Sanità di disastro in disastro

La Procura di Palermo ha scoperto un altro giro di mazzette e appalti truccati grazie alla collaborazione di Fabio Damiani

Nella pentola della sanità siciliana bollono solo cattive notizie. Non bastassero i ritardi sulle nomine dei manager e sul recupero delle liste d’attesa, o la carenza dei medici e l’abbandono dei pronto soccorso, ieri si è presentata l’ultima tegola: uno scandalo giudiziario che investe la vecchia gestione dell’ASP di Trapani che la Guardia di Finanza ha scoperto essere al centro di una serie di “favori” poco edificanti. Nelle carte dell’inchiesta che ha portato a dieci arresti e 17 indagati – compreso Fabio Damiani, ex responsabile della Centrale Unica di Committenza, già condannato in appello nell’ambito dell’inchiesta “Sorella Sanità” – compare di tutto: dai soliti appalti truccati (per delle forniture sanitarie in epoca Covid) ai classici concorsi pilotati, dove ai candidati ‘raccomandati’ venivano illustrate le domande in anteprima. Ci sarebbe pure un presunto scambio di favori sessuali dietro il rinnovo di una patente.

E’ solo l’ultima sciagura – neppure così rumorosa, dato il ripetersi degli episodi di corruzione – che si abbatte su un settore rimasto privo di controllo. Sulla sanità siciliana, che scatena i peggiori appetiti, la politica ci va con i piedi di piombo. E al netto di qualche inaugurazione, si astiene dall’assumere decisioni importanti. Non c’entrano soltanto i manager. E’ il contesto che appare marcio. A differenza di altre regioni, ad esempio, nessuno s’è posto il problema che dal 1° gennaio, a causa del nuovo Nomenclatore tariffario del ministro Schillaci, le strutture convenzionate (in primis i laboratori analisi, ma anche gli ambulatori specialistici) non potranno più garantire l’erogazione delle prestazioni richieste dal Servizio sanitario. Con quale risultato? Che molti di essi dovranno chiudere, e che i cittadini dovranno effettuare gli esami a pagamento.

Il quadro è quello presentato dall’edizione romana del Corriere della Sera, che avverte sugli effetti collaterali dell’applicazione dei rimborsi (ovviamente al ribasso): per un emocromo lo Stato metterà 1,95 euro anziché 4,10. Il tempo di protrombina? 1,40 invece di 2,30. Per gli ormoni della tiroide, Free T4 e T3, si passa rispettivamente dai 6,36 euro ai 2,60 a dai 6,40 ai 2,65. Per gli anticorpi antitireoglobulina, addirittura dai 12,57 ai 3,50. Anche le visite specialistiche, dome detto, subiranno una battuta d’arresto: la neurologica, incluso fondo oculare e Minimental test, 22 euro; la cardiologica, compreso elettrocardiogramma, 33,60; la dermatologica, con eventuale epiluminescenza, 22,40; quella odontostomatologica, con radiografia e rimozione del corpo estraneo, 22,35. Eccetera eccetera.

I rappresentanti delle associazioni imprenditoriali del settore, riunite sotto la sigla Uap (Unione ambulatori e poliambulatori) hanno rivolto un appello al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, alla premier Meloni, al ministro Schillaci, e al presidente della Regione Lazio Francesco Rocca: “Riteniamo necessario esprimere la nostra grande preoccupazione per le conseguenze che il provvedimento varato dal Governo avrà. Tale tariffario non può di certo garantire la qualità dei servizi offerti, erogando rimborsi al di sotto del costo dei materiali stessi”. La sua applicazione, secondo i professionisti “nuocerebbe in primo luogo alla qualità delle diagnosi e creerebbe un ulteriore danno alle strutture pubbliche che vedrebbero aumentare il loro debito in quanto non capaci di coprire i costi degli stessi”.

Dalle altre parti qualcosa si muove. In Sicilia invece si rimesta sempre la stessa acqua, ormai torbida. Schifani promuove le eccellenze del settore, legittimamente, ma non sposta un dito per garantire la gratuità delle cure. L’assessore Volo è un corpo estraneo rispetto alla giunta; si occupa di tagliare nastri e portare un saluto ai convegni. Le uniche contromosse per evitare il de profundis sono adottate dalla burocrazia. Di recente il direttore della Pianificazione strategica, Salvatore Iacolino, ha pubblicato un Avviso per l’assunzione di medici stranieri al fine di riequilibrare le carenze d’organico nei vari ospedali (dato che i concorsi non registrano l’attrattività di un tempo); poi, in Legge di Stabilità, si conta d’inserire un tesoretto per garantire gli incentivi ai medici di pronto soccorso, o di alcune branche specifiche, per convincerli a prestare servizio negli ospedali di periferia, che oggi risultano defraudati delle migliori professionalità. Il 31 dicembre, inoltre, scadono i termini del “piano di rientro” delle liste d’attesa. L’obiettivo era azzerare le prestazioni arretrate risalenti al periodo 2019-2022, ma con questi chiari di luna è impossibile esigere i miracoli dalle singole aziende.

In tutto questo si inserisce l’ultimo scandalo, che denota qualcosa di più grosso. La corruzione e le clientele non fanno breccia soltanto nella sanità, ma in tutti gli ambiti più ghiotti della Regione: dalle infrastrutture alla formazione ai rifiuti all’energia. Affaristi senza scrupoli agiscono indisturbati senza che la politica riesca più a filtrare i portatori d’interesse e “accontentandosi” che sia la magistratura a fare i dovuti accertamenti. Demandando alle aule di tribunale una ‘questione morale’ che dal primo giorno di questo governo non sembra far parte dell’agenda politica (se non per rivendicare l’esclusione di Cuffaro, che ha scontato la propria pena, da questa o quella competizione). Assessori e deputati fanno spallucce perché è più comodo affidarsi alla giustizia. Ma in materia di sanità tutto diventa più grave, dal momento che gli appetiti particolari rischiano di danneggiare il diritto alla salute. Siamo ben oltre la mazzetta.

Per Cristina Ciminnisi, parlamentare regionale del Movimento 5 Stelle, “dobbiamo amaramente constatare che la sanità è il ventre molle della politica siciliana. È il territorio di caccia libera in cui ciascuno, imprenditore, faccendiere, pubblico funzionario infedele, medico compiacente, ritiene di poter gestire come fosse “cosa propria” il diritto alla salute dei cittadini. Diritto compresso, disatteso, a causa della distrazione della politica o peggio ancora della complicità di una classe dirigente che invece di esaltare il merito privilegia l’appartenenza. Perché è questo quel che accade quando la politica chiede ed elargisce favori: saltano le regole, le procedure di controllo, gli equilibri istituzionali e burocratici”. “Mentre la sanità siciliana va a pezzi e le indagini delle procure, oggi quella di Trapani, scoperchiano il marcio, questo Governo siciliano e questa maggioranza – conclude Ciminnisi -, cincischiano con il manuale Cencelli per accaparrarsi poltrone e incarichi di prestigio. Mentre la Sanità siciliana è alla canna del gas, ancora attendiamo le nomine dei direttori generali delle ASP. Nomi da decidere nelle segrete stanze in un continuo mercato di posizioni e rendite politiche e clientelari. Così non va bene, lo ripetiamo da anni: fuori la mala politica della sanità”.

In effetti manca poco più di un mese alla scadenza dell’ennesima proroga dei commissari di Asp e ospedali, ma non sembra che il tema della ‘successione’ sia all’ordine del giorno. Schifani, dopo aver promesso la nomina dei nuovi direttori generali entro il 31 ottobre scorso, e aver cancellato l’impegno con la scusa di dover aggiornare gli elenchi dei direttori sanitari e amministrativi, non avrebbe altri impedimenti per chiudere la partita entro la fine del mese prossimo. Se non il terrore di scompaginare gli equilibri, assai scarsi, con gli alleati di governo, anche in vista delle elezioni europee di primavera. Ogni giorno che passa è un dubbio che s’insinua: che si proceda con le attuali governance fino alla prossima estate? Ma se la politica non sa nemmeno scegliersi una classe dirigente che risponda al merito e alle competenze, con quale faccia potrà chiedere al Ministero di rivedere il Tariffario per i convenzionati o ai medici siciliani, disseminati in giro per il mondo, di tornare alle base?

Enrico Ciuni :

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