli aeroporti di Catania e Comiso, Ryanair ha piantato in asso lo scalo ibleo, consentendo però a Schifani di inaugurare la stagione di Aeroitalia: il terzo vettore ha preso in mano le redini del “Pio La Torre”, varcato le porte del Falcone-Borsellino di Palermo e nelle prossime settimane aprirà un collegamento fra Fontanarossa e Fiumicino che si spera redditizio.

Ma trasformarsi nel testimonial d’eccezione della neonata compagnia aerea, diretta da Gaetano Intrieri, non è servita a risolvere alcunché. Bensì ad attenuare pochissimi disagi, dato che al primo starnuto degli irlandesi l’intera Isola sobbalza sulla sedia. La sforbiciata ai voli per la Sicilia – Catania, Palermo e soprattutto Trapani (che l’altro giorno ha festeggiato un milione di passeggeri nel 2023) – rischia di creare un problema di mobilità ai residenti ma anche ai turisti, che abitualmente frequentano le rotte per i nostri scali (e che ovviamente non godrebbero di alcuna alternativa per arrivare). Per i siciliani, invece, va addirittura peggio. Non esiste un piano di continuità territoriale, esclusi pochissimi voli da Birgi, e anche le ultime, paventate iniziative da parte del governo regionale faticano a prendere corpo: poco prima di Ferragosto, infatti, Schifani & Co. avevano pensato di mettere un voucher per “calmierare” i costi, ma non conoscendo le fasce di prezzo imposte dalle compagnie aeree è impossibile procedere. Eppure continua ad affidarsi all’articolo 16 della Costituzione che “prevede che ad ogni cittadino debba essere garantita ogni forma di libertà di movimento, salvo i casi previsti dalla legge. In questo caso, ritengo che il governo italiano dovrebbe adoperarsi per garantire questo principio costituzionale – affermava Schifani – e impedire che si crei una “mobilità per censo”, per cui i ricchi possono viaggiare e i poveri no”.

Un invito rimasto in parte inascoltato. Così come l’Antitrust non ha mai dato risposte rispetto alle denunce pregresse: “Attendiamo risposta da quella Autorità”, avvertì Schifani lo scorso agosto. “Adesso il caso è esploso a livello nazionale ed è giusto risolverlo complessivamente”, aggiunse. Macché. Anche i tentativi e le prove muscolari avallate dal Ministro Urso – nonostante le scintille col governatore su altri fronti – si sono risolte in una bolla di sapone. Il comando delle operazioni ripassa, infatti, all’Antitrust, che dovrà fare tutto da sola. Da un lato dovrà tenere conto se le condotte delle compagnie siano praticate su periodi di picco della stagionalità o in concomitanza di uno stato di emergenza nazionale; e dall’altro intervenire sulle modalità di profilazione degli utenti attraverso gli algoritmi per determinare una tariffa. In generale, ma solo in linea di principio, “è vietato l’utilizzo di procedure di determinazione delle tariffe basate su attività di profilazione web dell’utente o sulla tipologia dei dispositivi elettronici utilizzati per le prenotazioni, quando esso comporta un pregiudizio al comportamento economico dell’utente”. Nei fatti la politica se ne lava le mani.

Anche Schifani dovrà prenderne atto. Dovrà prendere atto che le sue speranze sono state mal riposte: “Da tempo avevo denunciato l’inaccettabile comportamento di Ryanair che, con i suoi prezzi assurdi, danneggia i siciliani e chi vuole raggiungere la nostra terra. Siamo certi che il governo nazionale terrà il punto, facendo la propria parte – aveva detto dopo la stesura iniziale del decreto legge –. Anche noi faremo di tutto perché nuovi vettori possano raggiungere la Sicilia”. E invece di nuovi vettori, a parte Aeroitalia, non c’è traccia (al netto dei soliti: da Wizzair a Easyjet, che collegano soprattutto con l’estero), mentre il governo evidentemente non ha tenuto il punto. Ha ceduto sovranità perché ha capito che la teoria del pugno duro avrebbe solo alimentato lo scontro e aperto un contenzioso rischiosissimo. Ecco, alla luce di tutto questo, Schifani dovrebbe prendere atto che le battaglie giuste, come quella sul caro-voli, non possono diventare tema da talk show, per racimolare qualche voto; ma andrebbero affrontate solo nelle sedi competenti, tra interlocutori capaci e preparati. Altrimenti si rivelano dannosi (vedi Ryanair a Comiso) o, nella migliore delle ipotesi, inutili perdite di tempo. Con tutto quello che c’è da governare, ci mancavano dieci mesi di polemica sterile.

Parte l’operazione disgelo di Schifani

Il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, ha ricevuto questa mattina l’amministratore delegato di Ryanair, Eddie Wilson, nella sede di Palazzo d’Orléans a Palermo. Al centro dell’incontro, che si è svolto in un clima franco, il posizionamento della compagnia irlandese nel mercato dell’Isola.

Schifani e Wilson

«Ringrazio mr Wilson per la cortese visita. Ho ascoltato con attenzione – dichiara il presidente Schifani – l’analisi delle attività svolte in passato dal vettore che ha portato in Sicilia milioni di passeggeri, contribuendo alla crescita delle presenze turistiche straniere e nazionali sull’Isola. Ho, inoltre, preso atto dei nuovi programmi di investimento della compagnia. Sono pienamente cosciente dell’importante ruolo che Ryanair riveste nel mercato italiano e soprattutto in quello siciliano – sottolinea il governatore – per questo ho accolto la richiesta di un incontro che potrebbe segnare l’avvio di una nuova stagione di dialogo nell’interesse dei siciliani e di quanti vogliono venire a visitare la nostra regione. È chiaro che il nostro obiettivo era e rimane quello di garantire prezzi più accessibili per il trasporto aereo e, per questo, il mio governo continuerà a fare in modo che venga favorita la libera concorrenza e contrastato ogni episodio di inaccettabile aumento dei prezzi. Valutiamo anche l’ipotesi di avviare un tavolo tecnico per un confronto costante e costruttivo».

«Ringrazio il governo e il ministro Urso – conclude Schifani – per quanto fatto finora sul problema del caro-voli. Prendo atto di un nuovo passo sul tema da parte dell’esecutivo nazionale e apprendo con soddisfazione il fatto che verranno dati maggiori poteri all’Antitrust. Proprio a questa Autorità ci siamo subito rivolti per segnalare la discriminazione dei prezzi sul trasporto aereo che subisce la Sicilia».