L’estate della ripartenza siciliana ruota attorno a una serie di iniziative messe in campo da Alberto Samonà, che da un anno e mezzo, ormai, è l’assessore regionale ai Beni culturali e all’Identità siciliana. Fra le pepite di questa estate c’è il Barbablù Fest, da un’idea di Pietrangelo Buttafuoco, che scatterà al parco archeologico di Morgantina il 19 agosto. Samonà l’aveva detto: restate in Sicilia a godere delle nostre bellezze. A cavallo di Ferragosto, può dire di aver raggiunto – almeno in parte – il suo obiettivo: “La maggioranza dei siciliani ha programmato le proprie vacanze in Sicilia, ma non è solo merito del mio appello – sorride l’assessore –. Qualche giorno fa sono riuscito a trovare un bed&breakfast ad Agrigento solo all’ottavo tentativo. E, più in generale, molti operatori del turismo mi confermano questa tendenza. La gente che resta in Sicilia lo fa per due motivi: da un lato, perché la situazione epidemiologica è ancora molto incerta; dall’altro perché può approfittare di questa occasione per visitare un luogo della cultura che prima, magari, non conosceva”.

Avete dato la possibilità, a chi è sprovvisto di Green Pass, di fare il tampone gratuitamente all’ingresso di parchi e ville.

“Mi sembra un’esigenza corretta. Da un lato evitiamo disagi a chi, arrivando dall’estero, non conosce la nostra legislazione. Dall’altro per tracciare eventuali fonti di contagio. All’esito del tampone, se negativo, viene rilasciata la carta verde, valida per 48 ore. Mi sembra un ottimo compromesso per non lasciare fuori nessuno”.

Com’è andato il primo weekend di sperimentazione?

“Bene. Non c’era la folla, ma qualche centinaio di persone ha aderito al nostro invito a fare il tampone”.

Lei non è esattamente un sostenitore del Green Pass.

“Io non sono favorevole al Green Pass, l’ho anche detto. Ma è un provvedimento da applicare in tutti i luoghi della cultura, quindi ci adeguiamo. Credo si potessero prevedere alcune eccezioni. Ad esempio, i parchi archeologici sono spazi all’aperto, molto grandi, dove è possibile garantire gli ingressi contingentati e il corretto distanziamento sociale”.

La Regione ha proposto anche i vaccini al museo. Com’è andata questa iniziativa?

“Le persone hanno risposto presente. E’ stato un modo per avvicinarle ai nostri beni culturali”

Lei ha detto che molti siciliani sono “disposti” a rimanere in Sicilia per trascorrere le vacanze. Questo implica che, da parte vostra, si debbano raddoppiare gli sforzi per renderla appetibile.

“Infatti sono tantissime le iniziative che stiamo mettendo in campo per offrire una proposta culturale adeguata, e rivolta a quante più persone possibili. Il Barbablù Fest, ad esempio, porterà in un sito tradizionalmente non molto frequentato, un sacco di gente. E’ importante seguire la tendenza, ma lo è altrettanto favorirla con iniziative concrete”.

Ci spiega quand’è nata l’idea di rivalutare il parco archeologico di Morgantina? E soprattutto, perché?

“E’ nata quest’inverno, durante una chiacchierata con Pietrangelo Buttafuoco (l’ideatore del Festival) e Giuseppe Dipasquale (il direttore artistico). Abbiamo voluto spostare l’asse della proposta culturale al centro della Sicilia, un’area che la politica spesso ha trascurato e che invece gode di tesori immensi. Piazza Armerina, la Dea di Morgantina ad Aidone, la Testa di Ade. La Sicilia è mare, è sole ma anche entroterra. Un entroterra prezioso. Abbiamo organizzato questo evento nel nome dell’identità siciliana, che per me è il codice genetico della nostra terra e si compone di tante variopinte sfumature. Infatti avremo molteplici espressioni artistiche: da Lello Analfino e i Tinturia, fino al tributo di Juri Camisasca & i Radiodervish a Franco Battiato. Ma ci sarà spazio anche per una rievocazione del romanzo “Horcynus Orca” di Stefano D’Arrigo, passando per tutta una serie d’incontri che rappresentano l’attualità”.

Il turismo di prossimità, che grazie al Covid va tanto di moda, ha spostato un altro asse: non solo grandi città, ma anche piccoli borghi.

“Di questo si occupa “I cantieri dell’identità”, un progetto in nove tappe (una per provincia) che è passato qualche giorno fa da Geraci Siculo, dopo la prima puntata a Montalbano Elicona. Poi sarà la volta dell’Agrigentino. Il nostro scopo è partire dall’identità dei luoghi e fare rete: creare la base per una politica stabile, pluriennale, di sviluppo del territorio. Tanti piccoli borghi, in questi anni, sono stati premiati da festival e importanti trasmissioni televisive, eppure spesso passano inosservati. Il piccolo paese, dove ci si conosce tutti e si condivide tutto, esprime un’idea di comunità e di appartenenza notevoli”.

Buttafuoco ha detto che lei non è il classico politicante, ma un assessore con una sensibilità più alta perché proviene dalla “trincea del lavoro culturale”. Ha spazzato via il tabù secondo cui l’egemonia culturale appartenga alla sinistra?

“Quello è stato il primo atto. Ma io ho voluto dimostrare anche un’altra cosa: che un assessore della Lega, al netto di alcuni pregiudizi insensati che ci dipingono come rozzi o ignoranti, possa occuparsi di Beni culturali. E, se palermitano, persino di identità siciliana. Lo abbiamo fatto in tutti questi mesi: ad esempio, rimettendo al centro il Rei (registro delle eredità immateriali) che ha permesso ad alcune eredità immateriali della nostra regione, come il carretto siciliano o il cirneco dell’Etna, di ottenere dei riconoscimenti importanti. Ma penso anche all’azione – forte – di tutela, valorizzazione e promozione del territorio. Per tornare alla sua domanda, credo che spesso la sinistra abbia creato le condizioni politiche per un’egemonia culturale. Il centrodestra mai. Occuparsi al meglio di Beni culturali dimostra che è possibile spostare la prospettiva: non verso un’egemonia di destra, ma per sottolineare che la cultura e i beni culturali di una terra come la Sicilia sono di tutti, non appannaggio di piccoli saloni autoreferenziali”.

La campagna acquisti della Lega, secondo alcuni detrattori, rischia di produrre una deriva a destra. Al netto dei nuovi ingressi, non vi state creando troppe simpatie.

“Io sono un uomo di destra e vengo da destra. La Lega – lo dico da sempre – non è un partito di destra, ma un partito che in mente un’idea di Paese e di nazione. Al suo interno, senza alcuna scomodità, trovano posto tante sensibilità, tante persone che arrivano da un percorso di destra, di centro e persino di sinistra, e che si rifanno ai nostri temi ispiratori: l’identità, il lavoro, la tradizione, i territori. Più siamo a condividere questa idea di nazione, più persone aderiranno alla grande intuizione di Matteo Salvini, e più saremo in grado di coltivare l’ambizione di guidare questo Paese. La nostra crescita vuol dire che molti pregiudizi sono caduti. E questo, forse, è anche grazie al lavoro di chi è arrivato un po’ prima”.

La pretesa di esprimere un governatore della Lega, come dichiarato da Salvini, come si concilia con l’esperienza del governo Musumeci?

“Salvini è stato molto chiaro: noi governiamo con Musumeci, lo facciamo bene, sosteniamo in modo leale l’azione del governo e continueremo a farlo. Ma la Lega, che si continua a radicare sempre di più, guarda anche ai prossimi dieci anni. E’ giusto che lo faccia da protagonista. Noi siamo entrati nell’esecutivo a un paio d’anni dalle Regionali perché c’era stato un solo eletto. Adesso abbiamo un gruppo parlamentare di sette deputati. Vogliamo avere voce in capitolo nella gestione delle politiche di crescita nella nostra Isola”.

C’è qualcuno, nel centrodestra, che continua a sostenere la bontà del modello Draghi.

“Ma non esiste… Il modello Draghi è figlio di una situazione eccezionale che ha determinato un governo per la gestione di una fase emergenziale. Sta avvenendo. La presenza della Lega è garanzia che si evitino derive particolari, ma in Sicilia il prossimo governo della Regione sarà di centrodestra. Credo che il modello Draghi e le alleanze ‘tutti insieme appassionatamente’ con Pd e Cinque Stelle, non siano applicabili. Anche perché significherebbe riportare al governo il Pd dopo gli anni del governo Crocetta e i Cinque Stelle, che a livello nazionale stanno dando uno spettacolo molto triste. Sarebbe oltremodo fuori dalla realtà. Del centrodestra non si può fare a meno”.